Si è svolta giovedì 3 dicembre, in diretta streaming la parte pubblica dell’Assemblea annuale di Confindustria Umbria, dal titolo “Umbria industriale. Decidere per la crescita”. Hanno preso parte all’incontro online la presidente della Regione Umbria Donatella Tesei e il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Un momento di riflessione e confronto sui temi che caratterizzano il territorio e il suo sviluppo, che attraverso il collegamento streaming ha coinvolto oltre al pubblico “tradizionale” dell’assemblea confindustriale, l’intera comunità regionale.
“Abbiamo deciso di aprire la nostra Assemblea a tutti i cittadini dell’Umbria perché in tempi come questi vogliamo che sia chiaro che Confindustria Umbria vuole agire per il bene comune di tutti, non solo per i legittimi interessi dei propri associati”, ha evidenziato il Presidente di Confindustria Umbria Antonio Alunni aprendo i lavori.
Le gravi difficoltà causate dall’emergenza sanitaria e le sfide da cogliere per favorire la ripresa del sistema economico e sociale: questi i temi-chiave affrontati dal presidente Antonio Alunni, che ha sottolineato l’urgenza di azioni strategiche e incisive. “La pandemia – ha affermato Antonio Alunni – ci obbliga a ripensare molte cose che avevamo date per certe o per acquisite. Il momento di farlo è adesso, non quando sarà passata. Perché è nei tempi di crisi che si deve progettare il dopo”.
La situazione attuale è stata determinata da un disastro naturale che ha accentuato una crisi economica già esistente e mai davvero superata: “Il maggior pericolo per tutto il mondo avanzato – ha osservato il presidente Alunni – è adesso che questa crisi economica generi una crisi morale. Vi sono purtroppo segni molto concreti di questo”. Secondo il Presidente Alunni è “illusorio credere che la crisi scomparirà grazie all’aumento senza confini del debito pubblico, così come è illusorio credere che l’unico modo per uscirne sia quello di separare a lungo il reddito di ogni persona dal suo contributo reale al processo economico o quello del ritorno allo Stato imprenditore su larga scala”. “In momenti di crisi come questo – ha aggiunto il presidente – è particolarmente preoccupante l’espansione della mano pubblica nella proprietà delle aziende”.
La certezza, nella crisi attuale, è che l’industria è il solo settore che abbia resistito e resista alla pandemia. “La ricchezza prodotta dall’industria – ha ribadito Antonio Alunni – è oggi il vero asse di resistenza del nostro Pil. È dall’industria che viene un’occupazione non precaria. È dalla ricchezza prodotta dall’industria che vengono le risorse pubbliche necessarie per mantenere i beni pubblici e sostenere settori produttivi in crisi. Stiamo facendo la nostra parte, e la faremo”. Molto è stato fatto dalle imprese, durante l’emergenza, per garantire la continuità della produzione in sicurezza: “Abbiamo riorganizzato le nostre fabbriche – ha ricordato il presidente Alunni – con sforzi enormi, per renderle dei luoghi sicuri. E adesso tutti riconoscono che le fabbriche sono i luoghi di lavoro più sicuri del nostro Paese. Abbiamo dimostrato una formidabile responsabilità, in un Paese nel quale spesso la sola cosa disponibile sono le buone intenzioni”.
Per progettare il futuro dell’industria e, quindi, del territorio, occorre guardare avanti con pragmatismo e senso di responsabilità. “Il progresso economico del nostro Paese e della nostra Regione potrà venire solo dall’innovazione, di prodotto e di processi. E dall’innovazione tecnologica, che permette l’una e l’altra”, ha spiegato Antonio Alunni.
Per superare questo periodo e dare maggiore competitività al territorio, è necessaria un’azione sinergica tra mondo delle imprese e istituzioni, favorendo investimenti in ricerca e innovazione e creando un ambiente efficiente in termini di pubblica amministrazione. Il ruolo degli industriali nella costruzione del futuro è centrale: “Dobbiamo usare il nostro importante patrimonio di credibilità per contribuire al bene comune – ha sottolineato il presidente Alunni – favorendo nei nostri territori la formazione di una nuova classe dirigente responsabile, che capisca profondamente i principi dell’economia moderna e dei mercati nella quale essa si realizza”.
Strategica la collaborazione con le pubbliche amministrazioni: “Per svolgere il loro lavoro, gli imprenditori – ha sottolineato il presidente Alunni – devono poter operare in un quadro legislativo e regolamentativo che favorisca la creazione di ricchezza e non la ostacoli. Devono potersi rivolgere ad una macchina burocratica efficiente e veloce nelle sue decisioni”.
Questo è il tempo delle decisioni: “Siamo pronti a rischiare le nostre risorse – ha concluso Antonio Alunni – per il futuro delle nostre aziende. Chiediamo che anche il mondo delle istituzioni, a partire dalla nostra Regione, prenda le decisioni che gli competono. Non in una logica di ricerca del consenso a breve periodo, ma nella logica di perseguire il bene comune di questa e delle generazioni future”.
La presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, nel proprio intervento ha osservato: “L’Umbria è arrivata al Covid in una situazione economica fortemente compromessa. Le misure insieme intraprese in questo 2020, però, ci hanno consentito di “far tenere” il tessuto socio-economico, che in Umbria non si è disgregato. Ora l’Umbria continua a guardare alla tenuta, con altre misure di sovvenzione di vasta portata, ma sta già agendo sul versante del rilancio, per esempio con un bando di 15 milioni di euro sulla ricerca e sviluppo pensato con Confindustria Umbria. In questo scenario voglio dire con coraggio che l’industria è tornata ad essere assolutamente centrale nelle politiche economiche regionali, perché è il motore più potente della nostra economia ed un acceleratore prioritario della stessa. Centrale per il recupero del Pil, centrale perché è l’aggregato che produce posti di lavoro, centrale perché a essa è legato il recupero del reddito pro capite del lavoro dipendente, centrale perché è nell’industria che vi è la prospettiva di carriera e non di emigrazione dei nostri giovani. Non è una sfida impossibile per l’Umbria far tornare l’industria centrale”.