di Renato Piscini
Ci muoviamo come se potessimo ancora scegliere in politica, nel lavoro, negli affari nel sociale. Domandiamoci: “Possiamo tornare alle cose che facevamo prima? Importa?”. Credo che la speranza, da sola, possa guidare le nostre azioni. Dobbiamo camminare lungo un sentiero, come metafora della nostra condizione attuale, sofferenti, lacerati e privi di una direzione alla luce del declino attuale del Paese. Per poter ricredere nella forza della nostra comunità dobbiamo rifarci al passato per riemergere dall’abisso.
Il punto (e la soluzione) è la ricerca comune di una forza interiore e di una consapevolezza-energia storica come unica via per modellare una nuova via e nuove classi dirigenti. Nella vita si può imparare di tutto tranne la saggezza. La storia ci parla di scelte per raggiungere il massimo del realismo, con la possibilità di correggere le scelte fino all’ultimo momento ma è la conoscenza la sola salvezza per ritrovare la strada perduta.
Partendo da questo assunto e riflettendo sui nostri errori riusciremo a ritrovare la strada, il tempo perduto armati dei nostri limiti e consapevoli degli errori fatti e di quello che è bene cancellare e di quello che è bene recuperare. L’interiorità sarà sempre superiore alla esteriorità e operazioni e atteggiamenti di facciata lasciamoli alle spalle. Governiamo meglio i nostri umori, le passioni appellandosi al senno e alla pazienza verso la saggezza. La strada verso il suo apprendimento è accidentale. Impariamo finalmente a vivere.