Pur comprendendo, seppure fino ad un certo punto, le esternazioni di giubilo del Sindaco di Porano per la conclusa vendita all’asta dell’ex “orto del prete”, tale da spingersi a definirla come il conseguimento di (cit.) “(…) un fondamentale risultato per lo sviluppo di Porano” torniamo a manifestare la nostra profonda preoccupazione per le prospettive dell’area in questione, soprattutto laddove leggiamo dal medesimo comunicato stampa che l’Amministrazione Comunale nei mesi scorsi si sarebbe prodigata presso la curatrice fallimentare (cit.) “(…) nel primario interesse pubblico di portare a compimento il previsto progetto (…)”.
In queste ultime righe tornano purtroppo a manifestarsi i fantasmi che tanti poranesi pensavano di aver consegnato al passato, ovvero la realizzazione di locali commerciali in un’area che, visto il contesto, in tutta evidenza sarebbe vocata a ben altri progetti di “sviluppo”, incentrati sulla valorizzazione di tipo storico-culturale, sulla tutela consapevole, per finalità sociali e di servizio a residenti e visitatori.
Inoltre, nel dover leggere ancora oggi di (cit) “(…) stop improvviso a causa del fallimento della società proprietaria dell’area” come poranesi non possiamo che sentirci ulteriormente presi in giro, visto che gli attuali amministratori, in perfetta continuità con i precedenti se non per qualche unità, sanno bene che lo stop fu tutt’altro che improvviso.
Dall’avviso di vendita all’asta abbiamo appreso notizie per niente positive anche per il nuovo proprietario, visto che (cit.) “(…) l’acquirente dovrà corrispondere al Comune di Porano la somma di € 10.527,11 quali oneri a titolo di contributo alla costruzione (…)”.
Dalla perizia tecnica allegata all’avviso di vendita sono emersi inoltre dettagli allarmanti, come ad esempio (cit.) “(…) risultano (nel corso dell’esecuzione dei lavori), numerosi ordini di servizio da parte del Direttore dei Lavori relativi alla richiesta di sospensione dei lavori a seguito di plurime ragioni (a titolo di esempio per errato posizionamento dei costruendi volumi, per errato posizionamento altimetrico, per modifiche anche di tipo strutturale delle opere in fase di realizzazione, arbitrariamente eseguite dalla ditta esecutrice)”. Non solo, si legge ancora (cit.) “Dalla documentazione agli atti, lo scrivente, non è riuscito a comprendere se le c.d. varianti “arbitrarie” eseguite dall’impresa esecutrice, siano state o meno autorizzate dai professionisti all’uopo incaricati”.
Una pessima vicenda dunque, che non si avvia affatto a conclusione in tempi brevi, sia per la sua complessità in prospettiva, sia per il fatto che l’aggiudicazione dell’area al nuovo proprietario ha per il momento, come da procedura, carattere provvisorio; per l’assegnazione definitiva si dovranno attendere ancora due o tre mesi almeno.
Gruppo Consiliare “Alternativa per Porano”