Con l’approvazione delle modifiche statutarie della S.I.I. il Comune di Orvieto si è definitivamente liberato dall’essere responsabile in via illimitata per le obbligazioni contratte dalla società e per qualunque esigenza di cassa, oltre a vedersi eliminata la responsabilità in solido per gli obblighi assunti dalla stessa società verso terzi.
Il nuovo corso prevede, oltre a queste modifiche statutarie, la restituzione dei canoni e dei mutui pregressi in favore dei Comuni, tant’è che il Comune di Orvieto avrà un duplice beneficio: incasserà 3 mnl di euro, somma che attendeva da moltissimi anni, e per i prossimi bilanci non sarà obbligato ad iscrivere accantonamenti e, quindi, potrà liberare risorse per la spesa corrente.
Inoltre, Il Consiglio ha anche dato mandato al Sindaco di proporre la costituzione di patti parasociali tra i soci pubblici, per costruire una sinergia ed una unità di intenti tra i Comuni, il tutto al fine di tutelare gli interessi dei cittadini rappresentati.
Queste modifiche statutarie si sono rese necessaria anche e soprattutto per disinnescare la delibera del 7 aprile con la quale il vecchio Consiglio di Amministrazione della S.I.I. chiedeva ai soci la somma complessiva di 16.000.000 di euro per coprire fabbisogni finanziari contratti negli anni dalla società.
In sostanza, il vecchio cda, all’interno del quale vi erano due ex consiglieri comunali, aveva imposto in quota parte al Comune di Orvieto di ripianare le esposizioni debitorie per più di 800.000 euro. Una bomba ad orologeria innescata contro tutti i Comuni e che, grazie al serio e proficuo lavoro messo in campo dal nuovo cda della S.I.I. (insediatosi a luglio 2020) ed al ricorso promosso dal Comune di Orvieto contro quella “nefasta” delibera” del 7 aprile, si è riusciti a disinnescare.
Su questa modifica statutaria sono state diverse le prese di posizione politiche, ma è mancata totalmente l’opposizione di sinistra. Infatti, al di là di un generico diniego, la sinistra in Consiglio Comunale non si è fatta portavoce di nessuna proposta, di nessun emendamento e di nessuna visione alternativa. Mentre in queste modifiche statutarie – sicuramente innovative – si può intravedere la possibilità di costruire nel tempo una fuoriuscita del Comune di Orvieto dalla S.I.I. e far tornare la gestione del servizio idrico ad un sistema di gestione diretta e meno costoso per i cittadini.
In queste ore l’Assemblea dei soci del Servizio Idrico Integrato si è mostrata molto favorevole alla proposta dei patti parasociali che avranno la funzione di aiutare una linea comune dei soci pubblici. Da ultimo occorre rilevare che quando si parla di gestione del servizio idrico, di gestione dei servizi pubblici e, più in generale, di società e consorzi non si può non riportare gli orologi a quando a metà degli anni ‘90 fino ai primi anni 2000 la sinistra (italiana e locale) ha iniziato a privatizzare tutto il possibile immaginabile.
Dalle grandi banche alla telefonia, dalla meccanica alla produzione alimentare: questo modello si è diffuso a macchia d’olio ed ha prodotto sui territori dei disastri che ancora oggi le comunità stanno pagando. Ed allora, si è iniziato a mettere sul mercato i servizi essenziali (acqua, rifiuti), si sono costituite società per azioni (pensiamo ad R.P.O.), consorzi (pensiamo al Consorzio Crescendo), i cui risultati sonno sotto gli occhi di tutti.
Di fronte a questi “baracconi” risulta quanto mai necessario cambiare passo e fare scelte politiche che abbiano approcci e modelli finalizzati ad attutire e limitare i danni provocati all’inizio del nuovo millennio da una sinistra che preferiva giocare al “piccolo capitalista” che tutelare gli interessi dei cittadini.
Stefano Olimpieri,
capogruppo Gruppo Misto