Sono tanti i genitori che sono rimasti increduli e sconfortati di fronte alla nuova ordinanza della Presidente Tesei che a partire dal 30 novembre prevede il rientro a scuola solo per gli alunni della prima media. A riportare il pensiero, probabilmente, di tante famiglie è Paola Burattino Ubaldini, madre di una bambina che frequenta la seconda media e che, come tutti gli studenti delle medie in Umbria, non può andare a scuola ma proseguire gli studi con la didattica a distanza, conseguentemente alle Ordinanze regionali n. 69, 71, 74 e 75.
Di seguito la lettera:
“E’ noto che il DPCM del 3 novembre, ha introdotto diverse zone con attribuzioni di colori diversi, a seconda dell’innalzamento della curva dei contagi e dei decessi e precisamente per le regioni appartenenti alla zona rossa, solo in riferimento alle scuole secondarie di primo grado, consente la didattica in presenza solo per le classi prime, mentre per le classi seconde e terze prevede la DDI (didattica digitale integrata – alternanza di presenza e lezioni in remoto da casa), che però si concretizza comunque in DAD. Nelle regioni in zona arancione e gialla, la frequenza è garantita per tutte le tre classi.
Quanto previsto dal DPCM del 3 novembre in Umbria è sistematicamente disatteso dallo stesso giorno, in quanto le Ordinanze suddette impediscono di fatto la frequenza a tutte le classi delle scuole secondarie di primo grado, frequenza che come abbiamo detto, non è completamente azzerata neanche nelle Regioni rientranti nella zona rossa, nelle quali comunque per i ragazzini delle prime classi è prevista la frequenza.
Sinceramente non riesco a comprendere le motivazioni che hanno indotto la Governatrice Tesei a questa linea di azione. Volendo ricondurre questa decisione oltremodo riduttiva rispetto a quanto previsto dal DPCM alla problematica dei trasporti pubblici, sui quali non è possibile rispettare le distanze di sicurezza, si può considerare che i ragazzini in questa fascia di età o raggiungono la scuola a piedi, o accompagnati dai genitori in auto, o attraverso gli scuolabus.
Non si può neanche argomentare che le scuole siano ambienti a rischio, in quanto i dirigenti durante l’estate si sono adoperati per mettere gli ambienti a norma rispetto alle disposizioni anti Covid, e a rifornirsi di tutto il materiale per la sanificazioni degli ambienti e delle mani, oltre che delle mascherine da usare come disposto dalla normativa vigente.
Pertanto, in considerazione dei colori della Regione Umbria, gialla prima, arancione poi, resta inspiegabile come mai l’apertura delle scuole medie, sia un tabù, tenuto conto altresì che le Regioni possono adottare misure più restrittive rispetto a quanto previsto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri solo in ambito sanitario, e non in materia di istruzione, che è di esclusiva competenza dello Stato.
Vediamo che molti ragazzi, al di fuori dell’orario scolastico, sono poco sensibili all’adozione degli accorgimenti che contengono la diffusione del virus, quindi non tenerli a scuola non risolve il problema, ma semmai lo amplifica; infatti la scuola incoraggiando o anche imponendo i comportamenti corretti, svolge quella funzione “civica” e sanitaria che magari i ragazzi non vedono condivisa sufficientemente nelle famiglie.
Pertanto vorrei intraprendere ogni azione che possa essere efficace affinchè la Governatrice della Regione Umbria torni sui suoi passi, e consenta a tutti i ragazzi, non solo quelli delle classi prime come previsto dall’Ordinanza odierna n. 75, di rientrare a scuola, e di riappropriarsi della loro dimensione “politica”, sociale, ludica, di condivisione, quella vera, non quella digitale, che è sterile ed alienante. La DAD è antidemocratica, e crudele, ci sono tanti ragazzi che pur non avendo disturbi di apprendimento, sono a disagio davanti ad un monitor. Inoltre alcune zone non sono coperte da un segnale che permette una buona connessione Internet.
Gli sguardi, i sorrisi, anche se coperti da una utile mascherina, sono insostituibili, tasselli fondamentali nella costruzione delle loro personalità che proprio in questi anni si strutturano. I nostri figli, che non escono perché devono collegarsi per le lezioni, non escono perché poi devono fare i compiti al computer, magari si divagano con il tablet o il telefonino o con una nota consolle, stanno costantemente attaccati ad un monitor, perdono il contatto con la realtà, con il calore umano… ora laddove non ci siano le condizioni sanitarie, questo sono sacrifici accettabili, ma non sono queste, fortunatamente, le condizioni nella nostra Regione, anche perché costituita da modeste realtà urbane e prevalentemente di centri rurali.
Lo sconforto che mi prende da quanto ho già esposto, è aggravato dal timore che i ragazzi non rientrino neanche a gennaio, perché gli allentamenti delle restrizioni per lo shopping natalizio rischiano di far impennare la curva dei contagi impedendo il rientro dopo l’ Epifania….. Sono curiosa di vedere quali “ristori” prevederanno per i nostri ragazzi”…..