Da giovedì 12 novembre nelle principali librerie e online su Ibs e Amazon è disponibile “Il grande salto. L’uomo, il digitale e la più importante evoluzione della nostra storia” di Luca Tomassini, acuto osservatore del presente e oggi tra i più influenti imprenditori tecnologici italiani, Fondatore e Presidente del Gruppo Vetrya, multinazionale operativa in tutto il mondo.
«Il libro di Luca Tomassini è manifesto di una chiamata alle armi di cultura e impresa, leva che dovrebbe smuovere politica, media, società civile, scuola», scrive Gianni Riotta nella prefazione al libro. Il grande salto è un saggio indispensabile per orientarsi con fiducia in un mondo sempre più interconnesso e per affrontare con maggior consapevolezza le prove che impone il nostro tempo.
Considerando il futuro non come un destino ineluttabile, ma una narrazione corale e aperta, una possibilità di incroci e rinascite, in ambito industriale ed economico ma anche politico e morale, epistemologico e culturale, Tomassini si domanda come potremo essere all’altezza delle sfide che si profilano all’orizzonte. Se Internet, intelligenza artificiale e machine learning hanno determinato nuovi modi di agire, sperimentare, innovare e pensare, l’imminente avvento del 5G offrirà molteplici possibilità di sviluppo in settori cruciali quali lavoro, scuola e sanità.
Con uno sguardo al passato e incrollabile fiducia nel mondo che verrà, Tomassini compie un’analisi approfondita dell’impatto che la tecnologia esercita su stili di vita, benessere e salute del pianeta, teorizzando una vera e propria mutazione, un salto evolutivo che per la prima volta nella storia dell’umanità non conosce confini geografici, politici o ideologici: con il digitale è già possibile dar vita a una nuova rivoluzione in tutti i campi del sapere e dell’agire umano, sta a noi farci trovare preparati.
Luca Tomassini – è un imprenditore e accademico italiano. Fondatore, Presidente e Amministratore delegato del Gruppo Vetrya, è considerato uno dei padri della telefonia mobile italiana e tra gli innovatori più importanti del Paese. È stato nominato Cavaliere del Lavoro dal Presidente Sergio Mattarella e Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Già direttore dell’innovazione del Gruppo Telecom Italia è professore aggiunto alla Luiss Business School. È Presidente della Fondazione Luca & Katia Tomassini e, dal 2019, di VatiVision. Il suo gruppo è stato premiato più volte dal Great Place to Work Institute tra le imprese dove si lavora meglio in Italia. Ha pubblicato numerosi saggi, tra i quali, di recente, L’innovazione non chiede permesso (2018) e Vite connesse (2015).
Prefazione di Gianni Riotta
“Il libro di Luca Tomassini è manifesto di una chiamata alle armi di cultura e impresa, leva che dovrebbe smuovere politica, media, società civile, scuola”.
Gianni Riotta
Princeton University, 2020
La prima rivoluzione digitale ha cambiato per sempre il destino degli esseri umani, ma i prossimi vent’anni saranno ben di più di un continuum dei trenta precedenti: il ventennio che si è aperto ci vede tutti nel vortice della nuova onda della rivoluzione digitale a confronto della quale le innovazioni e le trasformazioni di fine secolo sembreranno poco più che premesse. Il balzo che stiamo compiendo passa attraverso una discontinuità tecnologica radicale fatta di rotture e di sperimentazioni a tutto campo i cui effetti ricadono a pioggia su economia e politica, società e cultura.
La rete globale di connessioni, tracciando una nuova griglia sulla superficie terrestre, come la griglia razionale della prospettiva quattrocentesca, ha contribuito a creare una nuova realtà, nella quale l’uomo è tornato a essere, pienamente, misura delle cose. La sfida che proponevo qualche anno fa era quella di mettere l’umanità di fronte alla sua capacità critica e creativa, di aprire gli occhi e soprattutto la mente davanti agli scenari che lo sviluppo di questa può offrirle.
Non ho mai, né allora né in seguito, negato l’esistenza di rischi o rifiutato di vedere gli inevitabili problemi derivanti dell’utilizzo della grande rete, ma ho sempre cercato di lanciare un invito a prendere coscienza del potenziale ancora inespresso, come a considerare in modo lucido e positivo ciò che già era successo e ciò che, di lì a poco, sarebbe inevitabilmente accaduto in termini di sviluppo tecnologico. L’uomo al centro del mondo, così scrivevo. Al centro della sua vita, indirizzato sul cammino della piena realizzazione, personale e collettiva. Creatore di una realtà altamente gestibile.
Si tratta di una posizione privilegiata, nella quale l’uomo è in netto vantaggio rispetto alla macchina, al dispositivo, alla rete. L’uomo può creare e distruggere, controllare, correggere, rivedere, riprogrammare, aggiornare, installare e disinstallare. Se guardiamo all’oggi, a distanza di pochi anni, tira già un’aria diversa. Ecco allora che alcuni rispolverano l’espressione transumanesimo, per indicare un futuro prossimo nel quale l’essere umano, ibrido di corpo biologico e innesti tecnologici, sarà qualcosa di molto diverso da come lo conosciamo ora. Non è una prospettiva pienamente luminosa, illuminista.
E c’è anche chi, facendo previsioni sugli sviluppi dell’Intelligenza Artificiale, come Stephen Hawking, metteva in questione addirittura la sopravvivenza della nostra specie sul pianeta Terra, e invitava a cominciare a pensare in termini di specie multiplanetaria.
Chiediamoci subito cosa sia davvero cambiato. Tutto e nulla. Se il futuro è incerto per definizione, se c’è una cosa della quale possiamo invece essere sicuri è che la nuova frontiera che si sta avvicinando è tra le più incredibili e sconvolgenti che l’uomo abbia mai dovuto considerare.
Negli ultimi dieci anni si sono avute rotture qualitative in molti settori delle tecnologie digitali, che si stanno alimentando a vicenda determinando un’accelerazione sistemica dell’innovazione. La chiave interpretativa del passaggio storico che stiamo vivendo è proprio questa dimensione di sistema della discontinuità tecnologica, fatta di strette interdipendenze: ad esempio, tra l’intelligenza artificiale e l’Internet of Things, o tra il 5G e la cognitive automation che ridisegna la robotica nelle fabbriche e più in generale nei processi produttivi.
Siamo dinanzi a una nuova convergenza, di portata simile a quella che alcuni decenni fa portò all’integrazione tra communication technology e computing dando vita a Internet. Gli elementi della nuova convergenza, nei quali si accumulano salti tecnologici, sono lo sviluppo dei supercomputer e dei computer quantistici, che promettono una potenza di calcolo su una scala radicalmente più elevata; le reti neurali e il deep learning, che spalancano nuovi orizzonti all’intelligenza artificiale; l’Internet of Things; la cognitive automation e le interfacce tra uomo e macchina; il 5G, che tutto connette e mette a sistema.
Possiamo dare a quest’intreccio di tecnologie fortemente interdipendenti il nome di “cluster tecnologico secolare”, perché destinato a condizionare il XXI secolo come l’elettricità ha plasmato il secolo precedente e come Internet ha guidato il periodo di transizione tra i due millenni.
“Il grande salto” è una disamina sul paradigma che racconta il presente e il futuro del “pianeta digitale” dalle qualità dei suoi abitanti, delle loro scelte, e del domani che già oggi stanno costruendo.
Viviamo in un nuovo mondo insomma. In una frazione di tempo infinitesima, il nostro panorama è cambiato e con esso le nostre abitudini, le regole del gioco, i paradigmi. Come sempre nella storia dell’essere umano, un singolo evento ha dato il via a un domino di effetti a catena che stanno mettendo in discussione tutto quello che crediamo di conoscere, cambiando in modo definitivo e non reversibile le nostre esistenze.
Come durante una guerra, il nostro benessere è in pericolo e temiamo per la nostra sopravvivenza, minacciati da un nemico invisibile del quale sappiamo poco o nulla. Eppure questa non è una guerra, ma una rivoluzione: drastica, universale, e velocissima.
Quella che ci vede coinvolti è la più drastica tra le rivoluzioni vissute dall’umanità. È la più globale: l’unica che non conosce confini geografici, politici, e nemmeno ideologici. Questa rivoluzione è l’unica che coinvolge il pianeta per intero. Ed è la più veloce, così veloce da richiedere un adattamento che l’uomo non ha mai dovuto affrontare prima d’ora.
Non è una crisi e non è un virus: è un salto evolutivo. Quello che stiamo vivendo è un passaggio epocale che ha già trasformato il nostro modo di comunicare, di nutrirci, di costruire e di pensare al nostro futuro. Se ciò che facciamo racconta chi siamo, allora il balzo evolutivo che stiamo sperimentando ci porta a un nuovo termine per descrivere il nostro essere.
Digitando, siamo diventati digitali.
Digitiamo appena svegli e prima di addormentarci.
Digitiamo per produrre oggetti e vendere servizi.
Digitiamo emoticon e lettere per parlare con i nostri simili.
Digitiamo per fare la spesa, prenotare un tavolo al ristorante.
Digitiamo per scrivere, per leggere, per sentire le notizie, ascoltare musica, guardare un film.
L’aggettivo digitali è figlio del verbo che unisce 4 miliardi e mezzo di esseri umani su quasi otto. Un verbo recente, più giovane della media degli abitanti del vecchio continente.
Per ulteriori informazioni:
https://www.ilgrandesalto.com