“Se la violenza contro le donne non fosse un fenomeno diffuso, strutturale e purtroppo sempre attuale, la ricorrenza del 25 Novembre, non avrebbe motivo di esistere. Ma purtroppo, a oltre vent’anni dalla sua istituzione, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, continua a essere una ricorrenza importante, da porre al centro dell’attenzione. In tutto il mondo la violenza è una delle prime cause di morte delle donne tra i 16 e i 44 anni e l’omicidio è compiuto spesso da persone conosciute, in particolare mariti, compagni, partner o ex partner.
L’Italia non fa eccezione: i dati ISTAT mostrano che il 31,5% delle donne ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Le forme più gravi di violenza sono esercitate da partner, parenti o amici.
Il 43,9% degli omicidi di donne sono commessi da un partner. La violenza ha effetti negativi a breve e a lungo termine, sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva di chi la subisce. Le conseguenze possono determinare per le donne isolamento, incapacità di lavorare, limitata capacità di prendersi cura di se stesse e dei propri figli.
Anche i bambini che assistono alla violenza all’interno dei nuclei familiari possono soffrire di disturbi emotivi e del comportamento.
La violenza sulle donne è una violazione sistematica dei diritti umani, un crimine odioso che affonda le sue radici nella cultura del possesso; è anche un problema di sanità pubblica, i cui effetti si ripercuotono sul benessere dell’intera comunità. La ricorrenza assume particolare significato quest’anno, a fronte della consapevolezza che la pandemia da coronavirus e le misure di restrizioni anti-contagio adottate dai governi di tutto il mondo hanno significato, per molte donne già vittime di violenza domestica, un aggravamento del problema: lo stress della quarantena, la precarietà lavorativa, le incertezze economiche, la vicinanza forzata giorno e notte con gli aggressori hanno comportato un aumento di tensione nelle case, con le donne, che in una situazione di movimenti limitati, hanno avuto maggiore difficoltà a chiedere aiuto o a sporgere denuncia.
Per questo il Centro Pari Opportunità della Regione Umbria sta organizzando una campagna di sensibilizzazione su tutto il territorio regionale, che si terrà nella giornata del 25 Novembre e a cui stanno già aderendo la gran parte dei Comuni umbri, che si uniranno a distanza in un gesto simbolico collettivo accendendo di luce rossa spazi significativi in ogni città. Il colore rosso, infatti, se da una parte rappresenta il lato più oscuro della violenza di genere (il sangue versato delle tante donne uccise) nel nostro caso vuole anche indicare una luce di speranza: quella della forza, dell’amore di sé, della passione per la propria libertà che le donne possono trovare in se stesse e nella relazione con le altre per uscire insieme dalla schiavitù della violenza.
Non solo, il rosso sta anche a significare che l’attenzione e l’impegno contro la violenza di genere devono essere sempre nel cuore delle Istituzioni, non solo in una giornata così importante di celebrazione ma nelle politiche e nelle pratiche quotidiane. “L’iniziativa, alla quale auspico si vorranno unire tutti i Comuni invitati in modo da renderle l’evento testimonianza di un impegno corale e condiviso, sarà utile anche a ricordare alla cittadinanza che in Umbria sono sempre operativi tutti i servizi della Rete preposta alla prevenzione e al contrasto
della violenza di genere e che è possibile contattare, 24 ore su 24, il Numero Verde regionale 800.861126, a cui rispondono le operatrici dei centri antiviolenza per garantire una risposta alle donne vittime di violenza e ai loro figli e figlie, fornendo loro ascolto, accoglienza e ospitalità nelle emergenze”.
Avv. Caterina Grechi,
presidente del Centro Pari Opportunità della Regione Umbria