di Paolo Borrello
Fra i dati che contraddistinguono l’economia orvietana uno dei più importanti, anche se si tende a sottovalutarlo, è il valore molto elevato assunto dai depositi bancari per abitante. Ed io, nel recente rapporto sull’economia e sulla popolazione nel comune di Orvieto prima del 2020, ho analizzato approfonditamente questo fenomeno.
Si precisa che l’ammontare dei depositi bancari è costituito dalle somme presenti nei conti correnti, nei conti di deposito e nei depositi a risparmio.
Nel 2018, ultimo anno per il quale sono disponibili dati a livello comunale, ad Orvieto il valore dei depositi per abitante (pari a 28.596 euro) era nettamente superiore sia al valore medio provinciale (pari a 9.894 euro) che al valore medio regionale (pari a 12.443 euro) ed anche al valore medio nazionale (pari a 19.153 euro). Inoltre, se si considerano i valori medi che la variabile considerata assumeva in tutte le regioni, solamente la Lombardia presentava una valore più alto del valore del comune di Orvieto.
Peraltro tale situazione è da molti anni che si verifica ad Orvieto. Diversi sono i motivi utilizzabili per interpretarla.
Certo, uno di questi motivi potrebbe essere il fatto che vengono depositati presso le banche che hanno sportelli nel comune di Orvieto, in prevalenza presso la Cassa di Risparmio, fondi provenienti da soggetti esterni al comune. Peraltro tale situazione si manifestava anche quando la proprietà della Cassa di Risparmio era totalmente nelle mani della Fondazione della Cassa di Risparmio, sia quando la maggioranza delle azioni passò alla Cassa di Risparmio di Firenze sia quando quella maggioranza passò alla Banca Popolare di Bari.
Ma questo motivo non mi sembra che sia quello principale. Il motivo più importante dovrebbe essere il notevole valore dei depositi bancari dei risparmiatori orvietani che, innanzitutto, induce a ritenere che la ricchezza posseduta dagli orvietani sia di dimensioni maggiori di quanto generalmente si crede e poi che i risparmiatori orvietani prediligono gli investimenti finanziari rispetto agli investimenti produttivi, in considerazione della scarsa propensione al rischio imprenditoriale che li caratterizza fin dall’Unità d’Italia, e che, nell’ambito degli investimenti finanziari. preferiscono quelli tradizionali, come i depositi bancari, rispetto a quelli più innovativi, che potrebbero attribuire ai risparmiatori un rendimento più alto ma che però sono più rischiosi relativamente al valore del capitale investito. Quindi gli orvietani sarebbero contraddistinti non solo da una scarsa propensione al rischio imprenditoriale ma anche da una scarsa propensione al rischio finanziario.
Del resto che nel comune di Orvieto ci sia stato e ci sia un ammontare molto elevato di depositi bancari è anche dimostrato dal fatto che, a partire dalla liberalizzazione degli sportelli, che si verificò agli inizi degli anni ’90 del precedente secolo, vi fu una ampia proliferazione di istituti di credito che decisero di aprire delle sedi nel comune di Orvieto proprio per contendersi quanto meno una parte di quei depositi, molto meno interessati ad erogare prestiti. Perché il valore molto elevato assunto dai depositi bancari per abitante ad Orvieto deve essere ritenuto un fenomeno molto importante?
Soprattutto perché, se si riuscisse ad indirizzare una parte, abbastanza consistente, di quei depositi bancari verso investimenti produttivi, si potrebbe contribuire ad accrescere, anche considerevolmente, il processo di sviluppo economico locale.
Come raggiungere tale obiettivo? Rispondere correttamente a questa domanda sarebbe senza dubbio fondamentale per migliorare le prospettive economiche ed occupazionali di Orvieto.