La Rappresentanza Sindacale Unitaria del Comune di Orvieto fa presente che fin dall’inizio della pandemia il personale dell’ente ha svolto regolarmente la propria attività lavorativa, avvalendosi dello smart working, in pieno lockdown e anche dopo, come previsto dalle decretazioni d’urgenza nazionali e a cascata regionali e comunali, per i settori dove era possibile ricorrervi, garantendo il regolare funzionamento dei servizi e la necessaria assistenza all’utenza tramite telefono e posta elettronica.
“La ricezione del pubblico – spiegano dalla RSU – è ripresa già dal mese di maggio per i Servizi Demografici, i Tributi e tutti gli altri uffici con front office, mediante appuntamento, una modalità più sicura e più adatta in questa fase, peraltro comoda a detta di molti cittadini.
Hanno sempre prestato la propria attività lavorativa in presenza i dipendenti di quei settori per i quali la modalità a distanza è inattuabile, si pensi agli agenti della polizia locale, agli operai del centro servizi manutentivi, a cui si sono affiancati per un certo periodo gli autisti scuolabus, ora tornati alla loro attività. Allo stesso modo sono stati sempre operativi anche i Servizi Sociali (pensiamo a tutto il lavoro sui buoni spesa), lo Stato Civile e altri quali la Segnaletica e le Attività Cimiteriali.
Come tutto il sistema paese, anche la macchina comunale è stata sottoposta a un duro stress, ma l’impegno di tutti i lavoratori è stato sin dall’inizio di continuare a offrire tutti i servizi in sicurezza per dipendenti e utenti, sperimentando modalità di lavoro nuove, per trovare nella crisi che tutti, come comunità cittadina, stiamo attraversando spunti di miglioramento anche per il futuro.
Le problematiche e i ritardi nell’erogazione dei servizi vanno semmai ricercate in una sempre più cronica carenza di personale, nell’assenza del turn over e nel conseguente svuotamento di uffici e settori, a danno in primis dei cittadini, ma anche dell’organizzazione del lavoro. Basti pensare che nell’arco di cinque anni si è passati da circa 180 a 135 dipendenti e che solo quest’anno i pensionamenti, accelerati da Quota 100, hanno interessato tutti i settori per un totale di 22 unità. Solo 5, invece, le nuove assunzioni nel 2019.
Giovedì 1° ottobre se ne andrà in pensione l’ultima usciera rimasta in servizio al Palazzo Comunale e alla sede di Via Roma non c’è nessun “addetto al triage”, sono gli stessi impiegati che si impegnano a raccogliere i dati. Peraltro non è pensabile che gli agenti facciano le veci di uscieri nella sede di Via Roma, sottraendo energia ad attività proprie della polizia municipale.
La Biblioteca è praticamente svuotata, l’Ufficio del Turismo conta una sola persona al front office e back office, il Settore Tecnico-Urbanistica-Sportello Unico Edilizia è ormai pressoché privo di geometri, ma il personale presente ha comunque garantito un ordinato rientro a scuola, in sicurezza e serenità.
Senza contare che alla fine dell’anno il Centro Servizi Manutentivi rimarrà con sole 9 unità. E anche tutti i settori qui non menzionati hanno fatto la loro parte, pur con mille difficoltà. Perchè le annunciate assunzioni che l’Amministrazione intende fare entro l’anno non colmeranno di certo il gap“.
La RSU lamenta ormai da tempo la mancanza di una seria riorganizzazione della macchina comunale da parte dell’Amministrazione e l’assenza una visione di più ampio respiro e a lungo termine dell’ente.
Di recente la RSU è tornata a sollecitare l’adozione da parte dell’Amministrazione di direttive uniformi per tutti i settori, pur nella peculiarità dei singoli servizi, relativamente all’accesso dell’utenza esterna in tutte le sedi comunali, laddove invece spesso vengono disattese sia le disposizioni dirigenziali impartite, sia peggio ancora le misure di contenimento del contagio da Covid-19.
Nonchè l’individuazione di soluzioni migliorative per tutti quei servizi che necessitano comunque di un rapporto frontale con l’utenza, seppur ridotto. Attendiamo ancora risposte.
Il dipendente pubblico, privilegiato e fannullone, magari pagato anche per stare a casa propria con lo smart working, è un refrain a cui la politica, da quella nazionale a venir giù, ci ha abituato ormai da diverso tempo, facendo leva su uno stereotipo alla portata di tutti. E non ci piace.
È fin troppo semplice per chi non conosce le difficoltà di districarsi continuamente in una giungla di normative
spesso incomprensibili, difficilmente applicabili, basate su interpretazioni di questo e quest’altro soggetto giuridico,il più delle volte contraddittorie tra loro e piene di lacune. E peraltro con risorse economiche sempre risicate. Ci sono diritti e ci sono doveri. Il dipendente pubblico ha certamente i suoi doveri e un codice di comportamento e un’etica da rispettare. Ma ha anche un senso di responsabilità nella tutela della salute pubblica che non va confuso con altro. E comunque il lavoro, tutto, va rispettato.