di Francesca Mara Tosolini Santelli, mamma e cittadina
Ho atteso la riunione di martedì 8 settembre con la dirigente scolastica dell’Istituto Orvieto-Baschi, dottoressa Antonella Meatta, per avere la triste conferma della chiusura della scuola a solo una settimana dalla sua riapertura, per le elezioni di domenica 20 e lunedì 21 settembre.
E dire che ci avevo sperato, dopo aver letto il toccante “sfogo” della Sindaca, Roberta Tardani, che affermava (cito testualmente da un articolo pubblicato il 5 settembre a questo link: “Ritengo inopportuna, se non incomprensibile nel contesto in cui ci troviamo e con tutte le problematiche emerse, la decisione del Governo di far svolgere il referendum cinque giorni dopo l’apertura delle scuole”.
Addirittura, la nostra Sindaca si espone criticando la decisione di governo. Per logica, dopo un’affermazione del genere, e assolutamente condivisibile, non è così strano aspettarsi che l’Amministrazione prenda tutti i provvedimenti opportuni per evitare che venga chiusa la scuola, come tanti altri comuni d’Italia sono riusciti a fare (a questo proposito segnalo il link di questo articolo di Repubblica del 6 settembre che indica i 185 Comuni che hanno trovato seggi alternativi alle scuole. Evidentemente è possibile e non serve arrivare nemmeno tanto lontano…nel nostro comprensorio è sufficiente arrivare a Baschi, per dire).
Invece no, la Sindaca Tardani continua nel suo accorato “sfogo”: “Abbiamo valutato la proposta dell’Istituto (Istituto comprensivo Orvieto-Baschi, che aveva inizialmente chiesto ai Comuni il non utilizzo dei locali delle scuole), che eventualmente andrebbe estesa per correttezza a tutte le scuole, ma non abbiamo contenitori in città che ci consentono di allestire le 18 sezioni elettorali previste nelle scuole, su 28 totali, che devono ospitare anche il presidio notturno delle forze dell’ordine”.
Anche la consigliera Cristina Croce aveva richiesto all’Amministrazione di evitare di usare le aule scolastiche per le elezioni, con richiesta ufficiale alla Giunta, indicando i possibili luoghi alternativi: “Ad Orvieto vi sono numerosi locali ed edifici, alcuni di questi neanche utilizzati”).
Immagino sia complesso e difficile lo spostamento dei seggi elettorali, soprattutto in un contesto caotico come quello in cui ci troviamo. Ma, a mio avviso, sarebbe stato doveroso: fosse solo per le tante famiglie già provate da mesi di lockdown prima e di fase 1, 2, 3 (e chi più ne ha più ne metta), dopo. In difficoltà, moralmente ed economicamente (gli aiuti ci sono stati, per carità, ma una babysitter non la paghi sette mesi con 1200 euro).
Ma diciamo che questo non basta. La Sindaca avrebbe dovuto fare tutti gli sforzi possibili (e anche impossibili) per non fermare la scuola ad una settimana dopo la riapertura (per ricordarcelo, ma i genitori lo sanno bene, bambini e ragazzi non vanno a scuola dallo scorso febbraio) semplicemente per una ragione: rispetto, verso queste fasce che hanno pagato, forse, il prezzo più alto in questi mesi difficili. È stato fatto tutto il necessario per tutelare la nostra salute e quella dei nostri figli, forse non si sarebbe potuto fare diversamente. Ma adesso sì.
Questi lunghi mesi trascorsi lontano dai banchi, hanno provocato disparità sociale e povertà educativa e trovare sedi alternative in questi prossimi giorni di settembre avrebbe significato, anche simbolicamente, dare un segnale, gridare ad alta voce che la scuola è fondamentale: perché a scuola non si imparano solo le discipline canoniche, per così dire, come l’italiano, la matematica, la geografia, la storia, ecc.
A scuola si impara anche (e, a mio avviso, soprattutto) la relazione con l’altro, il rispetto dell’altro, la condivisione del tempo e dello spazio; si impara la morale, la bellezza, la solidarietà, la giustizia (e anche il suo contrario), l’amicizia, il coraggio: Aristotele le chiamava virtù, una parola oggi dimenticata, necessarie per la ricerca del bene dell’uomo e il bene dell’uomo, secondo il filosofo, era l’oggetto della politica (Aristotele, “Etica Nicomachea”).
A scuola si pongono le basi del futuro che ci troveremo a vivere, noi e i nostri figli: la Montessori diceva che “Vi sono periodi nell’infanzia che, una volta sorpassati senza frutto, non possono venir sostituiti nei loro effetti” (M. Montessori, “Educare alla libertà”). Non ci stupiamo troppo, dunque, per le drammatiche notizie di cronaca che ci arrivano quotidianamente: sono il prodotto del mondo che stiamo costruendo e dell’emergenza educativa a cui non diamo risposta.