Una settimana fa New York Times ha dedicato un lungo articolo sulle sue pagine culturali a Gianni Rodari, uno degli scrittori italiani più tradotti all’estero. Il motivo? Per la prima volta sono state tradotte in inglese le “Favole al telefono”, dalla casa editrice newyorkese Enchanted Lion. Le “Telephone Tales” sono uscite in questi giorni.
L’articolo, a firma di Anna Momigliano, si sofferma a lungo sul “tardivo riconoscimento”, nel mondo anglo-sassone, di questo “autore straordinario”. Per Momigliano, il motivo è da ricercarsi nella vita pubblica di Gianni Rodari: membro del PCI, redattore de L’Unità. Una volta superato lo “spauracchio” del “socialismo”, l’autore, così amato da generazioni di ragazzi italiani, sarà a disposizione anche della gioventù americana: “per Rodari, l’immaginazione è rivoluzionaria, così la libertà di pensare,” conclude il recensore di New York Times.
Ora, non c’è l’italiano che non conosca la letteratura per l’infanzia di Gianni Rodari (chi di noi, per esempio, non abbia mai canticchiato “Per fare un tavolo ci vuole il legno…”). Ciò che New York Times non sapeva – e forse non lo sanno neppure gli orvietani – è che la città di Orvieto è depositaria di un importante “lascito” di Gianni Rodari. L’associazione “Centro Studi Gianni Rodari”, fondata a Orvieto nel 1987, custodisce un eccezionale patrimonio: la raccolta completa delle opere, le prime edizioni, le edizioni in lingua straniera, scritti e monografie su Rodari, un vasto archivio di documentazione, anche di progetti teatrali, foto, riviste e multimediali.
In passato la raccolta (affidata al Centro Studi ma tuttora proprietà degli eredi) è stata visitata e studiata da molti, negli anni recenti l’attività è scemata; ora si pensa di integrarla (come fondo aggregato?) nei locali della Biblioteca Comunale. Tra i molti “Marchi di Qualità” culturale che Orvieto può (o poteva?) vantare c’è senz’altro la collezione Gianni Rodari e la storia del Centro Studi. Ma attenzione: la cultura non è un deposito di libri: è attività e cura. Tanto più nel caso di un autore che ha dedicato la sua opera alla formazione delle giovani generazioni, in questo secondo, forse, soltanto a Maria Montessori.
L’ha capito bene il Comune di Omegna, città natale di Rodari, dove hanno creato, per i giovani, il Parco della Fantasia. Per il centenario della nascita di Rodari, il 23 ottobre, il Comune con il Parco, ha realizzato un ricco calendario di eventi, un Festival della Letteratura per Ragazzi (7° edizione), questa volta con il Patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con emissione di un francobollo celebrativo, e con la partnership della Rai Ragazzi. Il tutto per portare attenzione al mondo dei bambini e degli adolescenti; per aprire loro il mondo della creatività, della responsabilità e della libertà nella fantasia. “Rodari è un autore attualissimo”, dice il recensore del New York Times. E chi potrebbe non essere d’accordo.
Prima che sbiadisca un altro “Marchio di Qualità” orvietano, non sarebbe il caso di rendere fruttifero ciò che già possediamo? Puntando sul coinvolgimento delle scuole, sulla necessaria attenzione agli stimoli, sulla creatività che i giovani possono esprimere anche, e tanto più, in un momento di grandi limitazioni causa l’emergenza sanitaria globale? Partendo anche da Rodari, ma non solo nelle sale della Biblioteca, non solo come consultazione di opere. La famosa filastrocca del “tavolo di legno”, dopo aver percorso a ritroso la nascita del tavolo, dal legno all’albero al seme, così finisce: “Per fare un tavolo ci vuole un fiore”.
Alessandra Cannistrà
Pirkko Peltonen