di Pasquale Di Paola
In milioni di abitazioni del Belpaese da metà settembre ogni mattina ripartirà il rituale dei preparativi degli alunni alla giornata scolastica (se le scuole apriranno, ovviamente). Questo vale anche per le centinaia di famiglie del comprensorio scolastico orvietano. Con molte incognite e molta ansia da parte di tutti in questi periodi di convivenza forzata e non gradita col Covid. Se nei preparativi mattutini lo studente manifesta un po’ di tosse gli deve prontamente essere misurata la temperatura. Anche se lo studente non ha la febbre, secondo le indicazioni operative dell’Istituto Superiore di Sanità, lo studente deve rimanere a casa e non deve andare a scuola anche se presenta qualsiasi tipo di sintomo compatibile con il covid.
Praticamente in caso di sintomi di raffreddore, colpi di tosse persistente o febbre dai 37,5 gradi in su lo studente non deve uscire da casa. E la famiglia deve avvisare tempestivamente la scuola che a sua volta informa subito il referente interno della stessa per il Covid. Altrettanto tempestivamente i genitori devono contattare il pediatra o il medico di base per il triage telefonico. Impresa, questa, tutt’altro che facile: pediatri e medici difficilmente rispondono al telefono di mattina perché stanno visitando sul territorio o nel proprio studio. Molti pediatri danno disponibilità per consulti telefonici veloci in limitate finestre di tempo al mattino, e non è facile riuscire a contattarli perché le chiamate sono molte.
Lo stesso vale se la scuola avvisa che il bambino, senza febbre all’ingresso, alle 9 o alle 10 di mattina ha la temperatura sopra i 37,5 gradi oppure ha problemi intestinali oppure manifesta persistenti colpi di tosse. Una volta che i genitori sono riusciti a mettersi in contatto con il medico di base o il pediatra di libera scelta, questi in caso di sintomi che possono ricondurre al Covid, richiedono il test diagnostico comunicando il tutto al dipartimento di prevenzione della Asl che provvede all’esecuzione del test, dando alla famiglia le indicazioni su dove effettuarlo. In ogni Asl verrà individuata una figura di riferimento per gestire il rapporto con la scuola e le famiglie. Saranno previsti dei percorsi che verranno comunicati ai genitori.
Si procede alla esecuzione del tampone. Se il tampone risulta positivo lo stesso va fatto anche a fratelli e sorelle, genitori, nonni, tate, e tutti i contatti avuti dallo studente nelle ultime 48 ore. Indipendentemente dalla parentela sarà il dipartimento di prevenzione della Asl ad attivarsi per l’approfondimento dell’indagine epidemiologica avviando dunque, con le normali procedure di contact tracing, la ricerca dei contatti stretti per l’attuazione tempestiva e immediata dei provvedimenti previsti dalla normativa di prevenzione e contenimento dei contagi Covid.
Il tampone va fatto subito anche a tutti i compagni di classe dello studente, insegnanti, eventuali compagni di gioco durante l’intervallo a scuola. E anche ai contatti frequentati al di fuori dell’orario scolastico. Anche in questo caso sarà il dipartimento di prevenzione della Asl ad attuare il contact tracing col supporto del referente scolastico per il Covid-19. I genitori devono prontamente avvertire il proprio datore di lavoro anche in relazione alle forme di tutela previste dal rapporto contrattuale e dalle normative in vigore legate all’emergenza.
Se dal test effettuato anche i genitori risultano positivi al Covid, scatta istantaneamente lo stato d’isolamento e quarantena per tutta la famiglia. E scatterà l’obbligo di tampone per i colleghi di lavoro del genitore risultato positivo. Sarà il Dipartimento di Prevenzione a condurre l’indagine epidemiologica e attività di contact tracing anche in riferimento al contesto lavorativo.
Il protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus covid negli ambienti di lavoro, prevede la collaborazione dell’azienda con le autorità sanitarie per la definizioni degli eventuali contatti stretti di un lavoratore riscontrato positivo al tampone, al fine di applicare le necessarie misure. Pertanto sarà il Dipartimento di prevenzione a coordinare e gestire l’esecuzione di test.
La prima ondata del Covid ha messo sotto pressione gli ospedali e in particolare ha dimostrato l’insufficienza delle terapie intensive, che sono state rafforzate. Con l’apertura delle scuole,sempre se riapriranno) inevitabilmente saranno sotto pressione le prime linee sanitarie territoriali vicine alle famiglie. Che dovranno necessariamente essere rafforzate.
Tanto più pensando che i genitori dovranno attrezzarsi per far fronte a continue frequenti assenze da scuola dello studente. È vero che mascherine e distanziamento potranno allontanare anche altre malattie, ma i diversi sintomi che fanno scattare l’allarme, e magari un po’ d’ansia, renderanno più semplice decidere che è preferibile tenere a casa i piccoli, piuttosto che mandarli a scuola ed esporli maggiormente al rischio contagio. Anche se nel nostro Paese, per una contorta mentalità, molti incoscienti e superficiali genitori tra l’alto pericolo di esposizione al rischio Covid del proprio figlio o il tenerselo a casa sei o sette ore, optano sempre per la prima soluzione.
Non tutti, ovviamente. Molti genitori, soprattutto in questi tempi di pericolosa e non voluta convivenza con il Covid, prima che interessati a frequenza scolastica o stato di avanzamento della didattica, privilegiano la tutela della salute e del benessere fisico dei propri figli.