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Henry Ford industriale ed imprenditore statunitense affermava che “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti” , ed è vero perché possiamo dire di aver progredito solamente quando tutti indistintamente viaggiamo sulla stessa linea di miglioramento.
Il progresso ha cambiato le nostre vite, le ha rese più veloci, più agiate e anche più divertenti. La tecnologia ci ha permesso di abbattere i tempi di attesa e le distanze, ci ha stimolato mentalmente rendendoci lungimiranti e ci ha reso meno paurosi del domani.
La parola progresso tuttavia non sempre fa rima con miglioramento poiché ancora oggi, seppur ci vantiamo di essere i dominatori del mondo, non siamo stati in grado di estendere lo sviluppo ad ogni categoria sociale. Il dominio della tecnica da secoli argomento di discussione filosofiche ha corroso molti tipi di legami umani come l’amore o l’amicizia, privandoci delle bellezze di due sguardi intensi, di due mani che si sfiorano, privilegiando al contrario il ticchettio stressante della tastiera del computer.
Dobbiamo però riconoscere quanta comodità vi è dietro a questo mondo virtuale così all’avanguardia e notare i numerosi vantaggi e scoperte che ne derivano.
Il Covid-19 ha rivoluzionato le nostre vite e non sappiamo ancora quali saranno i prossimi cambiamenti, di sicuro abbiamo digerito l’idea che per un bel po’ dovremmo fare i conti con una distanza forzata che ci obbliga ad evitare contatti superflui. Grazie all’uso del computer possiamo fare tante cose comodamente seduti sul divano di casa, così evitiamo file e affollamenti.
I PC sono molto costosi e detengono il record di consumismo assoluto, che si sposa bene con uno spreco generalizzato. La vita media di questi compagni di viaggio va dai due ai tre anni, dopo sono destinati ad essere gettati al vento come molliche di pane. I loro componenti se non adeguatamente smaltiti, hanno la capacità distruttiva di inquinare l’ambiente che da qui a poco tempo sarà ancora meno salubre.
Presi dalla foga di cambiare, dalla pubblicità dei media e dalle mode, gettiamo dispositivi tecnologici ancora nuovi, che se venissero “rianimati” a dovere, potrebbero vivere a lungo. Incuranti delle conseguenze che questo consumismo ha sulla nostra salute, buttiamo cellulari, computer e televisori ancora seminuovi.
Per questi motivi il Rotaract 2090 ha promosso un service distrettuale divulgativo dal nome Reboot, con il nobile scopo di procurarsi vecchi pc, rigenerarli con tutti gli aggiornamenti del caso e donarli a chi ne ha più bisogno. Una famiglia italiana media di quattro persone necessita come minimo di tre portatili, per il lavoro in smartworking o per la scuola.
Nel frattempo ci sono l’affitto di casa, le bollette ed eventuali spese mediche. L’utilizzo di certi oggetti ormai è indispensabile per essere inseriti socialmente a causa di motivi strettamente logistici. Nel periodo del lockdown molti bambini si sono ritrovati ad imparare a leggere e a scrivere virtualmente, altrettanti genitori a lavorare da casa e magari anche in cassa integrazione.
Quanti soldi servirebbero per mandare avanti questo necessario teatrino tecnologico? La risposta non è tanti, ma troppi. Serve allora chi si mette una mano sulla coscienza, chi decide di calarsi nei panni dell’altro e così facendo aiutare il prossimo. Il Rotaract Club di Orvieto gode di un team di giovani ragazzi impegnati nel sociale e operativi sul territorio, che in collaborazione con l’associazione orvietana Diamoci una Mano capitanata da Beatrice Casasole, ha deciso di aderire al progetto Reboot ringraziando tutti i ragazzi facenti parte del club per il contributo e per l’attivismo all’interno della comunità orvietana.
Tutti coloro che hanno vecchi computer che ormai non utilizzano, possono contattare i ragazzi del Rotaract tramite le pagine social o tramite la loro e-mail (orvieto.rotaract@gmail.com) che provvederanno a recuperare i computer donati e alla realizzazione del service. I PC saranno spediti ad un’azienda che avrà la funzione di rigenerarli inserendo il sistema operativo Linux per poi rispedirli ai ragazzi del club che li doneranno all’associazione descritta sopra. Aiutare gli altri specie i più bisognosi è un atto d’amore, può capitare a chiunque di trovarsi in difficoltà, senza mai dimenticarsi che i grandi ostacoli si superano unendosi nella <<social catena>> di leopardiana memoria. (Clarissa Bellocci)