L’ospite speciale dell’intervista di oggi è Liliana Onori, autrice dei romanzi Ritornare a casa Come il sole di mezzanotte e Ci pensa il cielo, conclude l’intervista un’estratto che Liliana ha condiviso con noi tratto da Come il Sole di Mezzanotte.
Liliana Onori è una trentaseienne diplomata al liceo socio-psico-pedagogico, che lavora presso la Biblioteca Nardi di Roma. Il suo amore per la scrittura ha origini lontane, infatti sin da bambina scriveva brevi storie fantasy per i suoi compagni di scuola.
Liliana ha sempre fatto della scrittura la sua principale attività e nel 2008 ha pubblicato il suo romanzo “Ritornare a casa” per Aletti Editori, per poi iniziare nel 2015 una collaborazione con LibroSì Edizioni. Con questa casa editrice ha pubblicato una duologia “Come il sole di mezzanotte” (2015) e “Ci pensa il cielo” (2018).
Liliana, inoltre, confessa che “la prima volta che ha preso la penna in mano, ha capito che da quel momento l’unica cosa che avrei voluto fare per sempre era scrivere”
Ecco il profilo Instagram dell’autrice, per rimanere sempre aggiornati sulle ultime novità : Liliana Onori Instagram
1. Cosa ti ha spinta ad intraprendere la carriera di scrittrice?
“Devo dire che non c’è stata mai una vera spinta, nel senso che ho sempre sognato di diventare una scrittrice, non ho mai voluto fare altro nella vita, per cui non c’è stato un momento in cui ho capito che quella sarebbe stata la mia strada. E poi non ho mai pensato a questo mio sogno come una carriera, anche se può sembrare strano. Io ho sempre e solo voluto scrivere, conta solo quello e che alle persone piacciano i miei romanzi. Ovviamente, non nego che diventare famosa sarebbe bellissimo, ma non da un punto di vista pubblicitario o economico. Vorrei che i miei libri fossero apprezzati da quanta più gente possibile così che si dica che sono una scrittrice che vale, che i miei romanzi meritano di essere letti”
2. Hai delle abitudini particolari durante la scrittura?
“L’unica vera abitudine è una canzone che mando in loop e che mi aiuta a concentrarmi (esattamente, il main theme del film Le regole della casa del sidro). Spesso ho accanto al pc una bottiglia di coca cola, che è il mio punto debole ”
3. Come hai scoperto la sua passione per la scrittura? Come l’hai coltivata?
“Come ti dicevo prima, ho saputo di voler scrivere fin da piccola e ho coltivato questo mio sogno scrivendo sempre. Ho scatoloni zeppi di quaderni e blocchi pieni di storie, abbozzate o concluse, e di appunti per futuri romanzi. In più, io ho sempre letto tantissimo e questo mi ha permesso di imparare molto sulle tecniche e sugli elementi che rendono davvero buono un romanzo”
4. Dove trovi l’ispirazione per i tuoi libri? Avevi già uno schema ben preciso da seguire o l’ispirazione è venuta scrivendo capitolo dopo capitolo?
“Solitamente l’ispirazione è casuale, magari una canzone che sento o qualcosa che vedo in giro o in televisione mi fa venire qualche buona idea per un romanzo. L’idea mi resta in testa per un po’, ci ragiono, la penso per bene e nel frattempo creo tutte le ramificazioni, dopo di che mi scatta qualcosa dentro e capisco che quello è il momento giusto di mettermi a scrivere. Poi chiaramente ci sono molti dettagli che mi vengono in mente anche in corso d’opera“
5. Secondo te, perchè gli autori decidono di far morire il personaggio che saprete essere il preferito del lettore?
“Forse per creare un colpo di scena. C’è sempre un certo personaggio che non ti aspetti che esca di scena e questo tiene il lettore anche più incollato alle pagine perchè si crea in lui la curiosità di capire non solo cosa è accaduto ma come si evolveranno le vicende senza di lui e se ci sarà qualcuno che prenderà il suo posto“
6. Qual’è la fase più difficile che uno scrittore affronta durante la stesura del romanzo?
“Beh, a volte capitano delle scene la cui descrizione mette in difficoltà perchè magari sono particolarmente intense e coinvolgenti emotivamente. Ogni fase poi è difficile a modo suo: l’inizio perchè da quello dipende gran parte del romanzo e se non si dà un degno incipit il lettore si stanca e molla il lbro; la parte centrale deve saper tenere altro l’interesse anche perchè deve portare fluidamente al finale che deve essere degno di tutto quello che lo ha preceduto. Anche la correzione è una fase molto difficile, bisogna leggere e rileggere le stesse pagine decine di volte e spesso si finisce per leggere a memoria più che con gli occhi e molti refusi sfuggono. Inoltre, a distanza di tempo, ci si rammarica spesso dicendosi ”Ah, se l’avessi scritta così invece che così”!. Dopo tutto ciò, c’è la parte forse più difficile che è il giudizio di chi lo legge e lì devi essere pronto anche a prendere giudizi negativi che però, se fatti con criterio dopo una lettura attenta e rispettosa del testo, aiutano a migliorare“
7. Che sensazione si prova dopo aver scritto un libro?
“E’ difficile da spiegare. Solo chi ha un sogno può capire come ci si sente. Potrei essere riduttiva rispondendoti che è la sensazione più bella del mondo però è davvero la sensazione più bella che io abbia mai provato“
8. Che consigli daresti a tutti coloro che aspiriano, un giorno, a veder pubblicato il proprio romanzo?
“Di studiare e leggere tanto perchè senza un bagaglio culturale e un vocabolario fitto non si arriva lontano e anche di affidarsi a case editrici che curano l’editing perchè alcune sono solo delle copisterie e invece è importante essere guidati, supportati e consigliati da dei professionisti che hanno a cuore, non solo la ovvia buona riuscita del romanzo, ma anche quella del tuo percorso professionale, se si può dire così. Io in questo sono stata davvero fortunata. La LibrosìEdizioni non mi ha lasciata sola mai durante la stesura dei miei romanzi, mi ha dato sempre consigli giusti lasciandomi comunque la libertà di dire quello che pensavo valutando le mie scelte col massimo rispetto“
Angolo libro
Trama
Nell’Irlanda di fine Ottocento la contessina Anna Delarey torna a casa dopo aver concluso il college. Non conosce l’amore, ma sa cosa vuole: non permetterà a nessuno, nemmeno a sua madre, di farle accettare un matrimonio combinato. Sogna un uomo da amare, al di là delle convenzioni sociali e, quando incontra Julian, il bel marinaio, è amore assoluto in grado di illuminare ogni cosa, come il sole di mezzanotte. Anna e Julian sono certi che il loro sentimento potrà superare qualsiasi pregiudizio, ma il destino è in agguato e Anna si troverà di fronte ad una scelta: rimanere ancorata a un passato che non può più tornare oppure faticosamente, coraggiosamente, lottare per il proprio futuro.
Estratto
“Maggio 1889. Piovigginava quella mattina di maggio, ma non era una stranezza nella contea irlandese di Cork. Correva veloce sul ponte la carrozza che stava riportando a casa Anna DeLarey sull’isola di Queenstown, che sorgeva alla foce del fiume Lee e che era collegata alla terraferma da una serie di ponti.
Dopo la fine della scuola, l’unica cosa che Anna desiderava era abbandonare i libri e rivedere i suoi genitori, la sua tata e godersi lunghe passeggiate nel boschetto che circondava tutta la sua casa. Il Collegio delle suore del Sacro Cuore di Berna in cui aveva studiato per dieci anni era in assoluto il migliore, se ne parlava in tutti i salotti dell’epoca, ed era rinomato per le eccellenti studentesse che ne erano uscite istruite e ben educate. Nessuno però parlava mai di quanto le suore fossero severe e
di quanto fossero lunghi i periodi lontano dalla famiglia, ma adesso che all’orizzonte riusciva a vedere il cancello di casa, quei pensieri svanirono. Trovò tutti ad attenderla, compresa la servitù, ben schierata come un esercito. Appena la carrozza si fermò, Anna scese i due scalini quasi volando, senza nemmeno aspettare l’aiuto del cocchiere. Il padre, il conte Conrad DeLarey, le corse incontro stendendo le braccia in avanti per abbracciarla. Tra di loro c’era sempre stato un rapporto speciale. Anna lo adorava e lui non viveva che per renderla felice. L’idea di mandarla a studiare lontano, infatti, non gli era mai piaciuta molto, ma le ragioni che sua moglie Diana gli aveva sottoposto in merito gli avevano fatto credere che per Anna sarebbe stata un’ottima opportunità.
Anna non tornava a casa da più di un anno e risentire il calore del padre in quell’abbraccio le fece dimenticare in fretta di essere stata via tanto tempo. Sua madre le accarezzò semplicemente il viso, sorridendole. Le era stato insegnato che una madre doveva essere un esempio continuo per la propria figlia: niente smancerie, quindi, o crisi di pianto di felicità. Charlotte, la sua tata, un po’ si commosse, invece mentre Anna la abbracciava. Era al servizio dei DeLarey da tanti anni e aveva cresciuto Anna come una figlia, allattandola al seno nei primi giorni di vita. Rivide con piacere anche tutti gli altri: Henry il giardiniere e sua moglie Molly, la cuoca, Peter lo stalliere, il maggiordomo Charles insieme alle cameriere Jessica e Cassandra, di pochi anni più grandi di lei.
La sua camera era come l’aveva lasciata, tutta bianca con il letto al centro davanti alle finestre per ricevere il più possibile i raggi del sole, dall’alba fino al tramonto. Si fece aiutare a disfare i bagagli dalle due cameriere che le raccontarono gli ultimi pettegolezzi dell’alta società riguardo persone che
lei nemmeno conosceva. Tutto era come nuovo per lei. Era stata troppo tempo lontano da casa e dalla vita mondana che le piaceva, nonostante la monotonia degli eventi.
Nei pomeriggi successivi, Diana organizzò diversi tè per presentare Anna alle sue amiche più care specialmente quelle più in vista. Anna però si annoiava a quegli incontri. Quelle donne, che avevano tutte il doppio della sua età, parlavano solo di mobili da soggiorno che andavano assolutamente rinnovati almeno una volta ogni due anni per essere al passo con le tendenze della moda corrente e delle modiste di Parigi che sembravano essere in assoluto le migliori. Oppure, sparlavano di quella o quell’altra persona che aveva commesso il più grande errore della propria vita fidandosi di loro tanto da confidare un segreto su cui poi tutte spettegolavano per ore. La sua vita non era ancora fatta di queste cose. A parte lo studio, non aveva avuto modo di dedicarsi ad altro, quindi in realtà era come se la sua vita non fosse ancora fatta di nulla, doveva ancora cominciarne una vera, una che desiderava fosse piena di emozioni stravolgenti. A diciassette anni, che altro avrebbe dovuto sognare?“
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