di Giordano Sugaroni
Grazie Don Tito. Soprattutto perché hai insegnato agli aquesiani come Chiesa e giovani possano essere in grado di avviare un nuovo cammino insieme. Negli anni post sessantotto in cui nelle nostre case arrivavano immagini che parlavano follemente di come proprio loro pensavano di cambiare il mondo con atti di violenza, hai sdoganato tutto.
Facendogli capire che bisogna conoscere il mondo in tutta la propria complessità non da soli ma assieme a figure come la Tua in grado di comprenderli ed accompagnarli a compiere scelte di valore. Non ha me che ero ancora bambino per capire ma a loro hai regalato occhi e sguardo di speranza.
Perché i pochi che allora studiavano ed invece i molti che lavoravano anelavano a far sentire la propria voce e diventare protagonisti di una Chiesa che comunque volevano rinnovata e ringiovanita. Ed il Tuo qualificato modo di fare comprese che bisognava occuparsi di loro. Coinvolgendoli direttamente.
Ti interrogavi come accompagnarli e trovasti eccezionalmente la risposta entrare direttamente nella complessità dei loro cambiamenti, nella realtà in cui crescevamo, si formavano, si organizzavano. Scopristi sensibilità nuove e specifiche fragilità di ognuno. Ma soprattutto che ardeva il desiderio di costruire un mondo migliore.
E gli insegnasti. Che per percorrere questa strada si doveva partire dal rispetto dei loro predecessori con il patrimonio di risorse materiali e immateriali che trasmettevano ogni giorno. Fosti l’antesignano dei sacerdoti aquesiani ad ascoltarli sinceramente ad aprire il Tuo cuore alle novità.
E, prima di diventare genitori, ti fecero il regalo più bello: la volontà di incontrarsi e camminare assieme. Ed in questo percorso volevano che fortemente fossero loro ad accompagnare la Chiesa al rinnovamento e non viceversa. Sono cresciuto. E ho ritrovato splendidamente tutto questo prima nella figura di Don Luigi Squarcia e poi in quella attuale di Don Enrico Castauro. Sei stato quindi un buon seminatore.