“No al processo di unificazione delle Camere di Commercio di Terni e Perugia”. E’ quello che esprimono i sindaci dei Comuni della provincia di Terni in una lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro competente, Stefano Patuanelli, e alla presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei.
“La riforma, di cui peraltro non si ravvede l’utilità né ai fini del risparmio, né ai fini della razionalizzazione del funzionamento, andrebbe necessariamente corretta – scrivono i sindaci – consentendo agli enti camerali sani, con i bilanci in regola, come appunto quelli di Terni e Perugia, di mantenere una dimensione di autonomia provinciale necessaria per offrire maggiori garanzie ai territori, anche sotto il profilo della rappresentanza, specialmente in un caso come il nostro dove una provincia è tre volte l’altra”. Questo il testo completo della lettera:
“La necessità di una vicinanza degli enti camerali al territorio è stata dimostrata ampiamente soprattutto nel recente periodo di lockdown conseguente alla pandemia, per fornire alle imprese servizi rapidi in stretto raccordo con le locali prefetture e interventi agevolativi immediati in sinergia con quelli governativi.
Fondere le Camere di Commercio non porterebbe, come già detto, alcun vantaggio, mentre potrebbe mettere a rischio gli equilibri che un sistema consolidato ha creato nel tempo. Si tratta infatti di enti fondamentali che devono mantenere una dimensione provinciale autonoma, come quella che caratterizza peraltro le Prefetture, le Province, i tribunali, le forze dell’ordine e gli ordini professionali. L’identità territoriale in tutti questi settori, e ancora più in quello relativo all’ente che tutela lo sviluppo e gli interessi delle imprese, è fondamentale per offrire servizi più efficienti ed efficaci ad imprese e per questo non deve andare perso.
Al di là delle dimensioni date dal di iscrizioni al Registro delle imprese, la Camera di Commercio di Terni può tranquillamente “servire” il proprio territorio dando servizi e risorse alle imprese, come sempre ha fatto in questi anni e soprattutto in questo periodo di “pandemia”, che lascerà inevitabilmente strascichi di crisi socio-economica che non potrà non essere presidiata direttamente dal territorio e sul territorio”.