di Pasquale Di Paola
Estate bollente e tormentata per i dirigenti scolastici delle italiche scuole sull’orlo di una incontrollabile crisi di nervi, preda dei peggiori dubbi e peggiori incubi in vista dell’apertura, sempre più vicina, del nuovo Anno Scolastico. L’incubo maggiore che rende insonni e agitate queste loro infuocate notti è il non avere certezze o precisi chiarimenti sul fatto che, a inizio Anno Scolastico, il famoso metro di distanza tra rime buccali da rispettare in classe fra un alunno e un altro sia da misurare in posizione statica o posizione dinamica.
I dirigenti scolastici avevano tirato un sospiro di sollievo nell’apprendere che la distanza da rispettare in classe di un metro non era tra banco e banco ma tra bocca e bocca.
Però poi è arrivata la riflessione che gli alunni in classe non sono esseri inanimati e statici, ma esseri umani che si alzano, si spostano, si muovono. Ecco, allora, farsi vivo l’amletico e angosciante quesito. La fantasiosa distanza, dalle lontane rieccheggianti reminescenze poetiche, tra rime buccali deve essere rispettata solo quando si sta immobili nel banco o anche quando ci si alza dallo stesso?
Non si tratta di una marginale e trascurabile differenza, ma di un dubbio che riveste una fondamentale importanza, perché, data la naturale e spontanea abitudine dei ragazzi all’interno delle aule di voltarsi, alzarsi e muoversi in senso generale, la distanza da considerare fa variare, e di molto, il numero degli studenti ammissibili all’interno di ciascuna aula scolastica.
Con evidente conseguenza che varia, e anche di molto, l’entità del personale docente e personale Ata da assumere in aggiunta a quello già in servizio e il numero degli ambienti da reperire e da adibire a nuove aule per accogliere in presenza tutti gli studenti del Belpaese.
Infatti, a seconda del riferimento da considerare tra distanza statica o dinamica, in una classe possono essere ammessi 20/21 alunni oppure, usando il riferimento più penalizzante, nella stessa non ce ne potrebbero entrare più di 12/13.
Per avere chiarimenti precisi in maniera da rendere più tranquille queste loro insonni notti d’estate i dirigenti scolastici, tramite la loro associazione, l’ANP, hanno preso penna e foglio e messo nero su bianco precise richieste e chiarimenti indirizzati al famigerato Comitato Tecnico della Scuola e al Ministero della Pubblica Istruzione. I dirigenti hanno posto precisi quesiti, oltre a quello cruciale di quale forma di distanziamento attuare tra statico e dinamico.
Hanno chiesto precise indicazioni sul fatto che le mascherine siano fornite (e pagate) dal commissario straordinario o se, invece, se ne dovranno fare carico le scuole. Rendendo più balbettanti le loro sempre esigue disponibilità finanziarie.
Poi hanno chiesto delucidazioni e rassicurazioni sulle caratteristiche e funzionalità dei sistemi di aerazione dei locali scolastici, sul protocollo da seguire in caso di individuazione di soggetto affetto da Covid, sull’utilizzo dei locali scolastici da limitare alle sole attività didattiche o da aprire come nel passato anche alle attività di società esterne.
Inoltre i dirigenti scolastici hanno chiesto riferimenti certi su eventuali programmi di screening e come avverrà l’istituzione di referenti medici presso le Asl, in considerazione del fatto che le istituzioni scolastiche presenti sul territorio sono circa 8.500, le unità di personale scolastico superano il milione di assunti e gli alunni sono quasi 9 milioni. Tante richieste che rendono evidente a tutti come, a 40 giorni dall’apertura dei portoni scolastici per accogliere gli alunni che necessitano di corsi di recupero, la situazione della Scuola sia, al netto delle solite chiacchere politichesi e delle facili e superficiali rassicurazioni, assolutamente in alto mare.