di Massimo Gnagnarini
Scrivere il prossimo bilancio comunale di previsione che dovrà essere approvato dal consiglio comunale entro il prossimo 31 luglio, è un compito per certi versi straordinario. C’è stato il crollo degli incassi del turismo per effetto della pandemia, quello della riscossione dei tributi complice la pregressa e latente crisi economica e ancora le recenti normative che obbligano a maggiori accantonamenti che riducono la capacità di spesa. Robe pesanti e solo parzialmente mitigate, ma solo per il 2020, dalle risorse liberate grazie alla rinegoziazione dei mutui e dei boc.
Non preoccupa il ritardo tecnico con cui si va all’approvazione del bilancio, ormai immagino anche oltre la data ultima stabilita con la proroga concessa dal Prefetto, preoccupante sarebbe se questo Bilancio di previsione 2020/2022 venisse concepito in una logica difensiva e in meri termini di prudenza. In questo caso gli effetti disastrosi, ovvero il prosciugamento delle risorse disponibili e quelle da recuperare, li vedremo tra un anno o due e ci porterebbero dritti verso la proclamazione di un nuovo dissesto finanziario dell’Ente.
La strada da non percorrere assolutamente è quella dei tagli. Significherebbe stabilizzare al ribasso i conti, ma automaticamente azzerare anche il ruolo che il Comune dovrà svolgere per la ripresa economica della nostra città. Ruolo che resta insostituibile specie in questa prima fase di riavvio.
L’altra strada da seguire, a mio parere, si muove invece su due direttrici che dovrebbero caratterizzate la manovra:
1. un significativo aumento del debito (mutui) per nuove infrastrutture materiali e immateriali mirate il rilancio del turismo;
2. l’abbassamento delle tasse locali.
Si tratta, però, di misure da attuare subito che se da un lato aggravano momentaneamente lo stato dei conti nel contempo generano effetti stabilizzatori attesi in un arco temporale di 36 mesi. Giusto il periodo che coincide con questa programmazione di bilancio e dunque nell’arco temporale che la legge stabilisce per la salvaguardia degli equilibri del bilancio stesso. Non deve spaventare dunque se, applicando questa ricetta, si possa generare un eventuale disavanzo d’esercizio nel 2020 da recuperare nei due esercizi successivi.
Più soldi per il turismo. Già in tempi normali la necessità di intervenire sul turismo con adeguate risorse da impiegare in infrastrutture e per una efficace promozione di mercato erano noti. Il turismo per Orvieto, come il fermo di questi mesi dimostra, non solo è strategico per lo sviluppo economico della città , ma è addirittura vitale per le casse comunali e dunque per assicurare i servizi essenziali ai residenti.
Chi ancora avesse dubbi deve considerare che il valore dell’incidenza della filiera turistica sulle finanze comunali è stimabile in un introito annuale che tra imposta di soggiorno, parcheggi, pozzo di san patrizio e altri beni culturali, occupazione suolo pubblico, quote TARI e di IMU, dal 2014 in poi questi cespiti sono raddoppiati e in alcuni casi triplicati e superano abbondantemente tutti insieme il valore di 4 mln di euro che è pari all’intero ammontare della spesa libera del comune ovvero quella non assorbita da stipendi, contratti e altri oneri fissi.
Per questo non possiamo permetterci di confidare solo su una ripresa fisiologica di questi flussi al termine dell’emergenza sanitaria. Occorrono investimenti importanti senza l’illusione che bastino provvedimenti di mero sostegno. Non possiamo più sperare di poter andare avanti con le cartoline del Duomo seppur declinate con effetto drone. Serve un progetto di caratura industriale preferibilmente orientato alla qualità. Ma questo si sa da molto tempo. Lascio a chi è più esperto la discussione. Qui io voglio solo ribadire che in termini di programmazione finanziaria il prossimo bilancio deve prevedere una misura shock di fondi nel settore turistico almeno in conto capitale.
Riduzione delle aliquote. Nella seconda metà del 2019, periodo in cui scadevano le rate IMU e TARI e quindi ancor prima della crisi del Covid 19, quasi la metà delle famiglie e delle aziende orvietane non hanno rispettato le scadenze dei pagamenti delle tasse locali così che si è creato un buco di cassa di 9 mln di euro. Un record assoluto. Impossibile immaginare che in questo orrendo 2020 le cose potranno andare meglio.
Occorre comprendere che i contribuenti da una parte e l’Amministrazione dall’altra sono giocatori di una stessa partita nel fine ultimo di assicurare da soli e con le proprie forze tutte le funzioni e i servizi collettivi. Ma il primo passo lo deve fare subito il Comune riducendo le aliquote dell’IMU da troppo tempo fissate ai massimi consentiti dalla legge togliendo così ogni alibi alla disaffezione tributaria ormai giunta a livelli insostenibili.
C’è un aneddoto nella storiografia di Jacques Necker, economista svizzero naturalizzato francese e Controleur general des finanche del re di Francia Luigi XVI, dove gli si riconobbe l’abilità di finanziare la guerra diminuendo le tasse.