di Pasquale Di Paola
Visti i grandi nuvoloni che aleggiano sul mondo della scuola in vista della prossima apertura del nuovo anno scolastico, tra meno di due mesi, molti si chiedono se non sia il caso di sostituire la ministra Azzolina al vertice del Ministero della Pubblica Istruzione. E in molti si domandano se tale avvicendamento risolverebbe o attenuerebbe le criticità e le molte ombre che circondano il mondo della scuola Pubblica del Belpaese.
Partiamo da una verità storica incontrovertibile e non opponibile. Se il problema principale di convivenza con il Covid è costituito dalle cosiddette “classi-pollaio”, la responsabilità non può certamente essere addossata a questo esecutivo o a questo ministro. Le classi-pollaio e uno scientifico smantellamento della scuola pubblica risalgono al lungimirante e sciagurato duetto Gelmini-Tremonti che, con il benestare entusiastico di Salvini e company, fecero di tutto, riuscendovi in parte, per annientare la scuola pubblica.
E di quei provvedimenti, assolutamente sciagurati e inappropiati, ancora oggi i nostri figli ne pagano le conseguenze. Vero che in questo periodo storico dominato dal Covid la gestione della ministra Azzolina è stata assolutamente carente. Ricca di colpevoli silenzi alternati a risibili annunci. La ministra ha taciuto a lungo, troppo a lungo, abbandonando a se stessi e ad un profondo smarrimento milioni di studenti, i dirigenti scolastici e i docenti.
Poi quando ha parlato, ogni volta che ha parlato, è stata sistematicamente costretta a ritrarre, costringendo alunni e personale della scuola a passare da uno stato di smarrimento a uno stato di sgomento. Altrettanto vero che criticare la Azzolina in questo frangente particolare e complesso è come sparare sulla Croce Rossa. La ministra Azzolina, e l’intero esecutivo, hanno dovuto gestire un evento straordinario, epocale, del tutto inusuale negli aspetti e nella complessità,senza avere strumenti ed esperienze sul campo.
Il Coronavirus ha mandato in crisi gli scenari ipotizzati dall’uomo ,creando una situazione difficile da ipotizzare anche nei film di fantascienza. Possiamo tranquillamente affermare che questa pandemia ha rappresentato, e ancora rappresenta, il quarto momento più traumatico della storia dell’umanità. Dopo che Copernico ha certificato l’irrilevanza della Terra nell’universo; dopo aver avuto certezza che i nostri antenati sono state le scimmie; dopo aver preso piena coscienza, grazie alle geniali intuizioni di Sigmund Freud, che nessun essere umano è padrone e conduttore della propria esistenza, come quarto evento catastrofico per l’umanità possiamo tranquillamente annoverare il diffondersi tra noi di questo virus subdolo e dagli effetti letali e ancora non pienamente compresi.
E a settembre sarà durissima per la scuola del Belpaese. Decenni di una sciagurata e miope politica di tagli e riforme squinternate hanno ridotto il mondo della scuola italiana a un malato cronico. Edifici fatiscenti, classi con 25-30 alunni, carenza di docenti e personale Ataridotto al lumicino. Un mix di fattori letali e dalla gestione improba. Nessuno si fa illusioni. Riaprire a settembre a braccetto col Covid non sarà impresa facile. Il comitato di esperti che ha redatto il Piano Scuola ha parlato chiaro. Gli ambienti scolastici rappresentano una polveriera pronta ad esplodere al primo fiammifero o fiammella accesa.
Unico modo per contrastare l’attacco da parte del Covid è rispettare alcune regole inderogabili e indifferibili: classi poco numerose, lavorare in ambienti puliti e sanificati più volte al giorno; ingressi e uscite scaglionate a piccoli gruppi; continua aerazione dei locali, con lezioni più possibile all’aperto. E soprattutto non permettere l’accesso negli edifici scolastici ad alunni che manifestano anche il minimo accenno di sintomi influenzali o di comparsa di raffreddore. Impresa questa titanica nella umida stagione autunnale e fredda stagione invernale, caratterizzata, anche nei periodi pre-Covid, da una moltitudine di alunni quotidianamente raffreddati o con sintomi influenzali.
Quindi per favore, prima di sparare sulla Croce Rossa, qualcuno ricordi a certi signori (Salvini, Gelmini e company) che se la nostra scuola oggi è moribonda lo dobbiamo soprattutto a regole (e tagli) che loro hanno voluto e imposto.