di Irene M.
Era da qualche giorno, ad inizio Covid19, che pensavo di cucire una mascherina di stoffa. Così per passare un pomeriggio creativo con mia figlia, abbiamo guardato un tutorial, preso appunti e ci siamo messe al lavoro. Ho postato la foto su Facebook e sono andata a fare la notte in ospedale a mio padre, all’epoca malato oncologico terminale. Durante l’assistenza, quella notte, ricevetti complimenti e qualche richiesta per realizzarle in caso di necessità.
Il giorno dopo la cosa mi frullava per la testa, ma l’andi/rivieni dall’ospedale non mi permetteva di provare, progettare, realizzare. Eppure in bocca avevo una mascherina chirurgica, passata gentilmente dal personale ospedaliero, che raccomandava di utilizzarla almeno per un giorno, il primo giorno.
Successivamente mi fu chiesto di tenerla il più possibile perché le mascherine cominciavano a scarseggiare.
L’idea di cucire mascherine mi frullava ancora di più mentre la mia assistenza si faceva sempre più dura. Fino a quando un’associazione di idee: la mia assistenza (purtroppo) finirà, per qualcun’altro (sempre purtroppo)
continuerà o inizierà- i familiari devono essere protetti e coccolati- chi si occupa di questo?- le associazioni che pensano all’assistenza – devo contattare il Chianelli!”. Mandai qualche messaggio, cercai qualche contatto.
Nei tempi di pausa provai a cucire qualcosa: tutti i miei familiari avevano una mascherina di cotone. Mio padre mi lasció proprio mentre prendevo contatti per la mia iniziativa: la creatività mi aiuterà, questo é quello che pensai subito. Nei giorni successivi la mia iniziativa ha un titolo, #SuLaMaschera, gli hashtag mi piacciono e per ogni progetto li modello con i giochi di parole (#fasciamocilatesta per fasce per capelli, #presiperilcollo per le sciarpe, #chescuffia per le cuffiette ecc). Le mascherine a marzo erano introvabili, erano superflue, quelle di stoffa è come non averle, servono quelle con il filtro, ma come si fa senza, “è vero che le cuci?” Questo é stato il passaggio piuttosto veloce a quello che é stato il mio impegno negli ultimi due mesi.
Ho ricevuto tantissimi ordini, ho cucito tantissime mascherine per conoscenti, amici, amici degli amici, un passaparola nato tra i social, ma anche tra le poche botteghe aperte. Ho chiesto una piccola offerta. Fino a quando mi contatta il Chianelli; non mi sembrava vero. La mia iniziativa si stava concludendo, pensavo. C’era però la data del 4 maggio che pesava come un macigno “e che fai smetti adesso?”. Avevo un impegno con il Chianelli, faccio la mia prima donazione di qualche centinaia di Euro. La creatività dopo tanto dolore aveva portato qualcosa di buono ma anche tanto impegno.Dovevo continuare. Gli ordini si accumulano, la gente aspetta, qualcuno si lamenta, i negozi riaprono. La mascherina è obbligatoria, anche quella di stoffa va bene. Comincio a cucire per i bambini, per i nonni oltre che per i genitori che riprendono a lavorare. Le fantasie che uso per qualcuno sono da bambini, per me sono solo fantasie, appunto. La stanchezza comincia a farsi sentire, sono pronta per un’altra donazione. Stavolta penso al Meyer a tutte le volte che mi ha accolto e ad un’associazione a cui sono particolarmente legata ma….la donazione ancora non l’ho fatta. I miei ordini di mascherine, oggi, si contano sulla punta delle dita. L’iniziativa #SuLaMaschera sta per finire. Oggi le mascherine si trovano, si scelgono, si acquistano ed é giusto far girare l’economia nel nostro territorio. Il mio impegno si concentrerà su qualche altra iniziativa. Al prossimo Hashtag. #CucIre