di Franco Raimondo Barbabella
Non vivo sulla luna e so bene che la nostra non è stata l’unica realtà in cui si sono verificati i problemi di cui ancora una volta voglio segnalare la gravità. E so anche che non sono certo il solo a preoccuparmene, tra l’altro per averli condivisi costantemente con altri colleghi consiglieri dei gruppi di minoranza. Parlo di sanità e in particolare di ospedale. Leggo di ospedali e di zone in cui riprendono a pieno le normali attività delle visite ambulatoriali e delle cure. Ultima quella di Assisi. Meno male, anzi, possiamo semmai solo dire era ora! Ma appunto, ciò che non si riesce a capire è perché ancora non accade qui da noi.
Abbiamo posto il problema per tempo e ogni volta ci è stato risposto che stavamo strumentalizzando, facendo propaganda (di che cosa poi!), perché andava tutto bene. Però poi accadeva che la nostra gente continuava a girare per l’Umbria, le visite erano rinviate, la ripresa qua e là molto era lenta, insomma alle dichiarazioni delle autorità non c’era mai il seguito delle cose reali. Fino ad oggi. E ancora il sistema non va. Chi sa davvero come stanno davvero le cose? Se chiedi nessuno ti sa dare una risposta attendibile di strategie, di programmi chiari, di tempi certi. E nessuno risponde di ciò che è stato detto ma poi non fatto.
La questione riguarda il normale andamento delle cure ospedaliere nei diversi reparti, ma riguarda anche le visite ambulatoriali, i controlli periodici, e addirittura le incombenze amministrative. C’è da chiedersi a questo punto che cosa si intende per emergenza e urgenza. Che cosa succede ad un malato oncologico se si lascia passare qualche mese senza controlli e cure adeguate? Qui si rischia di rendersi responsabili di provocare seri aggravamenti di una malattia che poi non lascia scampo.
Il 15 maggio si potevano leggere su Repubblica queste parole: “Sospesi tra la malattia che non aspetta e la necessità di deporre le armi e fermarsi per scansare il Coronavirus. Si sentono così i pazienti con un tumore e a mettere in luce le loro emozioni è un sondaggio condotto da 30 Associazioni di pazienti nell’ambito del progetto “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”. In Italia ci sono almeno 3 milioni e mezzo di persone con un tumore che a causa del lock-down hanno dovuto sospendere le visite mediche, i controlli e a volte le terapie. Con quali conseguenze per la loro salute?”. La questione si pone anche dalle nostre parti, mi pare.
Ancora, che cosa succede se anche per certe altre malattie si saltano a lungo i controlli periodici? Io non so se ci si rende conto della realtà che stanno vivendo le molte persone che hanno problemi di diverso tipo ma che di cure hanno comunque bisogno, ad esempio delle perone che magari dovranno recarsi a Terni o a Narni semplicemente perché qui non c’è più lo specialista di quella determinata malattia. Soprattutto, se ci si rende conto del disagio dei malati e dei loro parenti che sono stati o sono ancora dirottati su altri ospedali per diverse ragioni, e però non per interventi di particolare delicatezza e specialità. E ora che c’è l’interruzione del raccordo Orte-Terni, che si fa, si continua come prima? E ci si continuerà a dire che tutto è sotto controllo, che tutto va bene? A emergenza si aggiungerà emergenza e tutti zitti?