ORVIETO – Non aveva mai avuto i capelli a caschetto, li aveva sempre portati lunghi. Una cascata di onde color nocciola che le cadevano lungo la schiena quasi come un tappeto. Poi, Francesca, giovane ragazza orvietana, si è guardata allo specchio, ha rivisto la sua storia ed ha deciso che di quei riccioli ne avrebbe potuto fare benissimo a meno. Li avrebbe potuti donare a chi se li è visti cadere uno ad uno dopo un forte periodo di stress, dopo una gravidanza sofferta o dopo, purtroppo è la ragione più temuta, cicli di chemioterapia. “Non ho fatto proprio niente di eccezionale” dice. Ma qualcosa di eccezionale invece c’è. Un gesto che racchiude in sé l’amore smisurato per il prossimo, il desiderio di aiutare chi ogni giorno guarda la propria immagine riflessa allo specchio e vorrebbe ritornare come prima.
“Ho sempre portato i capelli lunghi, sono sempre stati la mia forza, il mio orgoglio, li ho sempre tenuti lunghi perché mio nipote aveva il vizio di toccarli per addormentarsi e mio figlio li adorava. Mi sono sempre reputata una persona fortunata, ho avuto tutto, un figlio, una famiglia e la salute” racconta Francesca.
“Ho pensato a questo gesto per molto tempo, poi quando hanno riaperto i parrucchieri ho preso coraggio, mi sono informata attraverso le Associazioni “Un Angelo per Capello” e Tricostarc dopo aver chiesto aiuto anche sul gruppo Diamoci una Mano. Alla fine ho chiamato la mia parrucchiera Valentina e gli ho spiegato cosa avrei voluto fare e perché. Ne è stata felicissima”.
I capelli, per una persona, è come se fossero la propria identità, una parte che non può prescindere dal proprio corpo, non solo lo adorna ma gli da forza, sicurezza, vigore.
Ecco perché perderli peggiora il disagio e la sofferenza, ma le parrucche sono costose. Ed ecco che allora grazie a delle Associazioni di volontariato è possibile donare i propri capelli per farle diventare speranza per chi soffre.
“Oggi mentre le parrucchiere mi tagliavano i capelli (non hanno voluto essere remunerate), si sono commosse, erano anni che non li tagliavo. Ma, in qualche modo, volevo ridare il bene che mi è stato dato a qualcuno, passare “il favore”, dare la speranza agli altri”. Francesca ha perso la nonna proprio a seguito di una brutta malattia che l’aveva trasformata nel corpo e nell’anima.
“So che significa soffrire per questa malattia chiamata cancro, volevo solo che una persona guardandosi allo specchio con i miei capelli si sentisse bene finalmente. Credo sia dura guardare i propri capelli cadere ciocca dopo ciocca dopo ogni terapia, ho pensato che i miei sarebbero ricresciuti. Invece, purtroppo, ci sono persone alle quali non ricrescono più… Se avessi la stessa malattia un gesto del genere mi sarebbe piaciuto, lo avrei apprezzato profondamente perchè redo fermamente nella gentilezza delle persone anche se molto spesso sono stata delusa”. Domani le sei lunghe trecce di Francesca verranno spedite all’Associazione Tricostarc per il Progetto Smile ideato da A.T.R.I. Onlus (Advanced Tricology Research International Onlus) e sostenuto anche dalla Fondazione Prometeus Onlus. Diventeranno parrucche, diventeranno sorrisi, diventeranno speranza.
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