di Pasquale Di Paola
Ora che finalmente sono stati svelati i contenuti del Piano Scuola, a tutti è chiaro che non sarà semplice, se non a chiacchiere, garantire l’apertura delle scuole a settembre nel rispetto della sicurezza e prevenzione anti Covid. Questi contenuti sono inadeguati e pericolosi, specchio della solita Repubblica delle chiacchiere e delle scartoffie inutili. Si continuano a delegare alle singole scuole le decisioni circa le strategie da adottare, minando gravemente l’unitarietà degli ordinamenti e del sistema scolastico garantita dalla Costituzione e il valore legale del titolo di studio.
Oggi in 60 province italiane i genitori scendono in piazza per protestare contro l’inadeguatezza di questo Piano, sottolineando che si distingue per la prosa ministerialese e scuolese, ricorrendo a mille giri di parole per nascondere e giustificare il non finanziare quanto servirebbe la scuola pubblica. Infatti al netto delle chiacchiere e promesse da venditori di fumo non è prevista una sola assunzione in più di quelle canoniche, anche perché neanche un euro di quelli finanziati dall’Europa per l’emergenza Covid è stato destinato alla voce scuola.
Ogni scuola deve arrangiarsi da sé, con i mezzi propri e quel che offrono i territori e gli enti locali. In nome dell’autonomia scolastica, che viene comoda quando il Governo non si vuole assumere responsabilità, viene delegato totalmente alle singole realtà scolastiche inventarsi strategie sul come riaprire in sicurezza a settembre. Con la conseguenza che, con queste premesse, riaprire sarà a dir poco problematico.
Infatti le eterogeneità delle diverse realtà scolastiche italiane porteranno ogni dirigente ad affrontare tutte le problematiche senza azioni comuni, senza un filo conduttore univoco per tutto il sistema, trasformando le varie realtà scolastiche in teatro di scenari, opportunità, offerte formative discrepanti e incongruenti tra loro. Per fronteggiare una didattica mista (in aula e a distanza) occorrono molti più docenti e lo stesso si rende necessario anche nello sdoppiamento delle classi, nelle turnazioni e nei gruppi misti di lavoro.
Perché è inutile e demagogico ricorrere, come molti dirigenti scolastici stanno provando a fare, a fantasiose soluzioni su come predisporre banchi, lavagna o cattedra per evitare di sdoppiare le classi. Così come da ridere è parlare di metri cubi per calcolare quanti alunni poter inserire in una classe visto che ancora non sono stati inventati ascensori mobili e trasparenti per disporre gli alunni uno sulla testa degli altri.
Se vogliamo tutelare la salute dei nostri figli, noi genitori per primi, per i nostri figli, dovremmo pretendere che i banchi siano distanziati a un metro l’uno dall’altro. E che, come indicato dal Comitato di Tecnici, la cattedra sia distanziata almeno a due metri, per evitare contatti ravvicinati pericolosi per la prevenzione del contagio. Questo lo dovrebbero pretendere anche i docenti per preservare il loro sacrosanto diritto alla salute.
Denunciando ogni tentativo di forzatura messo in campo da incauti dirigenti, che farebbero di tutto per tenersi buono i genitori evitando di sdoppiare le classi. Purtroppo con il Covid dobbiamo conviverci. E la tutela della salute dei nostri figli non deve essere barattata con convenienze del momento. Molte altre sono le criticità che questo Piano Scuola non affronta.
Come quelle legate alle molte persone appartenenti alle categorie protette e quindi da tutelare dal Covid-19. Criticità legate alla cronica e abissale mancanza di docenti per le sostituzioni e gestione dei gruppi classe che inevitabilmente verranno a formarsi in ogni scuola. Per non parlare dell’assoluta inadeguatezza del numero di collaboratori scolastici per fronteggiare le necessità di pulizia e sanificazione. Con l’aggiunta delle malattie stagionali che, inevitabilmente, con l’arrivo dell’autunno si sovrapporranno al Coronavirus generando caos e panico che non sarà semplice da tenere sotto controllo.
Per non parlare delle condizioni degli edifici scolastici trascurati e talvolta impraticabili in alcune aree (esterne, palestre, cortili comuni, laboratori) e della cronica mancanza di materiali, strumenti, accessori, banchi, strutture che possano consentire il distanziamento. E questi sono solo alcuni aspetti assolutamente ignorati dal Piano Scuola, aspetti che renderanno difficile se non un miraggio una tranquilla apertura, in sicurezza, delle scuole del Belpaese.
Non si può pensare che il tutto sarà fronteggiato e risolto da dirigenti e da docenti determinati, capaci e volenterosi. I problemi avranno una ripercussione non solo sulla salute dei cittadini (alunni, docenti e le rispettive famiglie) ma sull’intero Sistema Scuola, sul diritto all’istruzione ed alla inclusione. La Scuola adesso, subito, ha bisogno che si intervenga con azioni concrete, opportuni finanziamenti, nonché assunzioni massicce di personale docente e Ata, affinché si possa dire con serenità e coerenza che la Scuola a settembre è pronta ad aprire i cancelli d’ingresso.
Perché, se partiamo dai contenuti aleatori e del tutto inapplicabili del Piano Scuola, far convivere la riapertura delle scuole a settembre con la reale e non a parole tutela della salute dei nostri figli sarà una vera chimera.