“Rassicurazioni a piene mani, facce serie e compite, impegni precisi. Del resto, queste pose sono richieste a chi occupa posizioni di vertice, siano essi il Commissario Straordinario della USL o il Sindaco di Orvieto. Poi la cosa si ferma lì e non succede nulla. Questa è la vicenda dell’Ospedale di Orvieto il cui ritorno ad una “controllata” normalità era stata annunciata, in una discussa conferenza stampa, da De Fino (il commissario straordinario USL2) e dal Sindaco di Orvieto Roberta Tardani.
Ma da allora, trascorso quasi un mese, ancora non è stata pianificata alcuna programmazione per riprendere gli accertamenti diagnostici, visite anche con priorità a 30, 60gg. e di controllo. La situazione desta la nostra preoccupazione e non tranquillizzano i dati della crescita degli infartuati, dell’interruzione dei follow-up oncologici, dell’accumulo di tempi sempre più lunghi per le visite di controllo.
A questo non ci si può davvero abituare, perché in questione c’è il “diritto alla salute”, argomento che dovrebbe mettere tutti d’accordo e suggerire un’attenzione non di maniera. Non vorremmo che Orvieto diventasse l’avanguardia umbra di una dissimulata privatizzazione della sanità pubblica, iniquo esperimento “thatcheriano” su piccola scala finalizzato ad erodere prima la qualità dei servizi, poi a suscitare un’insoddisfazione da parte dei cittadini e infine ad affermare un modello di sanità pubblica residuale rispetto a quella privata.
Ora, chi ha le spalle coperte e risorse in esubero può ricorrere a cliniche private senza troppo pena. Però non tutti possono godere di tale privilegio e laddove c’è un disagio, una difficoltà familiare, una disoccupazione che si protrae da tempo, ecco che il ricorso al privato diventa insostenibile e ingiusto. Quindi si aspetta. E, alla fine, ci si convince che è meglio mandare al diavolo tutto e pagare per un diritto sancito dalla nostra Costituzione.
Ma se si attenta a questo diritto, viene giù il patto di protezione contro le avversità del destino sancito all’origine del patto democratico e repubblicano, lasciando pericolosamente nude le disuguaglianze più odiose.
La nostra richiesta di vigilanza al Sindaco muoveva da queste preoccupazioni. Ovviamente ella può anche preferire un modello di sanità privatizzato per il quale chi più ha, meglio si cura e meglio vive. Ma abbiamo bisogno di sapere e diritto di conoscere quali sono le reali intenzioni: se e come si intende mantenere un presidio ospedaliero di qualità e una sanità di territorio adeguata ai bisogni. Insomma: vorremmo dire al Sindaco Tardani che a volte, per citare una nota réclame di confetti di conforto, ‘non basta la parola’ ma i fatti”.
Gruppo Consiliare PD Orvieto
Martina Mescolini
Federico Giovannini