ORVIETO – Orvieto è sempre stato un territorio molto fertile per quanto riguarda l’arte musicale, sull’isola di tufo sono nate e cresciute band che hanno, più spesso localmente ma a volte anche a livello nazionale, lasciato il segno distintivo di un’epoca.
Dopo un grande proliferare di stili e generi, gruppi e live tra gli anni 80 e il finire dei 90, il panorama musicale orvietano si è un pochino ristretto anche se continuano a (r)esistere artisti appassionati, pronti a mettersi in gioco anche in un periodo di grande incertezza come quello attuale del post quarantena.
I live sono attualmente fermi, e la dura vita del musicista si fa ancora più complicata, portando gli artisti a veicolare la propria altre attraverso altri canali, specialmente il web con la nascita di videocorsi e live da casa.
I Quiet Room sono una delle nuove proposte nell’attuale panorama musicale orvietano, un gruppo formato da tre elementi, Lorenzo Marricchi (basso), Lorenzo Nencini (batteria) e William Saccà (chitarra), che nasce dall’esigenza di mettere in musica idee e sensazioni.
“Il nostro progetto – spiegano i componenti della band – affonda principalmente le radici nel Funk, con il via libera a contaminazioni in altri generi come il Rock Settanta o il Blues. Le nostre sono produzioni inedite e attualmente stiamo registrando”. Nonostante non ci sia più il fermento musicale di 20/30 anni fa, la band orvietana sottolinea che anche oggi non ci facciamo mancare niente, dal metal al cantautorato, quindi la città di per sé non ha perso la presenza di giovani e meno giovani attivi in questo settore.
“A livello umano, tra musicisti orvietani ci si conosce praticamente tutti, – hanno aggiunto i tre componenti del gruppo – ci si confronta spesso fra gruppi e si condividono successi e complicazioni. Complicazioni che il mondo della musica soffre già da una ventina d’anni, Orvieto non esclusa, e aumentate in special modo in questo periodo di pandemia che ha bloccato praticamente tutta la macchina dei concerti e delle esibizioni”.
Per i Quiet Room e per tutti gli altri musicisti orvietani le parole sono due: speranza e attesa. Gli esercenti dei locali fanno fatica a ripartire a pieni giri e ripiegare solamente sul web per molti musicisti resta un semplice palliativo. Dal racconto dei Quiet Room, l’esperienza della pandemia ha lasciato molti compositori, amatoriali e non, a casa senza possibilità di guadagno, destinati anche a far fronte alle spese di studio, strumenti e non solo. Quello della musica è un lavoro che richiede tempo e spese come tutti gli altri.
“Anche se noi tre, nello specifico, – spiegano gli artisti in questione – siamo impegnati in altri lavori a sostegno delle nostre famiglie, non possiamo non vedere la gravità di questa emergenza così come è insorta a causa del necessario distanziamento sociale”. L’assenza della sala prove, dell’incontro umano e creativo fra membri di una band o fra band e pubblico, è un altro elemento che ha segnato non poco la vita dei musicisti orvietani, dovendosi privare di quelle sensazioni di condivisione non paragonabili ne tanto meno sostituibili con uno sharing on line.
Tirando le somme nonostante le diverse difficoltà post-covid la scena musicale orvietana oggi è viva e vegeta. Speranza e attesa sono le armi a disposizione di cantanti, musicisti e compositori, pronti a voltare pagina per una possibile new wave musicale orvietana. (V.S)