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Home Politica

Orvieto: bene rinviare i debiti ma per fare cosa?

Redazione by Redazione
22 Giugno 2020
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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di Massimo Gnagnarini ex assessore al bilancio di Orvieto

In questo 2020 il Comune di Orvieto non pagherà le rate del suo debito pubblico. Si tratta di tre milioni di euro comprensivi delle rate dei mutui, dei boc e degli accantonamenti swap. Soldi che resteranno nelle casse comunali da poter spendere subito e per qualsiasi cosa altra.
La domanda, però, è la seguente: Che ci facciamo con questo denaro che comunque dovremo ripagare in futuro con qualche interesse in più ?
Insomma quanta di questa liquidità verrà impiegata per rimpinguare il bilancio comunale orfano in questo primo semestre di importanti introiti alle voci pozzo san patrizio, parcheggi e tassa di soggiorno e quanto, invece, verrà messo in tasca agli orvietani in termini di riduzione di di tasse locali e interventi a sostegno diretto delle famiglie e delle aziende più colpite dalla crisi Covid 19 ?
Questa è la domanda alla quale ci si attende risposta . Una risposta che sarà determinata da scelte puramente politiche senza alibi e o pretesti tecnici.

CHE SIGNIFICA RINEGOZIARE I BOC ?
Significa sostanzialmente posticipare negli anni futuri il pagamento delle due rate semestrali del 2020, pari a circa 1.300.000 euro, relative a un vecchio debito contratto dal Comune di Orvieto nel 2004 con l’emissione di propri titoli obbligazionari cosiddetti Buoni Ordinari Comunali quando andava di moda la cosiddetta finanza pubblica creativa che poi ebbe, nel caso di Orvieto, il suo tremendo epilogo con la sottoscrizione dei famigerati Swap.
La rinegoziazione proposta oggi , lunedì 22 giugno, all’approvazione del Consiglio comunale è una opportunità che consentirà di ottenere liquidità da poter utilizzare subito in forma di spesa corrente. Ciò in ragione delle normative Covid 19 che hanno tolto l’obbligatorietà di utilizzo di tale tipo di risorse solo ed esclusivamente per investimenti in cosiddetto conto capitale.
Pertanto questi soldi potranno essere utilizzati anche per abbassare le tasse locali piuttosto che pagare premi e stipendi al personale e così via. Naturalmente ciò ha un costo finanziario che si aggiunge allo stock del debito pubblico comunale e comporta scelte che ricadono sulle gestioni future ben oltre la scadenza del mandato di chi queste decisioni le prende oggi.

I MUTUI GIA’ RINEGOZIATI QUEST’ANNO E LE RATE SOSPESE
Alla manovra sui BOC, si aggiunge quella varata le scorse settimane dalla Giunta comunale con la rinegoziazione e sospensione dei mutui comunali in essere con la CC DD PP e con altre Banche che dovrebbero aver generato, con riguardo allo stock del debito in essere, una ulteriore liquidità per altri 1,2 Mln di euro.
Pertanto Il Comune di Orvieto nel 2020 avrà a disposizione complessivamente circa 2,6 mln di euro in più da poter spendere ai quali si aggiungerebbero, per dichiarazione dell’Assessore in carica, altri 400mila euro per il taglio ( ottimistico e coraggioso) degli accantonamenti annuali per il rischio causa swap-BNL.

RINEGOZIARE IL DEBITO COMUNALE NON E’ SEMPLICEMENTE UN PROVVEDIMENTO TECNICO MA COMPORTA SCELTE CHE SONO SQUISITAMENTE POLITICHE SU COME SPENDERE QUESTI 3 MLN IN PIU’
Per poter capire dove finiranno questi soldi occorre attendere la presentazione del nuovo Bilancio di previsione 2020/2022 la cui approvazione dovrà avvenire entro il 31 luglio prossimo. C’è da dire , però, che per correttezza formale e sostanziale , l’adozione di queste misure di rinegoziazione del debito, i cui effetti si realizzano già dal prossimo 30 giugno, giorno di scadenza delle prime rate sospese e rinegoziate , si sarebbe dovuta accompagnare ad una delibera di variazione del bilancio dell’esercizio provvisorio in cui si trova ancora il Comune di Orvieto in mancanza di un bilancio approvato. Ciò avrebbe se non altro costretto l’Amministrazione a decidere su quali capitoli di spesa desidera ridistribuire questo surplus di liquidità.
Finora dall’Amministrazione sono arrivate solo anticipazioni generiche e spesso assai contraddittorie. Si è capito di eventuali aiuti fiscali alle categorie colpite dalla crisi salvo nel contempo negare la posticipazione della prima rata dell’IMU scaduta lo scorso 16 giugno il tutto accompagnato da un forse poco opportuno, visto il momento di difficoltà sociale ed economica , richiamo a una maggiore fedeltà fiscale dei cittadini e delle aziende orvietani.

IL VALORE DEL RISANAMENTO DEI CONTI
Nè le attuali rinegoziazioni dei mutui con CC DD PP né quella con le altre Banche, né quella dei BOC sarebbero state possibili oggi qualora il Comune di Orvieto avesse mantenuto il vecchio piano di risanamento finanziario varato dal centro-destra nel 2014 con durata fino al 2023 e se, invece, non ne avesse adottato un’altro , durante la scorsa amministrazione di centro-sinistra, più stringente nei tempi e basato su nuove entrate di bilancio consentendo di uscire dallo stato di Pre-dissesto in cui si trovava l’Ente con largo anticipo. La legge consente, infatti, di posticipare gli oneri e i pagamenti relativi agli ammortamenti del proprio stock del debito pubblico comunale solo a condizione che : “ il Comune non si trovi in situazione strutturalmente deficitaria, in dissesto o in stato di risanamento finanziario”

PER I BOC LA RIMODULAZIONE IN DISCUSSIONE VA CORRETTA
Come già accaduto in occasioni precedenti da parte del cdx orvietano al governo della città ( si ricordi a questo proposito il caso della posticipazione delle quote annuali alla TeMA relative al 2012 e 2014 non pagate e lasciate in eredità alla Giunta Germani ) anche qui , come si evince dalla tabella, si è voluto, oppure non ci si è resi conto, della iniquità di una modulazione delle nascenti rate accessorie che finisce con lo scaricare i tre quarti degli oneri sulla consigliatura che seguirà quella attuale.
In pratica, mi si consenta la semplificazione, l’attuale Amministrazione comunale prende 1,3 Mln e ne restituisce fino al 2024 350mila mentre nei cinque anni successivi l’Amministrazione che verrà non prende nulla e ne dovrà restituire 900mila.  E’ senz’altro un modo non condivisibile quello di scaricare sugli altri la maggior parte degli oneri oltre a compromettere le future politiche di bilancio nel medio e lungo periodo.
Sarebbe auspicabile pertanto una diversa rimodulazione di tale piano di ammortamento da riconcordare con Banca Intesa San Paolo in modo che che tenga conto a parità di oneri finanziari di una più equa ripartizione su scala temporale amministrativa.

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