BAGNOREGIO – I ragazzi come aquiloni che volano, tenuti ancorati alla terra da un filo sottile che sono le famiglie, gli insegnanti, gli educatori. Per fare in modo che cerchino il proprio spazio nel cielo senza perdersi. È la filosofia che, da sempre, orienta l’associazione Juppiter e la cooperativa Gli aquiloni nelle iniziative dirette ai giovani. Uno degli ultimi progetti dell’associazione, finanziato dal ministero dell’Istruzione, si chiama proprio “Il filo degli aquiloni”. Destinataria delle attività, una scuola della provincia: l’istituto omnicomprensivo fratelli Agosti di Bagnoregio.
L’obiettivo è stato quello di fornire ai ragazzi una valvola di sfogo: creare uno spazio di ascolto per far emergere eventuali disagi legati a violenze in famiglia o episodi di bullismo. Un delicato osservatorio sugli studenti, specialmente su quelli delle medie, preceduto da incontri con i genitori e costruito con i laboratori “Come sto” e “Il bullo e il guerriero”.
Tentativi di far loro esprimere, in un’età difficile, paure e preoccupazioni laddove ne avessero, perché capissero di non essere soli: c’è sempre una mano a tenere il filo dell’aquilone.
“Sono stati incontri intensi – spiegano gli educatori di Juppiter coinvolti nell’iniziativa -. Per tutto il mese di febbraio è stato un appuntamento quotidiano: ogni mattina aspettavamo i ragazzi alla Casa del vento, la nostra struttura a Bagnoregio. Un ambiente neutro, che non ricordasse loro né la scuola né la casa, perché potessero sentirsi ancora più liberi da condizionamenti.
Le attività erano mirate a stimolare il dialogo; a volte sono state anche un’occasione per chiarire malintesi sorti solo perché non ci si era spiegati o si avevano dei pregiudizi. Un esercizio di ascolto e comprensione, oltre che un modo per entrare, il più possibile in punta di piedi, nelle loro dimensioni scolastiche e familiari, per capire se va tutto bene tra loro, con i prof, a casa”.
Tutti insieme faccia a faccia nella stessa stanza finché è stato possibile, cioè fino a marzo, quando l’emergenza Coronavirus ha costretto educatori e scuola a ripensare i laboratori virtualmente. Tra le iniziative, un photo contest con in palio un tablet per lo studente che catturasse la foto più bella del suo lockdown. L’ultimo atto è stato “Selfie”, un questionario compilato in forma anonima, elaborato dall’Università Milano Bicocca, per scattare una fotografia dei ragazzi, in una delle tappe più importanti della loro crescita: l’adolescenza. Conoscerli per aiutarli, era l’intento. E soprattutto: accorgersi se hanno bisogno di aiuto, anche quando faticano ad ammetterlo.
Soddisfatto il presidente di Juppiter, Salvatore Regoli: “Un’esperienza educativa e formativa forte, all’avanguardia, che coinvolge la Teverina in un’alleanza tra scuola e territorio”.
Bilancio più che positivo anche per la preside dell’istituto Agosti, Paola Adami. “I nostri studenti hanno risposto bene – ha spiegato la dirigente scolastica -. Questo era uno dei progetti dell’offerta formativa pensati per una fascia d’età particolare, un po’ più problematica dal punto di vista psicologico. È stato creato un ambiente che integra e ascolta, fondamentale per garantire la serena inclusione di tutti. Juppiter in questo è all’avanguardia: sa come creare un coinvolgimento virtuoso. Non solo i docenti detengono lo scettro dell’educazione: la scuola è solo una delle tante agenzie educative. Credo che questo progetto abbia aiutato i ragazzi a costruirsi e a crescere nel rispetto degli altri, conoscendo meglio se stessi”.