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Home Cronaca

Sciame sismico sull’Alfina, parla il sismologo dell’Ingv Alessandro Amato

Redazione 2 by Redazione 2
20 Maggio 2020
in Cronaca, Secondarie, Archivio notizie
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di Gabriele Marcheggiani

CASTEL GIORGIO – “La struttura geologica dove si posiziona l’attuale sciame sismico a bassa intensità è una zona abbastanza conosciuta a livello sismologico, facente parte del cosiddetto bordo tirrenico che grosso modo si trova nell’entroterra, tra la costa e l’Appennino a est e che parte dalla zona dei Castelli Romani a sud di Roma per arrivare fino alle zone prossime ai laghi di Bracciano, Vico, Bolsena e alle pendici dell’Amiata“.
A parlare, contattato dal nostro giornale, è Alessandro Amato, uno dei maggiori esperti di sismologia in Italia, dirigente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), già direttore del Centro Nazionale Terremoti e membro della Commissione Grandi Rischi.
“L’attività deformativa della crosta terrestre in queste zone è stata molto intensa diversi milioni di anni fa, poi attenuata a partire da un milione di anni or sono ma è comunque sempre attiva, non come nelle zone appenniniche tra Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo ma di certo non si è arrestata”, prosegue Amato.
“L’Alta Tuscia al confine con Umbria e Toscana è stata anche una zona vulcanica, come è risaputo, ed i terremoti che vi si originano sono da attribuire probabilmente all’azione deformativa di cui ho parlato ed un’attività magmatica profonda che comunque influisce sugli equilibri geologici della struttura che la sovrasta”.

  • Bagnoregio 1695 e Tuscania 1971 sono due eventi molto forti che hanno colpito zone vicine a quella del lago di Bolsena: quest’area è veramente così pericolosa?

Gli eventi che lei ha citato sono tra i più forti che hanno colpito quest’area e quelli che vengono ricordati maggiormente: parliamo comunque di eventi con magnitudo moderata, poco superiorie al quinto grado Richter, che non dovrebbero essere devastanti. Sul terremoto del 1695, seppur alcune fonti riportino addirittura una magnitudo di 5.87, (vedi Catalogo storico (CPTI15: https://emidius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15/) potrebbe essere un po’ sovrastimata. Per eventi così lontani nel tempo ci si basa sui documenti storici e sulla quantificazione dei danni materiali per poi ricavare una stima approssimativa della magnitudo, che potrebbe risultare più alta del reale per vari motivi.

  • Però a Tuscania ci furono vittime e danni ingenti.

Vero. Bisogna sempre tenere presente che le vittime sono causate dalla fatiscienza degli edifici, dal fatto che non siano stati progettati e costruiti per resistere anche a terremoti moderati. Va considerato inoltre il fatto che la caratteristica di questa zona è di dare origine a sismi molto superficiali, nell’ordine dei 3 – 7 chilometri di profondità. Le profondità ipocentrali maggiori stimate per gli eventi di questi giorni (intorno ai 10 km) sono quelle che derivano dalle analisi in tempo reale con la Rete Sismica Nazionale e solitamente diminuiscono quando si adottano tecniche di analisi più sofisticate

  • Già nel 2016, pochi mesi prima della devastante sequenza Amatrice – Norcia, la zona dell’Alfina era stata interessata da una serie di scosse: c’è un legame temporale tra questi eventi?

Il 30 maggio 2016 ci fu una scossa di magnitudo 4.3 gradi Richter, una scossa importante che comunque non causò particolari problemi alle strutture e alla popolazione, una scossa decine di volte più potente di quelle che avvengono in questi giorni che sono tutte di magnitudo inferiore a 2,7 gradi Richter. Il legame temporale nei terremoti è di difficile attribuzione, a volte ad un evento singolo ne segue un altro anche più forte dopo pochi minuti o poche ore, altre volte invece non succede nulla per anni. Ad Amatrice ad esempio, alla prima forte scossa ne seguì una seconda dopo neanche un’ora con epicentro verso Norcia. Qui parliamo comunque di eventi diversi, in una struttura non così attiva come quella dell’appennino e che non ha dato origine a terremoti così intensi.

  • Il fatto che ci sia uno sciame in atto da diverse settimane fa sì che voi abbiate un occhio di riguardo per questa zona, che la monitoriate di più?

In Italia ci sono decine di terremoti ogni giorno, anche all’interno di piccoli sciami sismici che noi comunque seguiamo sempre da vicino. Ogni evento maggiore di 2,5 gradi Richter viene segnalato alla Protezione Civile nazionale per tutte le valutazioni del caso, così è avvenuto anche  per questi eventi della zona di Bolsena: la maggior parte delle scosse però è stata inferiore a 2 gradi, quindi ben al di sotto della soglia di comunicazione e di percettibilità. In genere quando è in atto uno sciame sismico ci rechiamo sul posto e piazziamo degli ulteriori strumenti che ci aiutino a comprendere meglio il fenomeno e a studiarlo. Visto che lo sciame sismico in atto è a bassa intensità, non abbiamo ritenuto di dover intervenire con nuova strumentazione, sfruttando quella già presente in zona.

  • In questa zona da anni è in atto una battaglia tra favorevoli e contrari al progetto per lo sfruttamento della geotermia, addirittura c’è chi teme che le scosse di questi giorni siano legate alla costruzione di questo impianto che in realtà è ancora solo sulla carta: lei cosa ne pensa, la geotermia può essere pericolosa in zone ad alto rischio sismico?

Su questo argomento è difficile rispondere, a livello scientifico non è facile fare una valutazione univoca dei rischi che si possano correre. Lo sfruttamento della geotermia prevede alcuni interventi artificiali in profondità che alterano gli sforzi della crosta terrestre ma francamente credo nessuno possa dire a priori se tali interventi potranno causare un terremoto oppure siano sicuri al 100%: di certo la zona interessata ha una geologia particolare, come le dicevo, i terremoti si originano tutti a profondità relativamente basse. A Larderello ad esempio, la geotermia non ha creato particolari problemi dal punto di vista della sismicità indotta, pur in presenza di evnti microsismici, ma quella è una zona relativamente poco abitata, al contrario di quella tra Bolsena e Orvieto dove di insediamenti ce ne sono molti e con una vulnerabilità piuttosto elevata.

  • Mentre parliamo sembra essere ripresa l’attività sismica nella zona di Norcia…

In realtà dal 2016 quella zona è ancora sismicamente attiva, i parametri non sono tornati a quelli precedenti le scosse dell’agosto – ottobre. E’ tutto sommato normale dopo quanto successe, la sequenza sismica di quell’anno fu considerevole, ci furono diverse scosse superiori a magnitudo 5 su scala Richter e due superiori a sei gradi, stiamo parlando di un evento tra i maggiori accaduti in Italia negli utimi cento anni. A L’Aquila ci vollero tre anni prima che la terra smettesse di tremare, a Norcia invece ancora non è accaduto e ogni tanto si manifesta una nuova sequenza di eventi che ci ricordano che quella zona è tra le più inquiete, sismicamente parlando. E’ pur vero che anche questa sequenza sta via via scemando, tutte le sequenze sismiche presto o tardi finiscono.

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