Venerdì 29 maggio riapre l’Hosteria di Villalba, avamposto resistente dell’enogastronomia semplice e felice, autentica e meticcia insieme, figlia dell’incontro di tre regioni: Umbria, Toscana e Lazio. E riapre in tutta sicurezza, protetta da un efficientissimo sistema di ventilazione naturale di “aria sorgente” (processata da qualche migliaio di ettari di bosco) e con il privilegio di comodi spazi non contesi da edifici, arredi urbani, macchine e folle vocianti. Qui il silenzio è promessa certa di salubrità e il distanziamento un’unità di misura acustica.
L’Hosteria è un posto “movida-free”, libero da assembramenti e da affollate ambasce. Il suo romitaggio e la sua quiete non servono solo a garantire la sicurezza oggi richiesta dai decreti quanto a segnare un confine al di là del quale scorre un tempo differente, lento, necessario a recuperare le prerogative di quel “diritto al piacere” che trova nel cibo uno dei veicoli di massima espressione.
A capo della “Cucina Costituente” di Villalba il bravo Adio Provvedi, esploratore di boschi e di piante alimurgiche, collezionista di storie e prodotti contadini, appassionato fabbricatore immagini, ricette e lieti simposi. “L’Hosteria di Villalba – ci spiega Adio – non è una nostra invenzione essendo antica di 400 anni. Era già presente nel 1620, come attestato da una vecchia mappa attribuita al cartografo Giovanni Antonio Magini. Noi abbiamo semplicemente restituito a questo posto, dopo quattro secoli, l’originaria vocazione”.
“La distanza dal mondo – riflette l’oste – è oggi la migliore certificazione di qualità. Ci troviamo a 680 metri s.l.m., attorno ci sono migliaia di ettari di foreste che dispensano gratuitamente aria filtrata balsamica e pulitissima. Questa beata lontananza non teme assembramenti o movide. Si può godere della dolcezza del convivio, della letizia dello stare assieme in sicurezza, della gioia di assaporare cose buone senza ansia di incerte prossimità”.
“Riapriamo – continua – osservando scrupolosamente tutte le norme di dettate dai decreti e per accompagnare piacevolmente il recupero della normalità. Per come concepiamo noi questo mestiere veder tornare amici vecchi e nuovi è un motivo di felicità. La missione di ogni autentica osteria non è fare soldi ma distribuire piacere, benessere, gioia di vivere.
I soldi servono per tenere aperto e per dar da vivere a quanti ci lavorano. Ma l’osteria è una specie ’opera: abbisogna di avventori come il teatro necessita di attori, il concerto di musicisti, la poesia di declamatori.
L’offerta enogastronomica dell’Hosteria – conclude Adio – , avvinta tenacemente alle nostre radici rurali e locali, ha ancor di più potenziato, nonostante i mesi di ‘penitenza’, i legami con le filiere agroalimentari di queste terre di confine. Si viene all’Hosteria certamente per mangiare ma anche per conoscere ciò che di buono e di resistente c’è in giro, le produzioni eroiche dei contadini delle ‘Terre Alte’ umbro-tosco-laziali, le storie dei boschi e dei borghi. E per godere, con gusto, la gioia della ritrovata libertà! Vi aspettiamo!”. L’Hosteria di Villalba, gestita dalla Cooperativa Sociale di Comunità “O.A.S.I” ed è parte di un più vasto progetto di recupero e riuso del patrimonio edilizio rurale della Regione Umbria, che comprende anche la Baita di Villalba e il casale Acquaviva (provvisto di cinque appartamenti). L’obiettivo sociale del progetto è invece la costruzione di percorsi d’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e la realizzazione di attività di sviluppo sostenibili, sia sotto il profilo ambientale sia economico, per dare opportunità e visibilità ad un’area di grande interesse naturalistico.
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