ORVIETO – Orvieto riapre dopo oltre due mesi, sotto un cielo plumbeo che ogni tanto lascia cadere qualche goccia di pioggia mista a sabbia del deserto. Orvieto riparte – o prova a ripartire – dopo due mesi di clausura pressoché totale, come uscita da un sortilegio che l’ha precipitata in un lungo sonno.
Qua e là la vita della città lentamente prende forma, nella serranda del negozio di abbigliamento che si rialza, negli ultimi preparativi di chi deve approntare ogni cosa nel proprio negozio, nel vociare ancora timido nei vicoli del centro storico, nell’incontro fugace e a distanza di chi non si incontrava dall’inverno scorso.
C’è già chi è in piena attività, come il barbiere che sembra uscito da un film di fantascienza o il barman intento a servire un cappuccino ad una signora di mezza età che se lo assapora come fosse la prima volta.
C’è chi, al contrario, staziona sull’uscio del suo negozio scuotendo la testa chè a mezzogiorno ancora non aveva visto un cliente: “Sono pessimista, sono completamente pessimista”, ripete scandendo le parole dietro la mascherina d’ordinanza mentre un breve scroscio di pioggia sembra un effetto speciale teso a rimarcare le sue parole. La titolare di una profumeria in via del Duomo aspetta il giorno in cui Orvieto tornerà ad essere una città turistica perché, dice “ci sono zone della città come questa che lavorano solo con i turisti, di orvietani qui non ne vengono molti”.
Si ferma un secondo, come a pescare un pensiero tra i molti che devono assillarla in questi giorni e conclude: “Sa che la gente adesso ha scoperto che si può comperare on line? Non escono neanche di casa, cliccano sul telefono e comperano, comperano…e noi chiudiamo”, conclude amara. C’è chi sorride per questa mattinata che sembra comunque una giornata di sole radioso dopo l’inverno della clausura forzata, in barba al cielo capriccioso e chi tiene gli occhi fissi verso un indefinito futuro prossimo venturo dove la peggior crisi economica dal dopoguerra morderà duro e senza fare sconti a nessuno.
“La gente ha voglia di vivere e di uscire di casa, dice la commessa di un negozio di scarpe in corso Cavour, bisogna vedere se a lungo andare avrà anche soldi da spendere per acquistare: oggi è una bella giornata, si riparte, speriamo che si riparta tutti insieme e bene”. Dal punto di osservazione privilegiato datole dalla sua giovane età, la ragazza sembra vedere oltre le difficoltà annunciate come ineluttabili, abbracciando nella sua considerazione assennata il mondo intero, non solo il suo. Verso l’ora di pranzo le presenze si fanno più rade mentre qualche negoziante ripassa ancora una volta lo straccio al disinfettante sugli scaffali e le vetrine. Bentrovati a Orvieto, in questo nuovo tempo, anno zero di un mondo che dovremo ricostruire tutti assieme. (Gabriele Marcheggiani)
“I care” Orvieto: conoscere per investire
Il nostro è un territorio “ricco di eccellenze”, ma contemporaneamente “fragile”, difficile da preservare e valorizzare anche a causa...