di Gabriele Marcheggiani
ORVIETO – “Se questa crisi è pesante in generale, per Orvieto rischia di essere letale, perchè la città, molto più che altre realtà, è legata esclusivamente al turismo. Orvieto negli ultimi anni ha costruito il suo sitema economico sul turismo, questo è un dato di fatto”. L’analisi pacata ma sempre efficace e motivata di Matteo Tonelli, commercialista ed ex presidente fino allo scorso anno del Centro Studi Città di Orvieto, scaturisce dalla spietata analisi dei dati economici a seguito della crisi scatenata dal Covid 19, un grido di dolore di tutto il tessuto economico e produttivo del territorio.
In una recente intervista rilasciata al quotidiano La Nazione, Tonelli temeva che il 30% delle attività orvietane, quelle legate al turismo, avrebbero fatto fatica a rialzare le serrande. “Occorre pensare ad una strategia d’insieme che supporti prima di tutto il settore turistico, ma anche capace di immaginare lo sviluppo in altri ambiti del sistema economico locale, sperando che dal 3 giugno ci si possa muovere da una regione all’altra e che l’Umbria non resti fuori da questi movimenti” – esordisce, facendosi portavoce delle istanze di molti dei suoi clienti che rischiano di non riaprire più.
“Occorre partire oggi con una strategia promozionale della città, c’è bisogno di confezionare una visione che miri al nuovo target turistico che sarà quello che potrà muoversi più agilmente, sicuramente per questa prima fase la clientela italiana sarà la quasi totale maggioranza: questo è difficile da realizzare senza la comprensione, attraverso lo studio e l’analisi, delle nuove dinamiche che la pandemia sta imponendo”.
Per Tonelli anche da questa crisi si devono trarre insegnamenti importanti perchè, come dopo ogni shock economico importante, c’è sempre il momento della ripartenza nel quale occorre adattarsi ai cambiamenti che sono sopravvenuti.
“Penso a quanto ha detto al vostro giornale una commerciante del centro storico a proposito del fatto che durante questo periodo moltissime persone hanno imparato a comperare on line; ecco, questo è un fenomeno in crescita da anni ma che in questa fase storica ha avuto una accelerazione straordinaria, bisogna capire se dopo che il virus ci avrà lasciato, la gente tornerà ad acquistare con le modalità di prima oppure se, molto probabilmente, avendo “scoperto” gli acquisti sulle piattaforme dell’e-commerce, continuerà con questa modalità. In quest’ultimo caso il commerciante, l’imprenditore, dovrà essere in grado di reggere la sfida e di adattarsi ad un nuovo tipo di vendita”, chiosa Tonelli, gettando lo sguardo ben oltre il contingente.
Sente forte l’esigenza di avere dalle forze politiche, sociali, economiche e culturali della città, quello sguardo d’insieme che possa disegnare la città del 2030 partendo dalle macerie del presente, un presente dove il virus la fa ancora da padrone ma anche un certo modo di occuparsi della cosa pubblica, più teso alle recriminazioni e agli sberleffi sul passato piuttosto che proteso a gettare le basi per il futuro.
A Tonelli non è mai piaciuto il clima da stadio della politica italiana, tanto più se gli ultras delle rispettive curve sono suoi concittadini e si occupano di Orvieto: senza mai entrare nella polemica sterile, coi suoi modi garbati non ha mai nascosto le sue idee, cercando di dare il suo contributo alla sua città. Vorrebbe che ci fosse un luogo di incontro dove potersi confrontare civilmente, mettendo Orvieto al centro dell’agone, un luogo dove cercare di misurare ed interpretare i cambiamenti inevitabili nelle abitudini e negli stili di vita causati dalla pandemia e che andranno ad impattare sulle dinamiche dell’economia anche a livello locale; è quasi scontato, quindi, che da ex presidente del CSCO, pensi al Centro Studi come laboratorio di idee per la città.
“Non escludo che magari stiano già pensando a questa eventualità”, sussurra con un filo di voce. Ritiene comunque che l’amministrazione comunale, intervenuta già con la sospensione della tassa per l’occupazione del suolo pubblico e con l’annuncio di altri interventi su TARI e IMU, non abbia gli strumenti adatti per agire da sola al rilancio della città. “Lo stesso Comune di Orvieto ha ricevuto un danno enorme da questa crisi, basti pensare ai mancati introiti della tassa di soggiorno e dei parcheggi a pagamento che per le casse cittadine valgono qualche milione di euro: francamente credo che molto di più non potesse essere fatto”.
Qui il commercialista Tonelli si fa più duro e i suoi toni diventantano più aspri, nel momento in cui affronta le iniziative messe in campo dal governo nazionale. “Dopo i primi due mesi speravamo che i decreti legge e i famosi DPCM fossero più snelli e venisse semplificato qualche passaggio burocratico, invece anche l’ultimo è complicato e spesso di difficile interpretazione anche per noi che siamo del settore”, prosegue.
“Al di là delle complicazioni normative, manca secondo me di una vera visione strategica e si limita ad interventi più mirati al contingente; è chiaro che sospendere le tasse per qualche mese ad un’impresa che paga in imposte e balzelli il 50% del suo reddito non può essere una soluzione di lungo respiro: come si può pensare che chi non ha incassato nulla per mesi – e chissà quando e quanto incasserà in futuro – possa poi pagare quel che è stato sospeso lo scorso marzo? Sarebbe stato più lungimirante un annullamento di alcune imposte per permettere alle aziende di ripartire un poco più leggere”.
In un contesto planetario in cui per l’Italia si prevede una contrazione del PIL di oltre il 10% per l’anno in corso, Tonelli pensa che, ad esempio, un abbattimento immediato delle tasse sul lavoro possa contribuire anche al mantenimento dell’occupazione: chi ha un lavoro e sa di mantenerlo, è il suo ragionamento, dorme sonni più tranquilli ed è in grado di far girare l’economia con acquisti e piccole spese come accadeva prima del Covid 19.