ORVIETO – ISAO nella persona del presidente Raffaele Davanzo rende noto, attraverso una breve nota, che “In contemporanea con la ripartenza delle attività socio- culturali che comunque avrà un decorso non certo veloce (verso il 15 giugno forse le prospettive si saranno schiarite!) ha due scopi: il primo è che del vasto programma dell’Anno Accademico 2019-2020 è stato svolto appena il 33%, ed è intenzione fermissima del Consiglio Direttivo dell’ISAO recuperare il più possibile delle date, forse solo due. Ma sarà già un messaggio importante; e quelle che non riusciremo a calendarizzare verranno spostate all’inizio del prossimo Anno Accademico, cioè in autunno. Proprio in questa prospettiva, quella dell’Anno Accademico 2020-2021, già abbiamo un’interessante evento da calendarizzare (entro Natale 2020), appunto: La presentazione del libro di Lamberto Ferranti, L’onore di un uomo è la sua libertà. La Legione ceco-slovacca dall’Umbria a Praga e Bratislava, Perugia, Morlacchi, 2019. Ringraziamo di cuore il presidente della Commissione Amministratrice della Fondazione per il Museo Claudio Faina, il dott. Daniele Di Loreto, della preziosa segnalazione.
Tanta storia lega l’Italia, specie Lombardia e Veneto, alla Boemia – Moravia e Slovacchia. Tutte furono per tutta la prima metà dell’Ottocento i due caposaldi dell’industria dell’Impero asburgico; ed entrambe le popolazioni si sentivano oppresse dal comune “padrone”.
E infatti il libro di Lamberto Ferranti, mette in evidenza come l’Italia, nella Prima Guerra Mondiale, riuscì a costituire con i prigionieri cechi e slovacchi una Legione (nel Bollettino della Vittoria è citata come Divisione), che ricevette la sua bandiera nel maggio del 1918, quindi sei mesi prima che il nuovo Stato cecoslovacco vedesse ufficialmente la luce! Come si vedrà, l’Umbria ebbe una notevole parte in questa rinascita nazionale, anche solo attraverso l’organizzazione delle Forze Armate.
Cosa legava da sempre l’Italia alla Boemia-Moravia ed alla Slovacchia? La cultura: per esempio, Antonio Rosetti chi era? Antonio Rosetti, all’anagrafe František Antonín Rössler era un compositore settecentesco che italianizzò il suo nome; lo stesso accadde per Giovanni Biagio Santini, all’anagrafe Jan Aichel, architetto e pittore di lontane origini italiane, autore del Santuario settecentesco di San Giovanni Nepomuceno (patrono di Boemia). Con gli architetti della famiglia Dientzenhofer è la figura più significativa dell’architettura tardo-barocca boema. È chiaro che fu la religione cattolica, e l’apporto dei Gesuiti, a creare legami fortissimi tra l’architettura italiana di Borromini e di Guarini a quella delle terre ceche: non solo i Gesuiti importarono materiale cui ispirarsi e favorirono i contatti con architetti italiani, ma molti artisti cechi si formarono proprio in Italia per poi esprimersi al meglio in patria, dove seppero dar vita a un barocco sui generis, cosmopolita ma originalissimo”.
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