di Danilo Stefani
Abbiamo avuto notizia della possibilità di fare il bagno di fronte a casa: ciò è consolante. E’ infatti risaputo che diversi milioni di italiani hanno casa fronte mare. E quelli che non l’hanno potranno sempre recarsi dai fortunati congiunti marittimi per farsi una nuotata, ma sempre entro i confini regionali.
In attesa di conoscere quali parenti e affini, più affetti stabili e fidanzati volere e poter vedere, si è costretti a stilare un’allegra lista di possibilità, pur se sempre approssimativa. Anche questo è consolante.
Non dimentichiamo, però, i diseredati, i poveri e gli affamati: non meritano un po’ di congiunzione, se non astrale, almeno divina? Magari in chiesa? No, perché il Papa dice una cosa e i vescovi un’altra. Sconnessi tra loro, e con il governo, ognuno prega a modo suo. Parigi non vale una messa e Roma non la vuole. Tranne protocollo di sicurezza in corso, e dio votando.
Questione di “prassi protocollare” connessa al pericolo contagio da virus anche per i 34 boss (sottoposti al regime 41 bis: carcere duro, isolamento). Loro fuori dalle carceri e agli arresti domiciliari, noi già in isolamento con “arresto domiciliare” – perché ci siamo portati avanti. Il principio di uguaglianza è salvaguardato.
Principio di uguaglianza che non vale per i disoccupati e lavoratori in nero che, beninteso, non sono solo i furbetti della seconda entrata. Sono masse che perpetuano nello scandalo di voler vivere anche sopravvivendo, e si aggirano in casa come fantasmi. Sono i promessi sposi consueti del virus da campagne elettorali. Condannati al divorzio ancor prima che don Abbondio si nasconda e che don Rodrigo ne ordini la quarantena.
Innominati che non si consolano – tranne che con la cocciuta dignità di voler festeggiare comunque il Primo Maggio.