“Le condizioni per ripartire nel rispetto della sicurezza ci sono tutte, perciò auspichiamo che la Regione firmi subito l’ordinanza per la riapertura delle imprese del benessere.” Lo si legge in una nota congiunta di Cna Umbria e Confartigianato Imprese Umbria.
A pochi giorni dalla possibile riapertura – almeno a giudicare dagli annunci – di parrucchieri, estetiste e tatuatori, la confusione regna sovrana. Eppure gli operatori del settore sono pronti da tempo e chiedono a gran voce di poter tornare al loro lavoro, nel rispetto di tutte le procedure per garantire a clienti e dipendenti, oltre che a loro stessi, la massima sicurezza. Le due associazioni hanno consegnato alla presidente Tesei, insieme alla rinnovata richiesta di apertura dal 18 maggio, le linee guida anti-contagio specifiche per il settore, che in Umbria, tra parrucchieri, estetiste e tatuatori conta oltre duemila imprese e altre migliaia di addetti.
“Le misure contenute nel documento che abbiamo consegnato alla presidente – afferma Piero Montanucci, parrucchiere e dirigente di Cna Umbria, – tengono conto del protocollo nazionale sulla sicurezza firmato tra governo e parti sociali il 24 aprile, dei codici di autoregolamentazione che le associazioni si sono date, nonché delle recenti indicazioni di Inail e ISS, che, lo ricordiamo, hanno carattere tecnico e non normativo e vogliono essere, a detta degli stessi estensori, delle indicazioni per prendere decisioni.”
“Le linee guida che abbiamo individuato – aggiunge Roberta Caracciolo, presidente regionale dei parrucchieri di Confartigianato – secondo noi rappresentano l’equilibrio migliore tra efficacia e sostenibilità delle misure, perché sono indicazioni ispirate alla massima sicurezza, ma al tempo stesso sono concretamente attuabili all’interno dei centri e dei saloni. Considerando, peraltro, che i costi dell’introduzione di queste nuove procedure sono altissimi.”
Le linee guida proposte si dovranno trasformare in singoli e specifici protocolli aziendali, diversi da impresa a impresa, che le aziende dovranno predisporre e attuare con la massima attenzione per ridurre al minimo ogni possibilità di contagio. La scrupolosa attuazione di queste misure metterà il datore di lavoro al riparo da possibili responsabilità; responsabilità non di poco conto, visto che il contagio di un dipendente viene assimilato agli infortuni, con tutto ciò che ne deriva anche in termini penali. “Pensiamo che a questo punto – ribadiscono Montanucci e Caracciolo – i servizi alla persona abbiano tutte le carte in regola per ripartire, soprattutto in Umbria, dove abbiamo dimostrato un forte senso di responsabilità che ha contribuito certamente a contenere il numero di casi di Covid-19. Attendere ancora significherebbe per molte imprese non rialzare le saracinesche, mentre gli abusivi avranno sempre più spazio per fare affari a scapito di tutti mettendo a rischio la salute delle persone.”