“Considerare gli orti domestici e di comunità come luoghi dove i titolari si recano per necessità, ovvero per la cura dei terreni e la raccolta di prodotti fondamentali per l’approvvigionamento famigliare”. E’ quanto richiesto da Slow Food Umbria alle autorità locali ed in particolare ai prefetti di Terni e Perugia in rappresentanza dei numerosi soci e comunità in previsione della cosiddetta “Fase 2” dell’emergenza sanitaria.
“Stiamo ricevendo numerose richieste – dichiara Monica Petronio, Presidente di Slow Food Umbria – da parte di persone che vivono soprattutto nei piccoli centri rurali, che sono costretti a rinunciare a beni di primissima necessità quali sono i prodotti derivanti dagli orti, che proprio in questi giorni entrano in produzione, e al tempo stesso magari si trovano in situazioni di indigenza e quindi costretti a recarsi nelle sedi delle Amministrazioni comunali per richiedere i sussidi sociali indispensabili per la spesa quotidiana. Una contraddizione in termini che potrebbe essere superata, evitando gli assembramenti e rispettando ovviamente le norme vigenti, perché in fondo per tantissime persone il proprio orto equivale alla dispensa di casa. Confidiamo che le istituzioni preposte, alle quali ci rivolgiamo, possano recepire questa sollecitazione, così come già evidenziato da alcune organizzazioni, associazioni di categoria e sindaci”.