Individuare le persone in condizione di fragilità, che diventa ancora più grave in questo periodo di emergenza, è l’ulteriore sfida della nostra comunità: con questo obiettivo la Regione Umbria ha predisposto un Piano per la gestione delle fragilità indotte da Covid-19 che è stato illustrato nella mattinata di venerdì 3 aprile nel corso di una videoconferenza dall’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, dal direttore regionale alla Sanità, Claudio Dario, dalla dirigente regionale, Paola Casucci, e dal dottor Pietro Paolo Faronato, esperto di programmazione sanitaria e organizzazione dei servizi territoriali.
“La Regione – ha detto l’assessore Coletto – sta riservando molta attenzione a questa fascia della popolazione, in particolare agli anziani ospitati in case di riposo o che vivono nelle loro abitazioni. Sappiamo tutti quanto sia disorientante per le persone anziane essere allontanati dal loro ambiente e dalle loro abitudini, quindi ci stiamo adoperando per garantire il miglior sostegno e le cure nelle loro case.
In parallelo – aggiunge l’assessore – vogliamo proteggere gli anziani ospitati nelle residenze e per questo sono state bloccate le visite garantendo il contatto esterno con le famiglie attraverso il telefono e la rete. Inoltre, sono state individuate delle strutture distribuite in modo omogeneo sul territorio regionale per poter garantire la giusta accoglienza ai soggetti che ne avranno necessità”.
Dopo aver reso noto che le strutture residenziali in Umbria sono 190 con 3644 posti letti disponibili, il direttore Dario ha riferito che “in varie parti d’Italia stiamo assistendo ad un allontanamento volontario delle badanti” e anche se l’Umbria ha una buona tenuta sociale, bisogna tenere alta la guardia per preservare i soggetti più fragili, come gli anziani e minori che restano soli per il ricovero dei famigliari.
Il Piano prevede che, nel caso in cui un paziente ospitato in una residenza sanitaria protetta o in una struttura residenziale protetta presentasse febbre, tosse, dispnea, cefalea e mialgie, dovrà essere immediatamente trattato come paziente sospetto COVID positivo.
Il responsabile sanitario della struttura dovrà contattare il Servizio Igiene e Sanità Pubblica territorialmente competente, che provvederà a programmare i necessari test diagnostici di conferma. Si dovrà garantire l’isolamento dell’ospite e provvedere ad una riorganizzazione interna del personale infermieristico e OSS in turno, individuando per ciascun turno 1 solo infermiere e 1 solo OSS a cui dare il compito di assistere il malato, dopo averli dotati di dispositivi di protezione individuale. Nel caso di negatività dei test diagnostici l’ospite può essere reintrodotto in comunità, mentre nel caso di positività l’ISP adotta i provvedimenti per la gestione dei contatti e per la ricerca del COVID-19 nella Comunità e negli operatori, valutando in primis le condizioni cliniche del paziente.
Nel caso di condizioni che richiedano ricovero ospedaliero, l’ISP contatta il 118 che provvede al trasferimento del paziente, oppure nel caso di stabilità delle condizioni, valuta la praticabilità e la sicurezza di un isolamento del paziente all’interno della residenza.
Nel caso si renda impossibile l’isolamento, il caso positivo dovrà essere trasferito presso una “Struttura COVID a bassa intensità”, ovvero “in strutture – ha spiegato il dottor Faronato – presenti nel territorio regionale, già idonee dal punto di vista strutturale, in grado di accogliere soggetti con ridotta autosufficienza, con la dotazione di personale infermieristico e di assistenza”. Il Piano regionale – come ha sottolineato Paola Casucci – prevede anche “una ricerca attiva sul territorio di soggetti in condizioni di fragilità che abbiano impossibilità o difficoltà di segnalare la propria condizione di bisogno”.
Tra questi gli anziani che vivono da soli, le persone in situazione nota di povertà estrema o degrado sociale, con pregresse situazioni di disagio psichico, minori soli per ricovero dei famigliari. La richiesta di sostegno nei loro confronti può essere attivata direttamente dal cittadino, dal medico di medicina generale, dai servizi sociali del Comune, dal volontariato presso le sedi già normalmente deputate alla raccolta dei bisogni come il Segretariato Sociale dei Comuni, Distretto Socio-sanitario. Le segnalazioni saranno raccolte dal Distretto socio-sanitario, che assumerà la funzione di “case manager”. L’ISP, in accordo con il distretto socio-sanitario, valuterà le condizioni del soggetto e la possibilità di gestione domiciliare.
Limitatamente alle situazioni correlate all’emergenza COVID, sarà compito del Distretto Socio-sanitario coordinare le diverse funzioni coinvolte nell’assistenza al caso, quindi personale sanitario, operatori dei Comuni, addetti all’assistenza, Protezione civile, volontariato. Il Distretto socio sanitario provvederà al periodico monitoraggio della situazione e, qualorala complessità della situazione del soggetto non consenta la gestione domiciliare, contatterà il Comune capofila delle Zone Sociali, per attivare un ricovero presso una struttura specifica di sollievo che garantisca assistenza di tipo prevalentemente tutoriale o domestica.
Nel caso di positività al Covid, se le condizioni che richiedano ricovero ospedaliero, il Servizio di prevenzione contatterà il 118 che provvederà al trasferimento in ospedale, nel caso di stabilità delle condizioni cliniche, il Dipartimento valuterà la praticabilità e la sicurezza della permanenza in isolamento al proprio domicilio. In base alle necessità presenti, verranno di volta in volta coinvolti i Servizi sociali del Comune, la Protezione civile, il volontariato per gli interventi di specifica competenza.