“Viviamo la nostra ora più buia. Ci siamo chiusi in casa per avere salva la nostra e la vita degli altri. Da qualche tempo i dati, seppure lentamente, volgono al meglio. Ma sbaglieremo a pensare che il mondo, dopo il 4 maggio, possa tornare esattamente identico a quello di prima. Davanti a noi ci sarà, ancora per diversi mesi, un mondo sul quale incombono i rigurgiti della pandemia e i segni velenosi di una decadenza economica e sociale che rischia di compromettere, in maniera duratura, anni di lavoro, impegno, sacrifici.
Il territorio orvietano, in maniera analoga a tante altre realtà umbre e italiane, rischia quindi di trovarsi assediato da una lunga e debilitante crisi. Le tante piccole attività artigianali, commerciali e di servizi, già in parte indebolite dalla precedente crisi, potrebbero fermarsi per sempre. Lo stesso settore turistico, che trasforma il nostro passato, il nostro ambiente e il nostro saper fare in risorse, viene scosso da una perdurante incertezza.
Siamo fortemente preoccupati sia per il permanere di una corrosiva imprevedibilità sia perché fatica ad affermarsi una lucida presa di coscienza di come stanno esattamente le cose. Avvertiamo, con una certa inquietudine, la tentazione di far prevalere, anche a fronte di una situazione così grave, logiche di parte, di imbonimento e di sconsiderata attesa. Ma questi tempi impongono ben altra tensione e visione. E la necessità di chiamare a raccolta tutte le forze istituzionali, sociali ed economiche, su scelte che siano insieme di aiuto, di progetto e di strategia del futuro.
Orvieto e l’intera area sono una costellazione di comunità operose e di cura dotate di energie, idee, talenti e che, se messe in condizione di lavorare in sintonia su una strategia condivisa, se coinvolte e spinte al protagonismo su un convincente progetto di futuro, possono affrontare con orgoglio, capacità e voglia di farcela, le difficoltà del momento. È nella cosiddetta “fase due” che i comuni possono fare la differenza, singolarmente, ma soprattutto se coordinati tra loro e con gli altri livelli istituzionali. Si tratta quindi di riprendere una linea di collaborazione e di programmazione condivisa che era iniziata con prospettive di progettualità e di concreti risultati nel quadro della strategia delle aree interne e che la crisi ha purtroppo interrotto.
Questa linea va ora rilanciata su nuove basi, prendendo atto di una realtà profondamente mutata che però richiede, a maggior ragione, collaborazione e massa critica territoriale. Ed è soprattutto in questa fase che la classe dirigente di Orvieto e dell’intero territorio deve dimostrare di saper essere all’altezza della sfida. Tutti siamo alla prova delle volontà reali.
Tutti siamo chiamati ad essere collaborativi e insieme a fare ciascuno al meglio il proprio mestiere, la propria parte. Ci sembra questo il presupposto giusto per affrontare con il necessario coraggio le scelte della “fase due”. Proponiamo dunque di agire nel senso che, schematicamente, di seguito esponiamo:
1. È auspicabile che i provvedimenti della “fase due” siano tali da conciliare senza equivoci le esigenze di tutela della salute con la dignità delle persone, che è fatta di sicurezza, di possibilità di lavoro e di reddito, e di relazioni sociali.
2. Le differenze dell’andamento epidemiologico nelle diverse aree del Paese rendono giustificata la richiesta di differenziare calendario, ampiezza e settori di apertura. Conciliando – lo vogliamo ancora ripetere – sicurezza e lavoro, sicurezza e vita produttiva e sociale. L’Umbria, e in essa il nostro territorio, possono essere a buon diritto le prime zone a partire.
3. Questo può avvenire tuttavia a determinate e chiare condizioni:
a) che ci sia un piano strategico regionale della “fase due” e ci siano, in modo coordinato con esso, piani strategici territoriali non improvvisati, discussi e approvati nelle competenti istituzioni;
b) che i servizi di tutela della salute – territoriali, di emergenza e di cura – risultino adeguatamente organizzati ed effettivamente funzionanti, dotati del personale necessario, dei presìdi come da protocollo e degli strumenti operativi adeguati;
c) che sia approntato un piano di indagine epidemiologica a doppio livello, con test seriologici e tamponi, coordinato con la ripartenza delle aziende e con la messa a disposizione di residenze per gli asintomatici che risultino positivi in modo da isolarli dai nuclei familiari per il tempo di quarantena garantendo loro adeguata assistenza;
d) tutto ciò prendendo seriamente atto che queste condizioni oggi non ci sono e che quindi responsabilmente vanno da subito create, per le note difficolta e le note carenze, dall’ospedale ai servizi territoriali all’indagine epidemiologica.
4. Nel contempo va approntato il complesso degli strumenti di aiuto al tessuto produttivo, alle famiglie e alle persone bisognose che, mettendo insieme risorse di diverso tipo, consenta di operare tempestivamente il contenimento del disagio e di impostare la strategia di rilancio nel breve e nel più lungo periodo. Oltre a quelle nazionali e a quelle regionali, vanno utilizzate in modo certo e ben organizzato le risorse comunali, sia finanziarie, dirette e indirette, sia organizzative e gestionali.
5. Va poi ridisegnata urgentemente la rete di welfare locale, coinvolgendo appieno le energie del territorio espressione del terzo settore, del volontariato e dell’associazionismo, cioè di quella ricca e dinamica rete di soggetti che non possono essere considerati solo come meri esecutori o risorse da utilizzare nel momento del bisogno e in particolare in occasione delle emergenze.
6. Infine, nella predisposizione del piano strategico la scuola e il sistema della formazione vanno messi al primo posto, essendo un perno sia per la tenuta sociale sia per la qualità del capitale umano sia per la qualità e la consistenza dello sviluppo. Infatti, è proprio questa la fase in cui in modo sistemico vanno analizzati, insieme ai dirigenti di istituto, i diversi problemi di manutenzione, di potenziamento delle dotazioni, di riorganizzazione degli spazi, degli orari, delle mense e dei trasporti, così da garantire non solo lo svolgimento delle fasi terminali dell’anno scolastico e degli esami di stato ma la piena ripartenza a settembre, assicurando nel frattempo l’assistenza, e nel caso anche il sostegno, ai genitori dei bambini più piccoli, e in particolare dei portatori di handicap.
7. Tutto ciò non può prescindere dal ripristino delle regole costituzionali ad ogni livello e per quanto ci riguarda dalla corretta applicazione delle regole democratiche e dal pieno funzionamento delle istituzioni, condizione imprescindibile perché il piano della “fase due” abbia senso e funzioni.
Noi siamo disponibili alla collaborazione più seria e trasparente nella direzione indicata, convinti che questo sia un transito della storia in cui al primo posto ci debba essere, senza alcun indugio, il bene della comunità, da quella locale a quella regionale e a quella nazionale. Chiediamo dunque che, superando le logiche che fino ad oggi hanno prodotto diffidenze, equivoci e contrasti, si riparta dall’immediata riattivazione delle procedure istituzionali e dal funzionamento pieno degli organismi decisionali democratici.
(Gruppi di Minoranza Comune di Orvieto)