E’ un’Umbria che arretra quella fotografata dall’ultima rilevazione Infocamere. I dati diffusi oggi ed elaborati dall’ufficio Informazione Economica della Camera di Commercio di Terni segnano un “meno” diffuso e marcato. In provincia di Terni il sistema imprenditoriale nel suo complesso al I trimestre di quest’anno ha perso sul campo 171 imprese, (a livello regionale la contrazione è stata di ben 582 unità).
Le aperture sono state 273 ma a fronte di cessazioni d’impresa per un totale di 444 unità. Al 31 marzo dunque, al Registro Imprese dell’Ente camerale risultano iscritte 21.767 aziende. Non va meglio per le imprese artigiane che chiudono il primo trimestre dell’anno con un tasso di crescita vistosamente negativo (-1,56%). Da gennaio a marzo a fronte di 27 nuove imprese che hanno visto la luce, ben 99 hanno cessato la propria attività.
A livello nazionale la contrazione del comparto artigiano è dello 0,84%. Da segnalare come il bilancio della nati-mortalità delle imprese tra gennaio e marzo di quest’anno risenta delle restrizioni seguite all’emergenza Covid-19 e rappresenta uno dei saldi peggiori degli ultimi anni, rispetto allo stesso arco temporale. A Terni infatti nel 2019 il saldo negativo tra gennaio e marzo chiuse a -40, nel 2018 la contrazione segnava -73 (-118 nel 2017).
Si tratta di un dato che evidentemente si riflette anche a livello regionale e nazionale dove il Paese chiude con 30mila imprese in meno rispetto al primo trimestre del 2019 (quando la chiusura aveva riguardato 21mila aziende circa).
Gli effetti conseguenti allo stato di eccezionalità in cui l’economia reale si sta muovendo appesantiscono dunque il risultato di un bilancio che nei primi tre mesi dell’anno chiude sempre in rosso per effetto delle chiusure comunicate sul finire dell’anno precedente. “Il quadro gravemente problematico – evidenzia il Presidente della Camera di commercio di Terni Giuseppe Flamini – è figlio di una crisi pregressa generalizzata, sicuramente aggravata dall’emergenza Covid-19, e richiede interventi strutturali urgentissimi e di rapida attuazione per aiutare le imprese ad affrontare questa drammatica situazione e i suoi effetti sulla loro vita e la loro attività e su quella dei lavoratori. Esorto tutte le istituzioni a fare presto perché non c’è più tempo”.
I dati relativi al tasso di crescita evidenziano una contrazione a livello regionale particolarmente marcata. Il “sistema Umbria” segna una tasso di crescita negativo dello 0,62%. Segno meno, come detto, per tutte le altre regioni del Paese, con i picchi negativi raggiunti da Molise e Valle d’Aosta, male anche le altre regioni del Nord come Piemonte e Friuli Venezia Giulia.
L’istantanea scattata da Infocamere conferma e rafforza dunque il trend del 2019. Per quanto riguarda le forme giuridiche, anche nel 2020 sono le società di capitali a chiudere con saldo positivo sia a livello provinciale (14 imprese) che regionale (104), le iscrizioni sono state 82 le cessazioni 68, mentre per le altre tipologie d’impresa la flessione sembra una costante.
Più marcata la discesa per le ditte individuali che a Terni rappresentano oltre il 50% dell’intero tessuto d’impresa. Al 31 marzo 2020 risultano iscritte al Registro Imprese 11.620 aziende, le iscrizioni sono state 179 ma quasi il doppio le cessazioni (309). In chiave regionale la lettura dei dati non cambia. In Umbria nei primi tre mesi dell’anno hanno chiuso 1355 ditte individuali, mentre il saldo totale tra chi ha aperto e chi ha dovuto cessare l’attività segna -525.