“Finalmente è partito ed è in corso di attuazione un piano sistematico di rilevazione della diffusione del contagio mediante tampone. Lo avevamo chiesto fin dalla metà di marzo, non certo per metterci in evidenza e tanto meno per fare speculazioni, ma perché questo ci sembrava semplicemente logico e necessario.
Si è già intervenuti nel carcere e sul personale del territorio e dell’assistenza domiciliare, si sta agendo sul personale dell’ospedale, si è iniziato l’intervento nelle case protette del territorio. Ci si è dunque finalmente organizzati e il personale sta operando con grande senso di responsabilità e professionalità e di questo dobbiamo essere loro tutti grati.
Ora si tratta di proseguire con metodo e sistematicità nel territorio con riferimento, come abbiamo sempre chiesto, alle persone più esposte per la funzione che svolgono, e però con interventi anche per i cittadini che manifestino il sospetto di contatto con i positivi o che chiedano una visita per sentore di contagio.
Visto che, seppure con grande fatica, si è ormai trovato un ritmo di testaggio per i settori più urgenti nei diversi territori, riteniamo che sarebbe importante, non solo ai fini del contenimento del contagio ma anche dell’uscita razionale dall’emergenza e quindi anche come contributo alla ripresa delle attività, sviluppare urgentemente un piano sistematico di testaggio della popolazione al di là delle urgenze in tutto il territorio regionale.
Nel contempo rileviamo il permanere di una situazione relativa al nostro ospedale che ci sembra del tutto fuori logica oltre che dannosa per la gestione della salute. Ad oggi sembra che la chiusura di fatto di molti reparti e la pesante limitazione delle visite ambulatoriali si giustifichi con le tre terapie intensive su cinque occupate da malati Covid19. Le conseguenze sono molto pesanti per la popolazione: non solo perché le persone bisognose di cure urgenti vengono dirottate altrove (Terni, Narni, ecc.), ma perché ormai sembra che la norma in vigore, non scritta ma percepita, sia una specie di “vietato ammalarsi” e la condizione psicologica, nient’affatto esagerata, la paura di aver bisogno di cure.
Così non può andare. Chiediamo dunque che ci si decida a risolvere il problema del ritorno al funzionamento completo e regolare dell’ospedale e si ripristini il sistema di gestione ordinaria della salute nel territorio. Questione che peraltro abbiamo posto già lo scorso 13 marzo e abbiamo ripetuto non più tardi di dieci giorni fa. In particolare segnaliamo che sarebbe incomprensibile se, alla fine del periodo dell’emergenza Covid19, i cinque letti di terapia intensiva tornassero ad essere tre, anche perché, ma non solo perché, le dotazioni tecnologiche oggi acquisite possono essere molto utili per restituire, seppure ancora molto parzialmente, al nostro ospedale quel ruolo territoriale che nel tempo e nei fatti è venuto meno”.
I consiglieri
Cristina Croce, Martina Mescolini, Franco Raimondo Barbabella, Giuseppe Germani, Federico Giovannini