Un nostro lettore Danilo Stefani, ci scrive da Brescia e ha voluto condividere con tutti noi un bellissimo suo corsivo.
Per riflettere, per pensare, per sopravvivere:
“Egregio direttore,
nessun virus può impedirci di leggere e scrivere. E lo faccio con passione, anche se il pensiero è difficile da catturare, la concentrazione vaga come in un campo sterminato per poi arrivare in una strettoia che conduce a un muro che, sembra, senza uscita. Non importa. Quel muro va carezzato come alla “tana libera tutti”. Rimbalzare, tornare sui propri passi, e riprendersi. Respirare e lottare, lottare e respirare.
Fino a ieri pensavamo che l’aggettivo “virale” potesse essere il pericolo più grande, ma lo associavamo alla tecnologia. Poveri illusi (e dire che i segnali c’erano stati).
Oggi sappiamo, appunto, che non è così. Questo tremendo propagarsi di malattie e lutti, di angosce e di prospettive negative per il presente e il futuro, ci riporta alle miserie quotidiane della nostra fragilità. Ma possiamo tornare alle piccole cose (che adesso ci appaiono enormi). Ogni gesto ha più valore. Le ventiquattro ore sono lunghissime, sembra un film muto e rallentato visto alla moviola. C’è chi ribalta la propria casa, chi passa tante ore nel dormire (beati), chi riscopre libri che hanno rappresentato punti di riferimento importanti nella propria formazione (senza saperlo).
Ho ripreso Dostoevskij e il suo “Idiota”. L’ho ripreso tra la foresta dei libri, quei miei amici silenti e chiassosi, ma generosi fino all’infinito e che trasmettono prima di tutto virus di coscienza, flussi di consapevolezza, e meditazioni.
Herman Hesse, ‘l’uomo che ha letto tutti i libri’, diceva che “dobbiamo leggere Dostoevskij quando ci sentiamo a terra e abbiamo sofferto ai limiti del tollerabile, quando la vita è un’unica piaga bruciante, quando respiriamo la disperazione e siamo morti di mille morti sconsolate, ed ecco che allora volgiamo lo sguardo alla vita e non la comprendiamo più. Ma siamo maturi per questo terribile e magnifico poeta”.
Il Principe Myskin de “L’idiota”, è tale perché affetto da epilessia, ma lo è anche perché è buono, generoso, ingenuo, solidale, e soprattutto compassionevole. Nonostante la discendenza aristocratica, discute con i servi e si mette alla loro pari. Un personaggio grandioso e utile; e può contagiare questi tempi bui, accendere un faro di speranza. A Brescia sembra che adesso siamo un po’ tutti come il Principe Myskin, senza saperlo. “Idioti utili” di Dostoevskij, che non difettano certo di umanità. Frastornati ma vigili, consapevoli e altruisti, perché questa emergenza scalfisce e indora anche certi caratteri spigolosi, chiusi e a volte rudi, così diffusi in tante zone del Nord. Brescia sa che non è forte, è Leonessa”.
Danilo Stefani (Brescia)