Articolo di #LilliKnowsItBetter (alias Liliana Onori @cipensailcielo)
Tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90, un gruppo svedese si affacciò al mondo della musica conquistando in poco tempo con le proprie canzoni tutte le classifiche e gli animi di chi le ascoltava. Dalla fredda Svezia, i Roxette arrivarono negli stereo e negli auricolari di tantissime persone, riempiendo le loro orecchie con le note di un nuovo genere di pop rock elettronico.
Quando nacquero i Roxette, io ero appena un’adolescente e la loro musica ha accompagnato tutta la mia crescita. Ai tempi, MTv mandava in continuazione i videoclip delle loro canzoni e io pensavo che avessero tanto da dire, perciò studiavo attentamente i loro testi, li traducevo e cercavo di tirarne fuori il messaggio. Molte loro canzoni sono delle ballate rock romantiche che hanno segnato nel vero senso della parola quegli anni, basti pensare a The Look, Listen to your heart, Joyride, How do you do e It must have been love, scelta come colonna sonora del film Pretty Woman.
Usavo spesso i Roxette per creare nella mia testa e intorno a me l’atmosfera giusta per scrivere, ma nel tempo li ho seguiti sempre meno, sostituiti ogni volta da nuovi gruppi o da solisti emergenti che, come loro in passato,per me avevano qualcosa di importante da dire che andava ascoltato.
Ultimamente però mi sono ricapitate spesso alcune loro canzoni nella riproduzione random di YouTube e allora ho creato una playlist tutta loro e, tra le tante, una canzone, sebbene ascoltata moltissime volte, mi ha riportato alla mente così tanti ricordi che non sono più riuscita a togliermela dalla testa, tanto da cominciare a canticchiarla in continuazione, mentre lavoravo, sotto la doccia o per la strada, senza nemmeno accorgermene.
It Just Happens
La canzone si intitola It Just Happens e appartiene al loro ultimo album, Good Karma, pochi anni dopo il quale la cantante, Marie Fredriksson, è morta, portandosi via una bellissima voce e tutti i nostri grazie più profondi per tutte le canzoni che ha scritto e per avercele lasciate in eterna eredità.
It Just Happens non ha solo un bel testo, ma anche una bella musica e, soprattutto, un bellissimo videoclip e sono state proprio le sue immagini ad ispirarmi e a farmi ragionare su come il bene genera sempre il bene, in una spirale di amore e di felicità che in qualche modo torna sempre al mittente.
Ascolta e guarda il video: https://youtu.be/BfzbHKayVxE
Tutto inizia con un ragazzo che entra nel negozio di una fioraia, compra un mazzo di fiori per la sua fidanzata ma al momento di pagare si accorge di non avere il portafoglio con sé, la fioraia però gli dice di non preoccuparsi dei soldi ma di pensare solo ad andare da lei. Il ragazzo allora corre dalla sua fidanzata e le regala quei fiori e lei lo abbraccia innamorata e felice. Un bambino in bici, dall’altra parte della strada, li guarda e il loro abbraccio gli dà il coraggio di scrivere un bigliettino d’amore per la sua compagnetta di banco. Il giorno dopo lo porta a scuola e glielo dà. Lei gli sorride, sotto gli occhi inteneriti della maestra che, smossa dalla dolcezza di quel gesto, trova a sua volta il coraggio di invitare ad uscire il collega per il quale ha un debole. Anche stavolta, c’è qualcuno che osserva da lontano la scena. Un padre che scopre in sé la forza di chiedere perdono al figlio che non vede più da anni. Nel loro abbraccio, un passante trova l’ispirazione per chiedere alla sua ragazza di sposarlo. Una ragazza che ha un negozio di fiori e che, con un semplice gesto di bontà, ha originato una catena di azioni d’amore che hanno portato alla felicità tante persone.
Mentre le immagini scorrevano, pensavo appunto a quello che il bene rappresenta e soprattutto a quello che causa.
In filosofia, il concetto di Bene è concepito come il fine ultimo cui tutti gli individui aspirano. Ha un aspetto etico ed ontologico legato alla moralità delle azioni che si compiono e alla natura della propria anima, ad indicare che chi è buono è portato geneticamente a fare del bene.
Aristotele, nella sua Etica Nicomachea, identifica il bene con la felicità. È la felicità il fine, il porto a cui ogni persona vuole arrivare, per attraccare e non salpare mai più. La felicità, secondo Aristotele, è qualcosa di perfetto che rende la vita ‘’bisognosa di nulla’’ e l’anima dell’uomo, tendendo per natura alla virtù, tende quindi al bene, perciò alla felicità. Non è però ovviamente un traguardo immediato, ci sta un percorso da seguire fatto di azioni che determinano il risultato finale.
Platone sostiene che il bene svela la verità delle cose e lo identifica con il sole, sostenendo che, così come fa la stella madre alzandosi in cielo e a poco a poco illuminando gli elementi che compongono il reale tramite i suoi raggi ce li mostra chiaramente, anch’esso illumina tutto, ce lo fa vedere per come è, senza artificio. Sia che si tratti di una persona che di un oggetto.
Parlare del bene porta inevitabilmente a parlare anche del male.
Hobbes, per esempio, accostandosi al soggettivismo, sostiene che la scelta di fare il bene o il male sta sempre nella morale dell’uomo che lo compie. E Kant sembra essere d’accordo con lui, dicendo che tutto dipende dal desiderio di quello che si vuole.
In letteratura, il concetto di bene e male è rappresentato alla perfezione dal romanzo di Stevenson Lo strano caso del Dottor Jekyll e di Mr Hyde in cui il mite dottor Jekyll crea una pozione magica che scatena la sua natura malvagia e libertina, Mr Hyde, nome per niente scelto a caso in quanto doveva appunto rappresentare tutte le emozioni represse e nascoste del protagonista. Stevenson voleva mettere in evidenza che in ognuno di noi ci sono due nature, una buona e una cattiva, e che quindi non esiste il male assoluto, ma di contro nemmeno il bene.
Ognuno ha il suo doppio dentro di sé ma è proprio questa doppia natura che ci rende umani. Nel momento in cui proviamo a metterne a tacere una, l’altra impazzisce. Un po’ come Kylo Ren negli ultimi episodi di Star Wars, che non riusciva a capire da che parte della Forza volesse stare, facendo un sacco di casini.
Il principio cinese del TAO, per esempio, è rappresentato da un cerchio metà nero e metà bianco. La parola Tao pare significhi Via, Sentiero e indica una potenza inesauribile di flusso, di azione. È la forza che scorre nell’universo, il costante divenire che ad un certo punto si biforca in due polarità: lo YIN, che è il principio negativo, e lo Yang, che è invece quello positivo. La perfezione, secondo il pensiero taoista, è tornare all’unione delle due cose, all’equilibrio tra le due nature.
Alcuni studiosi sostengono che il nostro cervello comprende diverse tendenze biologiche, ognuna delle quali influenza il nostro comportamento. Da questo derivano le azioni buone e tutte quelle più o meno in antitesi, tipo rabbia, gelosia e violenza.
Altri sono convinti invece che l’emozione più intensa per il nostro cervello sia la compassione in quanto, nel momento in cui compiamo un gesto di bontà, nel corpo si liberano degli agenti neurochimici che ci danno una sensazione di benessere che il corpo vuole reiterare all’infinito.
Charles Darwin, durante il suo studio sull’evoluzione umana, ha analizzato la ricerca del bene definendola addirittura come elemento necessario per la sopravvivenza della specie. Fare del bene, in sostanza, ha permesso all’uomo di non estinguersi.
La religione identifica il bene con la giusta condotta, con l’agire secondo le leggi morali. Il bene però non è solo un concetto metafisico. Il bene è anche qualcosa di reale e di tangibile, in qualche modo.
Se ci pensiamo attentamente, ogni volta che riceviamo un bel gesto, il nostro umore cambia, almeno in parte. Le carezze, i baci, gli abbracci che ci vengono dati nella vita e le parole d’amore che ci vengono dette ci migliorano, ci danno la tenerezza di cui abbiamo bisogno, a volte senza nemmeno saperlo. Ci rendono forti, coraggiosi e sicuri. Ci rendono felici. E allora le lacrime diventano sorrisi, la rabbia diventa quiete e la solitudine sembra pesare un po’ meno. Il bene ci salva perchè ha davvero il potere letterale di cambiarci.
E non bisogna nemmeno essere dei supereroi per fare del bene, basta scivolare tra le mani di un cuore buono e lasciargli fare quello che sente e poi quello che deve perché, proprio come dicono i Roxette nella loro canzone, Il cuore non è mai in ritardo, non aspetta, e il suo amore trova sempre un modo e sa cosa fare anche quando tu non sai nemmeno che sta succedendo.
Voltaire dice che ogni uomo è colpevole di tutto il bene che non compie. Quando ero piccola, mia mamma mi diceva un po’ la stessa cosa e cioè che si deve aiutare chi è nei guai, senza preoccuparsi delle conseguenze, di quanto costerà in termini emotivi o di quello che potrebbe comportare perché se qualcuno ha bisogno e noi possiamo fare qualcosa, allora dobbiamo fare qualcosa, altrimenti il suo dolore sarà in parte anche causa nostra.
Mia nonna è solita ripetere un vecchio proverbio popolare che dice che ‘Dio manda il freddo in base ai panni’ che in soldoni significa che ognuno ha i guai che può sopportare. Non lo so quanto sia vero, ma non è detto che la sopportazione debba per forza essere solitaria. In fondo, ci si ripara meglio in due dal freddo.
Butterfy Effect
Secondo me esiste una sorta di catena della bontà per cui se fai del bene, altro bene sarà fatto a sua volta. Ogni buona azione, per come la vedo io, provoca una sorta di Butterfly Effect, senza conseguenze disastrose, però. L’effetto farfalla non è altro che il principio secondo cui un’azione ne determina un’altra, come il famoso sbattere d’ali di una farfalla che causa un movimento di molecole che si trasforma in un uragano dall’altra parte del mondo.
Il film ‘Un sogno per domani’ racconta del progetto scolastico del piccolo Trevor che prevede che chi riceve una buona azione debba poi compierne a sua volta tre con tre persone diverse e così via, cosicché in poco tempo tutto il mondo possa cambiare e diventare un posto migliore.
Ovviamente, in un mondo come il nostro, ci vorrebbe molto più di un semplice progetto scolastico.
Il bene spesso viene identificato con l’amore e forse tanto sbagliato non è.
Nietzsche dice che tutto quello che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male mentre Tolstoj che il bene è al di là delle cause e degli effetti. E in parte è proprio così. Bisogna dirsele le cose belle, e poi farle. Senza avere paura, né rimorsi, né rimpianti, perché un gesto d’amore non può mai fare del male, a nessuno, né a chi lo compie né a chi lo riceve.
Si dice che la bontà di una persona si diffonda in tutte le direzioni, come un sasso lanciato nell’acqua che crea cerchi concentrici che si allargano a dismisura. È come urlare in un canyon e l’eco che ti torna indietro è così forte da assordarti, fa quasi paura, ma è anche un suono bellissimo.
Forse il bene compiuto lascia dietro di sé una specie di scia luminosa che va seguita. Un po’ come la cometa per i Magi.
Una cosa in cui credo fermamente è che, nonostante tutto, le buone azioni non si cancellano mai, nemmeno se vengono calpestate da un esercito.
Mary Shelly una volta ha scritto che nessuno sceglie il male perché è il male, lo scambia solo per il bene che cerca. Ma dice anche che ogni oggi è sempre un nuovo inizio quindi siamo sempre in tempo per fare qualcosa di buono. E sempre in tempo per riceverlo.
#LillyKnowsItBetter è la rubrica ideata e curata da Liliana Onori, l’autrice di Come il sole di Mezzanotte, Ci pensa il cielo e Ritornare a casa (ed. LibroSì). In collaborazione con LibroSì Lab, Liliana ci racconta dal suo particolarissimo punto di vista di bibliotecaria e soprattutto di abile narratrice di storie, cosa ne pensa di libri, fiction, personaggi e molto altro. Seguila anche sul suo canale Instagram: @cipensailcielo