Solo il soffio ardente dei nostri “per sempre” potrà dissolvere il mio dolore nella poesia. Ma quella poesia che ha unito i corpi, allacciato le anime, vincolato le esistenze alla loro simbiosi
fisica e spirituale è la sorgente che ha visto abbeverarci senza mai dissetarci.
E di lei ne conserviamo l’intimità e il pudore.
Parlerò di Gianni, il mio Gianni, privilegiando il ricordo de “l’uomo” rispetto a quello personale di marito, amante, compagno di vita, confidente.
Lo farò pensando che mi avrebbe consigliato di mantenere uno stile asciutto, quasi giornalistico, evitando di cadere nel sentimentalismo di maniera che tanto piace all’universo del facile consenso a lui così distante.
Proverò così a fare mia la penetrante essenzialità di cui lui aveva il dono e di
nobilitare così il sentimento profondo ed universale che ci ha legato per la vita.
Gianni incarnava il talento e lo spirito di mille uomini e per ciascuno si è fatto interprete onesto e capace lasciando in ogni traccia tangibile di sé la cifra del suo intelletto e della sua umiltà, mai incline alla facile modestia, talvolta pelosa, nemica degli slanci più alti e più incisivi.
Tagliente, acuto, mai volgare o gratuito, nutriva una naturale passione per l’umanità di cui ne coglieva le pieghe più amene ma anche le più amare.
“Zorro” era il suo pseudonimo, poiché scomodo era il suo pensiero e come un abile spadaccino dispensava chiavi di lettura nuove, visionarie quasi sovversive.
Ma Gianni sapeva interpretare la realtà con la puntualità e la lungimiranza di chi ha vissuto davvero il proprio tempo senza tirarsi indietro pagando il prezzo di anticiparne gli accadimenti. Sulla sua pagina si legge ancora “Il giornale presenta gli avvenimenti, pietra su pietra, lordura su lordura. Si tratta di un mucchio di
terra. Che senso ha? Vedere la storia come un cumulo di avvenimenti non vuol dire niente.
Ciò che conta è il senso degli avvenimenti.” – Kafka Gianni scrittore, giornalista, imprenditore, editore, comunicatore ha avuto lo spirito riservato ed
inquieto di chi ricerca la pienezza della vita tra le sfumature del vivere senza che le incrostazioni, i sedimenti e le zavorre ne intaccassero mai la meraviglia.
Gianni poeta, disincantato narratore, ironico dissacratore dal tratto sagace e fulminante ha intriso la sua arguta penna di bellezza e crudeltà, di fantasia e di malinconia. Amava leggere il mondo Gianni, con la spietatezza e il romanticismo di chi porta lo sguardo oltre la trivialità del vivere sfuggendo al rischio di farsi possedere del tutto.
La sua voce calda e delicata dal timing perfetto riusciva a strappare a colpi di swing i sorrisi più timidi e nessuno resisteva alla seduzione potente della sua garbata simpatia che trascinava con sé il profumo antico dell’amicizia vera data e ricevuta, quella che non giudica né assolve, che non predica ma solleva.
Da osservatore devoto e severo dell’animo umano Gianni ha saputo giocare con le parole senza mai prendersi gioco di loro con delicatezza e sapienza accarezzandone la fragilità e sublimandone la forza. Profondo e colto, avulso da ogni forma di ostentazione ed ambizione personale o compromesso,
esercitava la generosità che gli era propria senza sconti, senza saldi finali, senza tornaconto.
E l’insolenza delle sue idee, portatrici sane di genio e individualismo e foriere di genuina partecipazione sociale e politica, mai si accompagnava al rancore, sentimento a lui completamente sconosciuto, al quale preferiva il riconoscimento sincero del valore degli altri senza alcun pregiudizio o limitazione, anche quando sul piano del confronto non trovava un raccordo.
Tremendamente testardo era però capace di grandi sottaciute emozioni e di una forte solidarietà umana che riversava nei rapporti veri, negli affetti e nella sua città che voleva “felice”.
Gianni sapeva combattere la banalità con la libertà e la leggerezza allontanandosi da ogni forma di moralismo e consegnando l’eleganza del suo pensiero alla semplicità delle intenzioni senza mai scivolare nella sciatteria.
Ha volato alto sopra la sua Orvieto con amore e rispetto confondendosi con l’anima del suo tufo, scrigno di bellezze impolverate in attesa d’essere risvegliate da quel “bacio” che tanto ha invocato in uno dei suoi articoli e di aneddoti dimenticati tra i vicoli o strillati al mercato in quel dialetto cui affidava un insondabile quanto palpabile senso di appartenenza, facendola rivivere sospesa nei racconti e nelle storie, nei libri e negli articoli, nei quotidiani calembours, negli aforismi, nelle battute riferite per la via del corso, all’ombra di piazza del popolo al richiamo di un’ultima lumachella o dietro al caffè portorico lungo e ben caldo del bar Montanucci.
Ha evitato sapientemente di consegnarla alla nostalgia di un passato che sapeva bene non sarebbe tornato avendo invece la cura di proiettarla con l’impegno della sua inesauribile immaginazione verso un futuro pieno di vigore ed entusiasmo, lo stesso che ha segnato la sua esistenza, i suoi progetti, le sue iniziative e il suo amore per me.
Gianni non aveva bisogno di maschere che consegnassero un volto fittizio ad un personaggio altro da sé, tanto da lasciare in molti l’illusione di aver avuto un’esclusiva nella sua vita. Ne era consapevole ed accettava di buon grado l’effetto collaterale di appartenere per questo un po’ a tutti.
Gianni non se ne è andato, è ancora qui, attraverso la bellezza che andava seminando in ciascuno, attraverso i suoi libri, le riviste, i giornali, il suo ultimo progetto per la città di Orvieto “Markesing”
– Per una città altra e strana – che mi impegnerò a divulgare come avrebbe fatto lui prossimamente, attraverso uno spettacolo musicale teatrale che ha ideato, attraverso il teatro cui ha dedicato la stesura di una commedia inedita e attraverso i libri che era in procinto di pubblicare e che farò io per lui. Ma soprattutto rivivrà attraverso di me che affido quel bacio al vento perché continui il miracolo salvifico del nostro infinito amore.
Laura Marchesini