Il Consigliere Comunale del Gruppo Misto, Stefano Olimpieri, propone un’interpellanza all’Assessorato competente, riguardante il Servizio Idrico Integrato.
Di seguito l’interpellanza in forma integrale:
premesso che:
– da molti anni la gestione del servizio idrico non è più in capo ai singoli Comuni, ma viene attuata attraverso un struttura societaria pubblico-privato dove i soci pubblici rappresentano la maggioranza del capitale sociale;
– a differenza di quando il servizio veniva gestito direttamente dai singoli Comuni, questo nuovo modello operativo ha determinato un incremento esponenziale del costo delle bollette dell’acqua per famiglie ed imprese: tale aggravio di costi incide pesantemente nelle tasche dei cittadini, soprattutto se rapportato alla situazione finanziaria in cui versa il Servizio Idrico Integrato;
– in buona sostanza, in questi anni, ad un incremento molto forte del costo del servizio a carico degli utenti finali, la S.I.I. ha continuato ad incrementare la esposizioni verso terzi, indebitandosi e creando per la stessa struttura societaria la necessità di ricorrere a nuovi flussi di denaro in entrata (principalmente ad aumento delle bollette): una situazione paradossale se si pensa che, ad esempio, il territorio dell’orvietano è ricco di risorse idriche che potrebbero contribuire ad abbassare il costo della bolletta;
– dalle ultime notizie ufficiose, sembrerebbe che gli organi apicali della S.I.I. intendano ricorre ad una norma statutaria per “obbligare” i Comuni soci a contribuire quota parte al risanamento del bilancio della società: si arriverebbe, pertanto, ad una situazione dove ai soci pubblici – che rappresentano i cittadini, anello finale della catena che ha subito in questi anni un esponenziale incremento delle bollette – verrebbero imposte nuove dazioni di denaro fresco per migliorare i conti finanziari della S.I.I.;
– di fronte a questa ipotesi, occorre avere contezza e conoscenza dettagliata di tutta la situazione finanziaria della S.I.I., non solo perché una richiesta di finanziamenti ai soci pubblici determinerebbe an appesantimento nei bilanci dei Comuni stessi, ma soprattutto perché i Comuni non sono dei bancomat, così come non lo sono i cittadini che sono obbligati a pagare bollette salatissime;
– ed allora, se i soci pubblici dovessero trovarsi a subire una imposizione da parte del Consiglio di Amministrazione della stessa S.I.I. occorre capire bene lo stato attuale della situazione finanziaria, per quali motivi si è arrivati ad una realtà finanziaria in fortissima precarietà (tanto da richiedere una eventuale “ricapitalizzazione”) e quali sono stati gli atti che in questi anni possono aver determinato un appesantimento delle perdite nel bilancio: pertanto, se dovesse arrivare ufficialmente una richiesta verso i Comuni soci al fine di ripianare le perdite della S.I.I., sarebbe doveroso fare una vera e propria istruttoria su come si sia arrivati a questa pesante e grave situazione finanziaria e, se del caso, agire verso gli Amministratori attraverso azioni di responsabilità che potrebbe essere avanzata dai Comuni in occasione della discussione del bilancio, attraverso una deliberazione da prendere nell’Assemblea dei soci;
per quanto esposto in premessa,
chiede
– all’Amministrazione Comunale se risponde a verità la ipotesi avente ad oggetto una eventuale richiesta di ripiano delle perdite della S.I.I., in quota parte a carico dei Comuni;
– se, di fronte a questa malaugurata ipotesi, il Comune intenda avviare una fase istruttoria al fine di conoscere le reali motivazioni che hanno portato la S.I.I. ad una situazione finanziaria di difficoltà e precarietà;
– se, in via eventuale e dopo un attento studio della documentazione, lo stesso Comune, magari di concerto con altri soci pubblici, intenda vagliare la possibilità di proporre all’Assemblea dei soci una azione di responsabilità verso gli Amministratori della S.I.I.