Provate ad ascoltare il silenzio. Riuscirete comunque a percepire suoni. Il respiro, il battito del cuore, piccolissimi movimenti. Ancora prima di nascere, prima di vedere, prima ancora che le nostre orecchie siano formate, noi ascoltiamo. Ascoltiamo attraverso le vibrazioni che si propagano da nostra madre. E già alla nascita ogni bambino ha l’immensa potenzialità di parlare qualsiasi linguaggio, avendo ascoltato durante la gestazione le voci del mondo.
Adesso pensiamo alla musica. La lingua italiana conta nel suo vocabolario circa 427.000 lemmi, mentre solo con la scala del “DO” possiamo formare 3 miliardi e 300 milioni di accordi. Questa misura da sola già dà la dimensione della grandezza di questo linguaggio, per altro universale, della sua grande potenza espressiva.
Lo ha ben spiegato il dott. Corrado Giuliano, musicoterapista, che, nel corso di un emozionante seminario tenuto all’Unitre di Orvieto, ha percorso la storia e le numerose applicazioni di una disciplina scientifica che sta crescendo in tanti campi. La musicoterapia è una modalità terapeutica che aiuta un utente, definirlo paziente appare riduttivo perché la persona ha un ruolo attivo e ricettivo, a raggiungere uno stato di salute stimolato dalla musica (riprendendo la definizione di Kenneth Bruscia, professore emerito di Terapia della musica dell’Università di Philadelphia).
Va sfatata la credenza secondo cui la musicoterapia sia una pratica di rilassamento quasi trascendente; purtroppo c’è ancora molta ignoranza in proposito, come ha sottolineato il dott. Giuliano. I professionisti di questa disciplina utilizzano protocolli riconosciuti dall’Organizzazione Mondiali della Sanità e la sua efficacia curativa è sorprendente.
Lo dimostrano le numerose applicazioni su disturbi psichici, neurologici e addirittura fisici e i successi raggiunti. Sebbene in America stia infatti ottenendo risultati eccezionali anche in casi di difficoltà motorie e sensoriali, in Italia – il nostro Paese è ancora indietro nella sua applicazione – l’ambito dove trova maggiore attuazione è l’autismo. La musicoterapia aiuta questi bambini a vincere l’isolamento e a costruire una relazione con il mondo esterno.
È fondamentale l’ambiente in cui il musicoterapista opera. Il setting più idoneo per stimolare una risposta è costituito da una stanza, preferibilmente in legno, in cui sono posizionati in cerchio degli strumenti musicali e intorno ai quali la persona è libera di muoversi. Si stanno sperimentando anche altri setting, come quello acquatico, presente proprio ad Orvieto alla cooperativa Il Girasole dove Corrado Giuliano opera, e quello naturale all’aria aperta.
D’altra parte, ha ricordato il dott. Giuliano, moltissima della nostra comunicazione avviene in forma paraverbale, attraverso segni corporo-sonori-musicali. Il suono riempie noi e la storia umana, l’identità sonora universale, come ricordavamo all’inizio, si rafforza con la cultura e l’esperienza. La sensibilizzazione su questo tipo di cura e l’investimento nella ricerca è fondamentale.
La conclusione dell’incontro perciò non è una fine, ma un inizio. È quello rappresentato dalle nuove frontiere che si aprono con la musicaterapia e più in generale con l’utilizzo del suono e dell’ultrasuono anche per la cura di malattie molto gravi, su cui sono in corso delle sperimentazioni molto promettenti.
E la frase di Nikola Tesla con cui Corrado Giuliano ha finito l’incontro è molto evocativa in tal senso: ‘Se volete scoprire i segreti dell’universo, pensate in termini di energia, frequenza e vibrazione’, in altre parole, di Musica.
Un ritratto di Corrado Giuliano è stato raccontato dalla madre, la dottoressa Gelsomina Leone che, oltre che apprezzatissimo medico, è anche consigliera Unitre. Corrado, ha detto, è cresciuto immerso nella musica. Fin da bambino in ogni ambiente e in ogni attività era accompagnato dai suoni. Questa passione cresciuta dall’infanzia è poi diventata un lavoro, ma per sbocciare ha avuto bisogno di grande studio, dedizione e approfondimento, un percorso che lo ha reso il professionista che è oggi.
L’applauso finale che lo ha accompagnato, diciamo noi, ha sicuramente il suono di un promettente futuro. (Valeria Cioccolo)