Lettura scelta e fotografata da Federica Martellini per la rubrica #librinellorto
C’era una volta la Volpe delle favole di Esopo: maschera dell’astuzia, dello stratagemma, dell’inganno.
E se ne risente un po’ Volpe 8, il giovane protagonista della favola contemporanea di Saunders, di questa – a suo modo di intendere – immeritata fama. Questione di punti vista. Ed è un gioco di punti di vista e ribaltamenti di prospettive quello che attraversa le pagine di questo piccolo libro, che è a suo modo un breve romanzo di formazione.
Un giovane spavaldo, inquieto e curioso si spinge oltre i confini del suo ambiente d’origine. Apprende nuove lingue e, per salvarsi dalla carestia, contro il parere dei saggi e della comunità, va in cerca di fortuna oltre una frontiera ignota e pericolosa. Ammaliato da un mondo misterioso, che lo stupisce e che gli incute rispetto, ma che spesso fraintende, conoscerà la delusione e la violenza, la paura e l’avventura solitaria, il tempo migliore e il tempo peggiore. E infine l’incontro con un nuovo gruppo di amici e una nuova famiglia.
Anni fa Gorgio Celli mi parlò a lungo, in una bella intervista telefonica che non ho dimenticato, di cosa distingue i complessi sistemi di comunicazione delle diverse specie animali dalla nostra comunicazione umana. Sintetizzando un po’ barbaramente: dove gli uni sono fatti di segnali che esprimono emozioni: la paura, la fame, la gioia, l’eccitazione, l’altra invece è fatta di segni che esprimono cognizioni, descrivendo il mondo attraverso il linguaggio verbale. Qui Volpe 8 prende a prestito – in modo teneramente maldestro – l’uso della parola umana per portarci con ironia e sagacia al cuore delle emozioni che governano la vita, nel nostro tempo, non tanto diversamente, forse, che in ogni tempo.
Ci regala così la sua versione sbilenca e struggente di una storia millenaria: quella del confronto ineluttabile fra noi umani e tutti gli altri esseri qui, sul pianeta Terra. Di una convivenza complessa. Di confini e barriere continuamente fraintesi. Di sacrilegi. Ma anche una favola d’amore e di speranza nella possibilità di conoscersi, quell’inestinguibile speranza dei cuori impavidi che osano attendere risposte. Riposte da chi? Dagli animi gentili. Dunque: «Se volete le Storie a lieto fine, provate a essere più gentili».
#librinellorto è una rubrica che, come dice il nome, immerge in uno spazio congeniale alla lettura. Perché l’orto non è solo uno spazio fisico, ma anche e soprattutto un luogo dell’anima e dello spirito, che richiama, proprio come la lettura, una comunione con se stessi, una vita più autentica, rallentata dai ritmi della quotidianità. La firmano le autrici di “Di Punto in Bianco”, il progetto editoriale fatto di storie da scoprire che parla di affetti, di libri, di creatività. Entrarci è un scoprire quel giardino segreto che abbiamo a lungo cercato.
Nella foto l’autrice di questa puntata di #librinellorto, Federica Martellini.