“A seguito dell’audizione dei dirigenti sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale abbiamo avuto conferma delle varie criticità che l’Umbria sconta nella programmazione del piano”. È quanto dichiara il capogruppo regionale del Movimento 5 Stelle Thomas De Luca, commentando la seduta in Regione della Prima Commissione consiliare. “Quasi un miliardo di euro, a questo ammontano i fondi destinati all’agricoltura. In Umbria – spiega De Luca – le aziende agricole hanno un reddito netto di 18,7 milioni di euro, di questi soldi il 62 per cento (11,6 milioni) viene incassato tramite aiuti pubblici (fonte: incidenza dei pagamenti Pac 2016 sui redditi, elaborazione Regione Umbria su dati Rica).
La media nazionale degli aiuti pubblici alle aziende agricole è del 28,3 per cento. Meno della metà rispetto al dato umbro. È ovvio che questo ci indica che qualcosa non funziona. Dopo vari settennati di Psr e miliardi di euro spesi, non si è ancora provveduto a sviluppare filiere in grado di rendere autonome le aziende agricole. Sono tanti gli esempi di eccellenze produttive della nostra regione, che dietro non hanno un comparto produttivo organizzato nell’ottica della filiera. Mi viene in mente Norcia ed i suoi salumi, così come Terni ed il suo pane. Come è possibile che non si sia saputo mettere in campo misure strategiche e mirate? È una tematica collegata strettamente al marketing territoriale ed al turismo. È importante che la prossima programmazione del Psr punti decisamente su questi aspetti”.
“C’è un’altra questione – prosegue De Luca – che ritengo importante.
Nonostante nel precedente Psr si era investito per favorire la transizione delle imprese tabacchicole umbre verso nuove produzioni, con l’attuale piano di sviluppo rurale si sta agevolando con punteggi premianti chi torna ad investire in tabacco. Un esempio su tutti: chi investe in biologico prende 3 punti, chi investe in tabacco ne prende 10 e ha più possibilità di essere finanziato. Va ricordato che i punteggi da cui nascono le graduatorie delle varie misure vengono stabiliti su parametri decisi dagli uffici della Regione. Francamente ho delle perplessità su come viene gestita questa fase, perché ritengo doveroso che qualsiasi giovane, di qualunque parte dell’Umbria, anche non avendo dietro grandi capitali, debba avere pari opportunità nell’accedere ai fondi strutturali. Quello che deve contare – conclude – sono le idee e la capacità di metterle in campo verificando che queste trovino compimento”.