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Home Politica

Pre-dissesto di Orvieto, Gnagnarini: “La verità è solo quella che corrisponde alla realtà”

Redazione by Redazione
3 Febbraio 2020
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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E’ necessario che a Orvieto chi ha oggi la responsabilità di governare lo faccia dimenticandosi del linguaggio della propaganda politica e rinunciando ad esibirsi in dichiarazioni intempestive, false e mistificatorie. Intollerabile che l’Assessore Pizzo racconti di presunti avanzi d’amministrazione per 2,5 mln di euro realizzati ad arte nel quinquennio 2014/2019 allo scopo di utilizzarli per uscire con anticipo dal pre-dissesto quando, invece, sa benissimo o almeno dovrebbe saperlo che detti cespiti rappresentano solo la traslazione all’esercizio successivo di spese già impegnate e il cui accertamento e pagamento si realizza in data successiva al 31 dicembre e pertanto privi di qualunque correlazione con le misure di abbattimento del deficit.
Se l’Assessore fosse in buona fede, al netto di ogni sua apparente manifesta lacuna, almeno il dubbio che stia affermando una sciocchezza gli dovrebbe venire osservando semplicemente gli stessi avanzi di amministrazione prodotti nel corso degli esercizi passati quando era egli stesso a ricoprire il medesimo incarico prima come consigliere con delega al bilancio e poi come assessore al bilancio ovvero quando venivano realizzati avanzi d’amministrazione per importi addirittura superiori a quelli che si sono prodotti nel quinquennio 2015/2019:

– 2011 euro 1.254.543
– 2012 euro 1.727.580
– 2013 euro 1.494.088
– 2914 euro 1.037.217

Intollerabile che il Sindaco Tardani confonda o mistifichi la recentissima sentenza della Corte costituzionale che ha cancellato una norma varata dal Parlamento Italiano legittimamente e pienamente in vigore fino a ieri come  “il fallimento della Giunta Germani”.
Come è puerile da parte sua il “noi l’avevamo detto” trascurando il fatto che compito di chi amministra è quello di applicare le leggi senza ometterle e non certo quello di interpretarle. Sconcertante ascoltarla mentre accusa vanamente la passata amministrazione di aver operato addirittura “distrazioni di fondi di bilancio” per uscire anticipatamente dallo stato di pre-dissesto tanto che,  se non si fosse consci della scarsa consistenza di cultura giuridica mostrata dalla nostra prima cittadina,  si potrebbe persino scambiarla come un’affermazione calunniosa nei confronti dei sui predecessori.
C’è un limite comportamentale e di coscienza del contesto quando amministri una comunità locale che se ti accorgi di superare il primo e di non percepire il secondo dovresti avere l’onestà di dimetterti e qualcuno di consigliartelo. Invece nel merito della notizia relativa alla sentenza della Corte costituzionale n. 4 del 2020 occorre in primo luogo smentire che il Comune di Orvieto, per effetto della stessa, si ritrovi o possa ritrovarsi nel vecchio regime dello stato di pre-dissesto finanziario. Tale procedura iniziata nel 2013 si è conclusa con sei anni di anticipo rispetto alla durata decennale dell’originario Piano di Rientro senza alcuna possibilità di poter esser riaperta dopo la certificazione della Corte dei Conti di Perugia che con propria inoppugnabile Deliberazione n. 65 del 18/4/2018 aveva così stabilito a proposito del Comune di Orvieto:
P.Q.M. La Sezione accerta
Il ripiano del disavanzo di amministrazione e la conclusione del piano di riequilibrio pluriennale;
Il ripiano, secondo programma, del disavanzo da riaccertamento straordinario con risultati migliori di quelli attesi.

Aver invece fatto credere il contrario, attraverso l’indegna conferenza stampa di ieri tenuta dal Sindaco Roberta Tardani e dall’ Assessore al bilancio Piergiorgio Pizzo,  è un incredibile scivolone istituzionale caratterizzato da una perlomeno intempestiva oltre che mistificante interpretazione degli effetti della sentenza della Corte costituzionale che inevitabilmente  finisce per ricreare un clima di scetticismo e di sfiducia tra i cittadini e gli operatori economici della città.
Pertanto in attesa che il legislatore intervenga urgentemente per sanare gli effetti del pronunciamento della Corte costituzionale su analoghe delibere legittimamente assunte da centinaia di Comuni italiani si possono qui ipotizzare tre scenari relativamente al Comune di Orvieto tenuto conto che qui l’esatto importo della quota della massa deficitaria compensata attraverso la norma cassata è stato nel 2015 pari a euro 3.926.937,37:

caso a) Il legislatore  non interviene così che il suddetto importo dovrà esser sottratto dal risultato di amministrazione del 2019 prevedendone il ripiano con quote per nuovi accantonamenti annuali non oltre la fine del mandato 2019-2023 con un peso medio di 800.000 euro su ciascun esercizio annuale;

caso b) il legislatore interviene consentendo una dilazione di accantonamento di più lungo termine,  fino a 30 anni come nel caso degli extradeficit rinvenimenti dall’accertamento straordinario dei residui attivi non più esigibili,  con un peso , in questo caso, di 133.000 euro per ogni anno esercizio;

caso c) il legislatore interviene con una sanatoria tombale circa gli effetti finanziari prodotti dalla norma dichiarata incostituzionale per gli anni dal 2015 , data della sua entrata in vigore, fino  a tutto il 2019 in cui è stata in vigore con un peso, in questo caso di zero oneri futuri per il Comune.

Si potrà notare che quand’anche si realizzi l’ipotesi più penalizzante e improbabile,  risulterebbe la stessa meno gravosa di quella che era prevista nell’originario Piano Pluriennale di Risanamento del 2014 votato dall’Amministrazione Concina che prevedeva per gli anni 2019-2023 una quota di accantonamenti annui pari ad euro 1.047.000 euro. Ma il vantaggio dell’uscita, con sei anni di anticipo dallo stato di pre-dissesto,  rispetto alla scadenza originaria prevista, oltre che dalle discusse quote di accantonamento,  resta quello soprattutto della eliminazione dei pesantissimi vincoli amministrativi e di bilancio che esso comportava tra cui : obbligo di mantenere ai massimi livelli consentiti dalla legge le aliquote di IMU e ADD/IRPEF, blocco del turn over dell’organico comunale con conseguente paralisi degli uffici comunali e dell’erogazione dei servizi ai cittadini ivi comprese le assunzioni di nuovo personale e di cui codesta nuova Amministrazione ha già potuto beneficiare. [suggeriti]

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