In una conferenza stampa affrettata, superficiale, a tratti diffamatoria, la Sindaca Tardani ed il suo Assessore al Bilancio hanno reso ai cittadini Orvietani dichiarazioni false, tendenziose, fuorvianti e mistificatrici della realtà dei fatti, dimostrando ancora una volta una totale incapacità di affrontare le questioni che si pongono alla loro attenzione con l’oculatezza, lo studio e l’approfondimento che necessiterebbero.
La pronuncia della Corte Costituzionale, che in data 28.01.2020 ha dichiarato l’incostituzionalità del comma 6 art 2 del DL 78/2015, sulla base del quale il Comune di Orvieto era potuto uscire dalla procedura di “predissesto”, infatti, non potrà mai compromettere l’iter seguito dalla precedente amministrazione che ha agito sulla base di una normativa legittima, pienamente e legalmente in vigore.
Tale procedura è stata peraltro avallata dalla pronuncia della Corte dei Conti di Perugia n 65 del 18.04.2018, definitiva e non più impugnabile, che ha sancito “il ripiano del disavanzo di amministrazione e la conclusione del piano di riequilibrio pluriennale”, accertando peraltro “il raggiungimento di risultati migliori di quelli attesi”. Affermare il contrario è una strumentale falsità di chi, in un clima di propaganda elettorale perenne, è capace soltanto di gettare fango e screditare il lavoro degli altri senza essere in grado di trovare soluzioni e risposte alle criticità che necessariamente il Comune si trova a dover gestire. Continuando a confondere la natura tecnica degli avanzi di amministrazione con non meglio specificati tesoretti che nessuna relazione hanno con i primi, l’assessore al bilancio dimostra peraltro gravi lacune e di non essere all’altezza del compito affidatogli.
La Sentenza della Corte Costituzionale rappresenta sicuramente una criticità derivante dalla non più applicabilità, per il futuro, della norma dichiarata incostituzionale, criticità che l’attuale amministrazione, unitamente a quelle delle altre centinaia di Comuni in Italia che si trovano nella stessa condizione, dovrà affrontare con la responsabilità di chi deve governare e non con l’invettiva di chi non sa che pesci pigliare.
Qualsiasi siano gli scenari che dovessero aprirsi -tra i quali i più probabili potrebbero consistere o in dilazioni a lungo termine, anche fino a 30 anni, dell’importo della quota di deficit compensata dai comuni attraverso la norma oggi cassata, o in una sanatoria degli effetti prodotti dalla norma dichiarata incostituzionale per gli anni in cui è stata in vigore- anche nell’ipotesi peggiore prevedibile, questa sarebbe comunque meno gravosa di quella già prevista dall’originario piano pluriennale di risanamento del 2014 che prevedeva fino al 2023 un accantonamento di 1.047.000 euro annui.
Nella foga di creare allarmismo e screditare, la Sindaca e l’Assessore hanno dimenticato che l’uscita anticipata di 6 anni dal “predissesto” ha consentito di eliminare i pesantissimi vincoli da cui il piano originario era imbrigliato, tra i quali, oltre alle aliquote di tasse ed imposte al massimo dei livelli consentiti, anche e soprattutto il blocco del turn-over dell’organico comunale che avrebbe finito per paralizzare l’attività del Comune stante i numerosi pensionamenti del personale, con drastici tagli ai servizi per i cittadini. Auspichiamo per il futuro una maggiore considerazione ed attenzione da parte dell’amministrazione alle problematiche da risolvere ed un definitivo abbandono della propaganda becera e superficiale che non serve al benessere della città e dei cittadini.
Cristina Croce
Giuseppe Germani
Martina Mescolini
Federico Giovannini