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Home Politica

Barbabella: “Il destino di CRO non può passarci sopra la testa”

Redazione by Redazione
21 Gennaio 2020
in Politica, Secondarie, Archivio notizie
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“Il destino di CRO ci riguarda e non può passarci sopra la testa. È ora di discuterne pubblicamente e di assumere iniziative concrete ed efficaci a servizio del territorio”. E’ l’incipit della mozione a firma del consigliere Franco Raimondo Barbabella che sarà discussa nel prossimo Consiglio Comunale.
Di seguito l’atto in forma integrale:

Premesse

Lo scorso 17 dicembre ho inviato al Presidente del Consiglio comunale e al Sindaco una lettera aperta con la quale chiedevo “di promuovere una discussione pubblica sulla vicenda del commissariamento a seguito di gravi perdite della BPB che ha avuto pesanti ripercussioni anche sulla nostra comunità e di fatto mette in gioco il destino della stessa CRO”. Ad essa ad oggi non c’è stata risposta, non potendosi considerare tale il cenno molto indiretto del Sindaco quando ha assicurato di tenere la vicenda in attenta osservazione.
Ritengo perciò opportuno promuovere ora una esplicita determinazione del Consiglio sull’argomento, anche in ragione di un dibattito che continua e che si allarga ma che a mio avviso stenta a prendere una strada produttiva per il nostro territorio. Riassumo brevemente i termini del problema.

1.   La storia recente ci dice che quando la comunità si disinteressa di ciò che la riguarda le cose prendono una piega sfavorevole per la comunità stessa. Di fatto la vicenda degli 86 milioni di titoli non più esigibili e il processo che sta portando alla vendita di CRO si sono finora svolti senza che la principale istituzione cittadina, quella che deve rappresentare l’interesse complessivo della comunità, se ne sia occupata oltre il livello di sporadiche ed inincidenti dichiarazioni. D’altronde al di là di qualche lamento non si è nemmeno sentita la voce delle articolazioni della società. Le conseguenze sono evidenti: tutto sta avvenendo sulla testa della città senza che si sappia qualcosa di ciò che invece alla città interessa e molto. Non c’è bisogno dunque di insistere sull’assenza di dibattito pubblico istituzionale capace di coinvolgere città e territorio e sulle conseguenze che ne sono già derivate, un errore collettivo, e di ripetere ancora quanto nella lettera è stato invece precisamente richiamato.

2.   In considerazione di tutto ciò bisogna pertanto recuperare il terreno perduto in ragione di un interesse della comunità che non solo non viene meno ma che, alla luce di ciò che si può intendere, addirittura aumenta. Il punto centrale con ogni evidenza è a questo punto la vendita di CRO, il suo significato oggettivo e il suo ruolo nel territorio. E questo riguarda necessariamente e potentemente la comunità orvietana allargata, cioè la nostra città e tutto il territorio in cui la banca storicamente opera.

2.1. Ci riguarda per il destino del personale dipendente. Ci sarà una riorganizzazione? Ci sarà chiusura di sportelli? Quali servizi saranno sviluppati e quali no?

2.2. Ci riguarda per la vicenda dei titoli deteriorati, che non si può liquidare come insieme di questioni personali che non riguardano la collettività, sia per le dimensioni quantitative e le conseguenze, sia per le modalità.

2.3. Ci riguarda anche per un aspetto immateriale ma che ha poi conseguenze materiali serie, ossia il ruolo e l’attrattività del territorio.

2.4. Ci riguarda soprattutto per il significato reale che dovrà assumere il suo essere banca locale, o meglio, banca di territorio. Banca di territorio non può significare altro che essere parte integrante della comunità, e soprattutto soggetto protagonista dello sviluppo del territorio stesso, per la qualità e non solo per la quantità dei servizi che assicura e per i progetti che contribuisce a realizzare. Dunque la vendita non dovrà essere una pura operazione finanziaria della BPB commissariata, ma un’operazione che rientra in una logica progettuale di sviluppo dell’intera area di interesse operativo della stessa banca. Ed è compito della comunità affermarlo per via pubblica, l’unica che conta, non certo su un terreno improprio, ma al contrario sul terreno dovuto in quanto connesso con la funzione delle istituzioni che legittimamente la rappresentano.

3.   Insomma, come comunità abbiamo il diritto/dovere di invocare la conoscenza del piano industriale che supporta l’operazione. Abbiamo il diritto/dovere di dire la nostra su come la banca, che si dice e che diciamo di territorio, intende partecipare al rilancio dell’economia e al miglioramento delle condizioni sociali e culturali della zona.

4.   Di più, possiamo, e dunque dobbiamo, indicare il modo in cui questo risultato si può raggiungere, peraltro senza avventurarci sul terreno impervio delle vicende proprietarie. Si può fare se le istituzioni coocrdinate tra loro si rapportano al problema come soggetto capace di proposta per le ragioni che di seguito sinteticamente espongo.

4.1. Si può fare riferimento anzitutto alla competenza legislativa regionale in materia di Casse di Risparmio a prevalente carattere regionale  di cui all’art. 117 della Costituzione e al disposto dell’art. 55 dello Statuto della Regione dell’Umbria, che prevede Commissioni speciali per lo svolgimento di indagini e di studi su temi specifici;

4.2. Si può poi fare riferimento all’art. 35 dello stesso Statuto, che prevede l’esercizio della potestà legislativa anche in capo ai comuni singoli o associati;

4.3. Si può, in base ai citati riferimenti normativi, da una parte chiedere che l’Assemblea legislativa della Regione Umbria istituisca una Commissione d’indagine/di studio finalizzata al monitoraggio dell’intera vicenda, e dall’altra depositare una proposta di legge regionale per l’individuazione di specificità creditizie e finanziarie, veicolate dalla Cassa, a favore di imprese con stabile organizzazione in Umbria e delle famiglie che vi risiedono, con particolare riguardo alle start up, alle imprese a prevalente composizione femminile, alle giovani coppie, in relazione all’acquisto della prima casa in Umbria e comunque alle possibilità che la legge e l’opportunità renderanno possibili.

In considerazione di tutte queste premesse si propone al Consiglio di deliberare quanto segue:

1.   Di promuovere con urgenza da parte di Presidente del Consiglio e Sindaco, con il coinvolgimento dei gruppi consiliari, a dimostrazione che la questione riguarda l’intera comunità, una iniziativa pubblica intorno alla vicenda CRO, invitando al confronto tutti i soggetti interessati.

2.   Di istituire un gruppo di studio, anche con la partecipazione di esperti, che nel giro massimo di due mesi fornisca all’amministrazione il necessario supporto per le indicazioni operative di raccordo tra programmazione dello sviluppo locale e gestione coordinata del credito, avvalendosi di tutti gli strumenti di legge e finanziari disponibili.

3.   Di procedere, in connessione con lo sviluppo di quanto indicato nei due punti precedenti, alla definizione delle iniziative di cui al punto 4 delle premesse, che esemplifichino l’esercizio concretamente possibile della natura di banca del territorio da parte di una Cassa di Risparmio che sia in tal senso orientata.

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