di Sara Simonetti
“Mi ritiro dalla vita pubblica perché non ho più energie per muovermi. Da quanto sono nata, soffro di una sindrome neurologica, quella di Asperger, che dà tanti vantaggi, come una memoria spaventosa, ma anche tanti svantaggi, soprattutto dopo i 50 anni”. Ne ha dato annuncio la scrittrice triestina Susanna Tamaro, nel giorno del suo 62° compleanno, nei locali del Vetrya Corporate Campus durante l’evento organizzato dalla Fondazione Luca & Katia Tomassini.
“Non è un ritiro per il disgusto del mondo” ha tenuto a precisare al termine di una lunga intervista condotta dal libraio orvietano Riccardo Campino. Anzi, piuttosto l’inizio di una vita alla riscoperta della gioia della scrittura, quella che, come lei stessa ha spiegato, le è stata tolta dopo tanti anni di luci e ombre.
“Scelgo di rimanere a casa per poter ancora scrivere”, ha detto.
Che soffrisse di questa malattia, la scrittrice lo aveva rivelato poco più di un anno fa, nel libro “Il tuo sguardo illumina il mondo”. “Questa sindrome che con il passare degli anni è enormemente peggiorata – spiega – porta a una grande alterazione delle percezioni, si sentono i suoi in maniera spaventosa, tutto ciò che si muove crea confusione. Per me muovermi, andare in treno, mangiare al ristorante sono cose molto difficili da fare. Finora le ho fatte, pagando il prezzo sulla mia salute. Ora non ho più la forza per farlo”.
Ma quella di ieri è stata soprattutto una grande festa iniziata con la donazione alla Fondazione Luca & Katia Tomassini del suo computer, un vecchio Mac con il quale scrisse il libro che l’ha fatta diventare la scrittire che è oggi: “Va dove ti porta il cuore”. Dedici milioni di copie vendute nel mondo, traduzioni in più di 50 lingue, un film girato da Cristina Comencini, “IL” best seller che ha compiuto i suoi primi 25 anni di storia.
“Quando scrissi il libro, il primo, ci fu chi mi chiese, stupito, se lo avessi davvero scritto con il computer, sembrava una magia. Sì, l’ho scritto con il computer ed eccolo”, ha detto, scoprendo la teca dove il Mac sarà custodito d’ora in poi. Una lunga intervista a cuore aperto, in cui Susanna ha fatto luce su molti angoli bui del suo passato, puntellato anche di momenti complessi. Un successo inaspettato il suo, difficile, per certi versi, anche da gestire tanto che, lei stessa, quando ha visto che il suo libro era primo in classifica, ha pensato si trattasse di un errore. No, non è stato uno sbaglio: ai primi posti ci è rimasto per tre anni.
“Avere successo mondiale non è facile. Ho avuto un rapporto con l’ufficialità pessimo – continua a raccontare – ma, invece, un grandissimo rapporto col pubblico, ho tante persone che mi amano e mi scrivono tutti i giorni. Significa che ho seminato molto, ho lasciato qualcosa nelle persone. L’artista è grato al suo pubblico e viceversa. Spesso ce ne dimentichiamo di questa graditudine”.
Insieme al successo sono arrivati subito anche tanti soldi. “Ero angosciata – racconta – perché io non sapevo e non so cosa farmene dei soldi, non ho molte esigenze e mi preoccupavo di questo”.
Così, nel 2000, ha costituito la Fondazione Tamaro. “Questo è stato un altro dei miei più grandi sogni che ho potuto realizzare. Non per narcisismo ne’ per megalomania, ma per il desiderio di condividere anche con i miei lettori i progetti che seguo già da anni nel mondo”, afferma la scrittrice triestina, rivelando che la Fondazione ”si alimenta esclusivamente con i diritti dei miei libri e con eventuali donazioni di terzi’‘. Fine della Fondazione Tamaro è, infatti, ”la creazione di progetti di sostegno e sviluppo per le categorie più deboli, soprattutto donne e bambini e persone in stato di disagio in Italia e nel mondo”.
Durante l’intervista la scrittrice ha raccontato di come ha cominciato, del perché abbia scelto l’Umbria come sua Regione adottiva. Quasi un disegno divino, una vecchia cartolina capitata nelle sue piccole mani all’età di sette anni. “E’ lì che vorrò vivere da grande”. Ed è qui che ora, a Porano, vive da 30 anni. Ed è sempre qui che ha fatto nascere 29 dei suoi 30 libri. “Sono molto legata alle mie origini, ma in Umbria c’è un tempo ottocentesco, non c’è fretta, c’è arte, cultura e un livello di relazioni umane bello, caldo. È importante essere venuta qua perché mi ha permesso di scrivere libri importanti”.
Popolarità … Soldi … Ma anche momenti bui, squarci profondi nella sua vita fatta di piccole cose, gesti quotidiani a cui Susanna è profondamente legata. “Per 15 anni ho avuto attacchi da tutte le parti, ho avuto anche minacce di morte. Ero circondata da un clima da caccia alle streghe dove io ero la strega. Questo odio è stato molto grave per me, vivere circondati da questo sentimento non è stato bello. Mi avevano tolto la gioia di scrivere, quella felicità che avevo prima di scrivere non l’ho mai più avuta”.
A intervallare l’intervista, le note di Schubert magistralmente eseguite al piano da Elisa Casasoli, maestra di musica di Susanna. “Credo molto nella bellezza della musica. Provengo da una famiglia di musicisti e credo di essere stata una musicista precoce, ma la mia carriera si è interrotta praticamente subito”. Allora il raccondo di Susanna si condisce con i profumi dell’infanzia.
“Quando andavo dalla bisnonna – ricorda – andavo sempre al suo pianoforte, sollevavo il panno e cominciavo a suonare e avevo come l’impressione che tutto il mondo che avevo dentro trovasse il modo per uscire. Poi un giorno credo abbiano scoperto che toccavo il pianoforte, così lo trovai chiuso a chiave. Ma tutti i miei libri li ho scritti al pianoforte, suonando trovo la musica reale del libro. Per me ci sono due tipi di letteratura – aggiunge – una più celebrale e una più complessa che è quella della musica, io trasformo la musica in parole. Credo che se non ci mettiamo in ascolto dell’energia della musica è impossibile scrivere libri. Per me scrivere è comporre musica, ecco perché prima di mettermi a scrivere un libro devo suonare ore ed ore. Ho sempre la musica dentro”.
I libri di Susanna nascono anche dalla sua profonda conoscenza della natura. “La natura è il grande pozzo di metafore, se non la segui, non la respiri, non la nutri, non puoi scrivere. Non potrei vivere lontano dalla natura, è la mia passione”.
La scrittrice ha parlato anche di un altro argomento che le sta a cuore: l’educazione nell’età moderna che ha trasformato nel suo ultimo libro: “Alzare lo sguardo” (Solferino). “Sono inorridita di come va la scuola oggi. Oggi c’è solo la tecnica che porta a una società di barbari. Non si insegna cosa sia la compassione, l’amore, la fedeltà. Non si insegnano più i sentimenti”. Nel libro, sottoforma di una lunga lettera a una professoressa, la scrittrice riflette sul senso – e sulla perdita di senso – dell’insegnamento: “Nel secolo scorso abbiamo smesso di pensare che educare le nuove generazioni fosse una cosa importante” dice Tamaro. Insegnante di arti marziali, ha poi parlato dell’importanza della disciplina in ogni ambito: “qualsiasi tipo di arte sinconltiva con disciplina ferrea”. Ora la vita di Susanna Tamaro sarà trasformata in un documentario di Catia Bernardi.